Un nuovo studio ha ipotizzato che c'è una probabilità del 50% che stiamo vivendo all'interno di una simulazione
Matrix è solo finzione?Potrebbe non essere così, almeno secondo un team di scienziati americani. Un nuovo studio ha ipotizzato che c’è una probabilità del 50% che stiamo vivendo all’interno di una simulazione. Ciò potrebbe spiegare perché il 2020 è stato un anno complicato: “Qualcuno” ha alzato il livello di difficoltà del gioco a cui stiamo, nostro malgrado, partecipando.
Non siamo impazziti e non sta a noi giudicare questa bizzarra ipoesti avanzata dagli scienziati ma secondo quanto si legge su Scientific American, alcuni scienziati ritengono che le probabilità che le nostre vite non siano altro che un programma simulato equivalgono a quelle del lancio di una moneta. Per essere precisi, Scientific American ha specificato che potrebbe esserci una possibilità compresa tra 50,22222 e 49,77778 del fatto che tutti noi stiamo vivendo una realtà che è invece una simulazione. In altre parole potremmo essere creature virtuali che vivono in una simulazione al computer. In tal caso, molto probabilmente la simulazione creerebbe percezioni della realtà su richiesta, proprio come un videogioco ottimizzato per rendere visibili solo le parti di una scena a un giocatore.
Scientific American è partito dalla citazione dell’articolo del filosofo Nick Bostrom dell’Università di Oxford del 2003 “Stiamo vivendo in una simulazione al computer?” per spiegare come sono state stabilite queste probabilità inquietanti. Nel 2003 Bostrom ha immaginato una civiltà tecnologicamente esperta che possiede un’immensa potenza di calcolo e usa una frazione di quella potenza per simulare nuove realtà con esseri coscienti al loro interno. Dato questo scenario, Bostrom ha mostrato che almeno una proposizione nel seguente trilemma deve essere vera:
- gli esseri umani si estinguono quasi sempre prima di raggiungere lo stadio di esperto di simulazione
- anche se gli esseri umani raggiungono quella fase, è improbabile che siano interessati a simulare il proprio passato ancestrale
- la probabilità che stiamo vivendo in una simulazione è vicina a uno.
“Io sostengo che almeno una delle seguenti affermazioni sia vera”, ha scritto Bostrom nel suo articolo . “(1): è molto probabile che la specie umana si estingua prima di raggiungere lo stadio ‘postumano’; (2): è estremamente improbabile che qualsiasi civiltà postumana esegua un numero significativo di simulazioni della sua storia evolutiva (o delle sue variazioni); (3 ): quasi certamente stiamo vivendo in una simulazione al computer. Ne consegue che la convinzione che ci sia una possibilità significativa che un giorno diventeremo postumani che eseguono simulazioni di antenati è falsa, a meno che non stiamo attualmente vivendo in una simulazione. “
Da quando Nick Bostrom ha reso noto il provocatorio articolo nel 2003, filosofi, fisici, tecnologi hanno iniziati a valutare l’idea che la nostra realtà sia una simulazione. Alcuni hanno cercato di identificare i modi in cui possiamo discernere se siamo o no esseri simulati. Altri hanno tentato di calcolare la possibilità che siamo entità virtuali. Ora la nuova analisi mostra che le probabilità che stiamo vivendo nella realtà di base, ovvero un’esistenza che non è simulata, sono del 50%.
Secondo Bostrom, se non c’è un computer abbastanza potente da simulare la vita umana, non potremmo sapere se eravamo o meno in quella simulazione perfetta. Quindi al momento è impossibile affermarlo con certezza. Ma il filosofo sotiene che tale probabilità sia di 50-50.
L’ipotesi del 50-50 di Kipping
Partendo da tale ipoesi, l’astronomo della Columbia University David Kipping sostiene che le simulazioni non possano continuare a generare le proprie simulazioni aggiuntive.
“Le risorse informatiche disponibili per ogni generazione successiva diminuiscono al punto che la stragrande maggioranza delle realtà saranno quelle che non hanno la potenza di calcolo necessaria per simulare le realtà delle generazioni future di esseri coscienti” spiega Scientific American.
Per comprendere l’ipotesi di Bostrom, Kipping ha deciso di ricorrere al ragionamento bayesiano. Questo tipo di analisi utilizza il teorema di Bayes che consente di calcolare le probabilità che qualcosa accada (chiamata probabilità “a posteriori”) facendo prima delle ipotesi sulla cosa analizzata (assegnandole una probabilità “a priori”).
Kipping ha così trasformato il trilemma in un dilemma riducendo le tre possibilità di Bostrom a due:
“È sufficiente assegnare una probabilità a priori a ciascuno di questi modelli”, afferma Kipping. “Assumiamo semplicemente il principio di indifferenza, che è il presupposto predefinito quando non si hanno dati o inclinazioni in entrambi i casi.”
Secondo Kipping quindi la probabilità che stiamo vivendo in una realtà concreta è pari a quella che ci vede protagonisti di una simulazione, proprio come se si lanciasse una moneta per decidere una scommessa.
Un’idea accarezzata non solo da film come The Matrix ma che ha radici profonde nelle tradizioni filosofiche occidentali e orientali, dall’allegoria della caverna di Platone al sogno della farfalla di Zhuang Zhou.
Secondo gli scienziati Usa, c’è la possibilità che siamo noi la perfetta simulazione del genere umano ma non possiamo averne la certezza.
Fonti di riferimento: Scientific American, Università di Oxford
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