Prodotti pericolosi e pratiche ingannevoli: perché Temu è al centro di una nuova indagine Ue

Temu è finita nuovamente sotto la lente di ingrandimento dell’Unione europea, che ha avviato un’indagine per verificare una possibile violazione del Digital Services Act (DSA): il colosso dell’e-commerce agirebbe con pratiche scorrette

Una sanzione pari al 6% del suo fatturato annuo: questo rischierebbe Temu se l’Unione europea accertasse quanto sospettato nell’indagine appena avviata volta a verificare le violazioni del Digital service act (DSA), il Regolamento sui servizi digitali, ma anche pratiche scorrette del gigante dell’e-commerce, come false recensioni, informazioni ingannevoli e difficoltà a contattare il servizio di assistenza.

Si tratta di accertamenti avviati grazie alle segnalazioni di Altroconsumo e del Beuc, l’organizzazione che unisce le altre associazioni di consumatori in Ue.

Leggi anche: Temu segnalato all’Agcom: non rispetta le normative Ue in termini di trasparenza e sicurezza, i prodotti più a rischio

Già a giugno scorso la Commissione europea aveva chiesto a Temu, ma anche a Shein, di fornire informazioni sulla loro due-diligence verso il Digital Services Act. Gli utenti dell’Unione europea che navigano su questi portali, cioè, non dovrebbero essere sottoposti a pratiche come il “dark pattern” (dati personali e numero di carta vengono richiesti senza garanzie di privacy e sicurezza richieste dalle norme Ue) oppure deve essere possibile per l’utente segnalare in tempo reale i casi in cui su una delle piattaforme siano in vendita prodotti illegali.

Che Temu sia una piattaforma piuttosto controversa è cosa ormai nota. Già in un’inchiesta del 2023 – spiega Altroconsumo in una nota – abbiamo avuto modo di documentare la scarsa sicurezza di diversi prodotti venduti (tra cui giocattoli e cosmetici) e i tanti rischi per adulti e bambini. Non è andata in maniera molto diversa quest’anno, quando una nuova indagine su 25 prodotti in vendita su Temu ha evidenziato carenze importanti, tanto che ancora troppi prodotti risultano non essere conformi alle normative nazionali e Ue.

Oltre alle questioni legate alla sicurezza dei prodotti, le Associazioni hanno anche analizzato l’assistenza clienti, il sistema di spedizioni e di resi sia di Temu che di AliExpress e Wish.

Temu, quello che non sa il consumatore

Gli aspetti più oscuri riguardano i famosi “termini e le condizioni del servizio”. Come sottolinea Altroconsumo, le informazioni fornite ai consumatori, i cosiddetti “destinatari del servizio”, non sono chiare né comprensibili, come invece richiederebbero le nuove linee guida del DSA.

L’interfaccia di Temu, inoltre, non è organizzata e gestita in maniera conforme perché compromette – attraverso tecniche ingannevoli e manipolatorie (i cosiddetti dark pattern) – la capacità degli utenti di prendere decisioni d’acquisto libere e informate. Infine, tra le lacune di Temu c’è anche la mancata tracciabilità degli operatori commerciali che operano sulla piattaforma.

La seconda indagine Ue

Lo scorso maggio Temu è stata riconosciuta come Very Large Online Platform (VLOP), ossia una piattaforma talmente vasta da essere obbligata a rispettare obblighi e regole precisi in materia di tutela dei consumatori secondo quanto previsto dal Digital service act. Nello stesso momento, è stata inviata una segnalazione all’Agcom chiedendo di avviare un procedimento nei confronti di Temu perché fossero adottate misure per evitare danni ai consumatori e imporre sanzioni.

L’Unione europea ha in questo modo avviato questa seconda indagine: lo scopo sarà quello di verificare e accertare le pratiche commerciali scorrette del colosso della fast fashion, tra cui le finte recensioni, informazioni ingannevoli sui prodotti (come la scadenza delle offerte), i falsi sconti e l’impossibilità di contattare il servizio assistenza clienti.

Sarà una svolta?

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