10 antiche arti giapponesi a cui ispirarti per migliorare la tua vita

Portare un po' di filosofia giapponese nella nostra quotidianità può aiutarci a migliorare molto la qualità della nostra vita: ecco dieci pratiche da iniziare subito

La filosofia giapponese è una delle più antiche e longeve del mondo: ad essa si sono ispirati nei secoli migliaia di persone che hanno tratto insegnamento da alcune pratiche di aiuto per una vita più felice e consapevole.

Il segreto del successo della filosofia giapponese sta nel fatto che i suoi insegnamenti sono davvero universali, travalicano i confini e resistono al passare impietoso del tempo, conservando la loro efficacia e la loro aderenza alla realtà.

In questo articolo vogliamo parlarvi di dieci pratiche nate in Giappone che possono essere portate nella nostra quotidianità con l’obiettivo di migliorare le nostre giornate e la qualità della nostra esistenza più in generale: vediamo quali sono.

Ikigai

ikigai

@123rf

Iniziamo il nostro viaggio nella filosofia giapponese con uno dei suoi concetti forse più noti: l’ikigai, ovvero lo scopo per cui vivere la vita con entusiasmo e gioia ogni giorno.

Tutti noi ci siamo interrogati, almeno una volta, sul senso profondo del nostro stare al mondo: che senso ha la vita? qual è il nostro scopo? a cosa siamo destinati?

Il concetto dietro il termine ikigai indica proprio questo: trovare la ragione della propria esistenza, ciò per cui vale la pena sacrificarsi e lottare, ciò per cui si è disposti a investire tempo ed energie.

Sapere qual è il nostro scopo nel mondo e averlo ben presente ogni giorno è come disporre di un faro che illumina il nostro cammino e guida ogni nostro passo: senza questa guida, brancoliamo nel buio allo sbaraglio, siamo infelici e insoddisfatti.

Per trovare il proprio ikigai, diverso per ciascuno, è importante partire da queste semplici domande:

  • Qual è la mia passione, che cosa amo?
  • In cosa sono bravo?
  • Cosa si aspetta il mondo da me?
  • Con cosa posso procurarmi da vivere, qual è la mia professione?

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Kintsugi

Molto più di una pratica materiale, il kintsugi è un vero e proprio insegnamento di vita, che ci permette di imparare ad apprezzare e addirittura a valorizzare i nostri fallimenti e i nostri errori.

Il termine fa riferimento alla tecnica di restauro dei ceramisti giapponesi, che sono soliti riparare con l’oro liquido oggetti in ceramica spaccati o danneggiati: l’utilizzo dell’oro dona un valore inestimabile all’oggetto rotto, considerato da buttare.

Come può questa pratica aiutarci nella nostra quotidianità? Siamo solitamente tentati a vedere gli errori, i fallimenti, le “crepe” nel nostro percorso di vita come delle brutture da nascondere e di cui vergognarci.

Con il kintsugi, invece, le crepe vengono addirittura evidenziate e impreziosite con l’oro – a dimostrarci che gli errori non sono da considerare un fallimento, ma un arricchimento del nostro percorso di cui andare fieri e da guardare con orgoglio, perché ci hanno resi quelli che siamo oggi.

Difetti, insuccessi, fallimenti e tutto ciò che normalmente riteniamo sbagliato rivivono in una nuova luce: dal kintsugi possiamo imparare a raccogliere i pezzi e rimetterli insieme per dare vita a qualcosa di unico.

Kintsugi

@123rf

Kusamono

kusamono di felci

@Sage Ross/Wikipedia.org/ CC BY-SA 3.0

Si tratta di una derivazione della più famosa arte del bonsai – con la differenza che, mentre il bonsai è un’unica pianta, il kusamono è un vero e proprio “microcosmo” vegetale costituito mettendo insieme piante selvatiche, erbe aromatiche e fiori. Il nome è composto dalle parole kusa (erba) e mono (pianta, cosa).

Non bisogna essere esperti botanici né spendere una fortuna per creare a casa il proprio kusamono da esporre sul balcone o sul terrazzo.

Ci bastano un vaso e una composizione di erbe spontanee che possiamo raccogliere anche durante una passeggiata in montagna o in campagna. Possiamo usare per esempio il narciso, la borraggine, la camomilla, il rosmarino, la lavanda, la violetta e molto altro.

L’unico neo dei kusamono riguarda la durata, poiché queste composizioni hanno cicli di vita abbastanza brevi, limitati alla stagione o al massimo al periodo dell’anno. Ma è proprio questa loro caratteristica che li rende dinamici, sempre diversi e in continuo divenire.

Shikata ga nai

Questa pratica giapponese potrebbe essere la soluzione adatta se stiamo vivendo un momento di forte negatività, in cui ci sentiamo demoralizzati e incapaci di rispondere alle sfide che si presentano davanti a noi.

Shikata ga nai è infatti l’accettazione serena delle sfide e dei problemi della nostra esistenza, unita alla consapevolezza che non sempre possiamo fare qualcosa per cambiare la realtà.

Questa pratica ci insegna, quindi, a indirizzare i nostri sforzi e il nostro impegno laddove ha senso e può portare dei concreti benefici, accettando invece quelle situazioni che, per quanto possano essere difficili da tollerare, non dipendono dalla nostra volontà e per le quali non possiamo fare nulla.

Abbracciando questa pratica eviteremo molte sofferenze e inutili sensi di colpa connessi a situazioni che esulano dal nostro potere, e potremo vivere un’esistenza più serena concentrandoci solo su quello che dipende direttamente dal nostro agire.

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Kokedama

Abbiamo parlato del kusamono, ma questa non è l’unica pratica di giardinaggio Made in Japan che possiamo introdurre nelle nostre vite: un’altra tecnica molto interessante è quella dei kokedama (letteralmente “palla di muschio”).

Si tratta di un metodo di coltivazione delle piante in cui il vaso è completamente assente, sostituito da una palla di fango rivestita con del muschio: l’effetto è quello di creare delle piante “sospese” che si attaccano al soffitto o alle mensole per mezzo di un’imbracatura di corde o fili di nylon.

All’interno dei kokedama si possono inserire piante molto piccole, che non hanno una prospettiva di sviluppo che necessiti di molto spazio: il vostro vivaista di fiducia saprà consigliarvi le tipologie più adatte allo scopo.

Kokedama

@Armand Valendez/Pexels

Jin Shin Jyutsu

Fra le pratiche benefiche per il nostro organismo non possiamo non menzionare il Jin Shin Jyutsu, la tecnica giapponese che permette di donare energia al nostro corpo grazie all’utilizzo delle dita e alla loro pressione.

Questa tecnica si basa sull’idea che ognuno di noi ha dentro di sé un’energia vitale che è parte dell’energia dell’universo e che fluisce attraverso diversi livelli del corpo: se siamo stressati o non siamo in armonia con l’universo, questa energia non riesce a fluire in modo corretto.

Effettuare dei massaggi sulle mani e sulle dita ci permette di ristabilire la nostra armonia e riequilibrare la nostra energia: a ogni punto della mano corrisponde una parte del nostro corpo, connessa a una specifica emozione.

In base alle emozioni che in questo momento sono per noi problematiche, possiamo intervenire in modo da aumentare la nostra consapevolezza e la nostra connessione con il qui ed ora.

Inemuri

inemuri giappone

Sapevate che in Giappone il pisolino ristoratore è una vera e propria arte? Si chiama inemuri, che letteralmente significa “essere presenti mentre si dorme” ed è una pratica sociale molto diffusa.

Consiste, in pratica, nel permesso di addormentarsi nei luoghi pubblici – e non solo nella metro dell’ora di punta, ma anche a scuola o durante il lavoro, per recuperare energie prima di rimettersi all’opera.

Lungi dall’essere considerato un segnale di pigrizia e inoperosità, è al contrario il segno tangibile che si sta lavorando talmente sodo da crollare per la stanchezza.

Come è noto, in Giappone i ritmi lavorativi sono molto intensi, e chi si ferma per un riposino lo fa perché è davvero molto stanco e necessita di un attimo di pausa.

Ma attenzione: l’inemuri ha delle regole ben precise che vanno osservate. In primo luogo, il riposino deve essere “vigile”, ovvero bisogna essere almeno in parte coscienti e presenti nel luogo in cui ci si trova; inoltre, non ci si deve addormentare in maniera scomposta e il risveglio dovrebbe avvenire in modo discreto.

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Kakebo

Un’altra pratica giapponese che possiamo introdurre nella nostra vita per vivere un rapporto più sereno con le nostre finanze è quella del kakebo: si tratta, in pratica, di una sorta di “agenda” delle entrate e delle uscite, per aumentare la consapevolezza delle nostre spese e dei nostri guadagni.

Questo sistema, inoltre, aumenta la nostra autodisciplina, ci aiuta a limitare le spese inutili e a risparmiare senza troppo sforzo, mettendo il nostro animo in una disposizione di “abbondanza” nei confronti del denaro.

È importante riferirsi al kakebo in tre momenti dell’anno:

  • a inizio anno, per pianificare le spese dei prossimi dodici mesi in modo da dare una sorta di “direzione” alle nostre finanze e per creare degli obiettivi di risparmio sulla base dei nostri guadagni
  • alla fine di ogni mese, per monitorare le spese fatte e i guadagni ottenuti e per ricalibrare i nostri obiettivi
  • alla fine dell’anno, per fare il punto sui dodici mesi appena trascorsi e fare un bilancio economico e personale dell’anno – utile anche a comprendere quali sono i punti dolenti delle nostre strategie di risparmio.

Amigurumi

Le ultime due pratiche giapponesi che vogliamo consigliarvi riguardano più strettamente la manualità: la prima di queste è quella degli amigurumi, che consiste nella realizzazione di pupazzetti e piccoli oggetti tridimensionali con l’uncinetto.

Diversamente dalle coperte e dalle tovaglie all’uncinetto, che necessitano di lunghi tempi di realizzazione e di un lavoro molto monotono, gli amigurumi sono creazioni simpatiche e divertenti che si realizzano in tempi relativamente brevi, anche grazie all’uso di punti semplici – basta avere un po’ di manualità con l’uncinetto.

Online è possibile accedere a un vastissimo repertorio di schemi e video tutorial con cui confrontarsi per scatenare la propria creatività, e non manca anche una branca della letteratura dedicata a questa tecnica di lavoro così particolare e d’effetto.

Origami

L’ultima pratica giapponese che vogliamo consigliarvi è una delle più note: quella degli origami. Molto più che una semplice serie di pieghe sulla carta, questa tecnica ci insegna a essere precisi e pazienti ma, soprattutto, ci dimostra che tutto è in continuo divenire.

Il termine deriva dalle due parole oru (piegare) e kami (carta), dove kami ha però anche il significato di “spiriti”, “divinità”: questa sovrapposizione di significato lega inscindibilmente l’arte degli origami con la spiritualità, con la ricerca del Divino e dona a questa tecnica una valenza sacrale.

Realizzare origami ci permette, infatti, di entrare in uno stato di profondo rilassamento (quasi una meditazione), di rallentare il respiro e il battito del cuore, di allentare tensioni e stress.

Concentrandosi sul modello che si sta piegando, si giunge ad uno stato di sospensione del pensiero logico e razionale, diminuendo il dialogo interiore, e si porta l’attenzione sul momento che si sta vivendo, valorizzando ogni singolo movimento delle mani ed ogni piega.

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