La pandemia di Covid-19 ha lasciato un terribile strascico: quello della povertà. Nel 2021 sono ben 5,6 milioni le persone che vivono in povertà assoluta: i dati dell'Istat sono preoccupanti
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La luce in fondo al tunnel della crisi provocata dalla pandemia di Covid-19 sembra ancora molto lontana. Il tasso di povertà in Italia resta ancora drammaticamente alto: sono infatti poco più di 1,9 milioni, nel 2021, le famiglie che si trovano in una condizione di povertà assoluta, per un totale di 5,6 milioni di persone (con un’incidenza pari al 9,4%). Confermati quindi i massimi storici del 2020, anno dello scoppio della pandemia di Covid-19.
A restituirci questa fotografia della situazione in Italia è il nuovo report Istat, che riporta i dati relativi anche alla povertà relativa, che è salita all’11,1% (da 10,1% del 2020), mentre le famiglie sotto la soglia sono circa 2,9 milioni (erano 2,6 milioni nel 2020). A destare particolare preoccupazione sono le Regioni del Sud, dove la percentuale di famiglie che si trova in povertà assoluta è salita al 10%.
Il livello raggiunto dalla povertà assoluta nel 2021 (7,5%) è tra i più elevati dall’anno in cui si è iniziato a misurare questo indicatore. – chiarisce l’Istat – Guardando all’ultimo quinquennio, nel 2017 l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta era del 6,9%, in forte crescita sull’anno precedente (6,3%) e nettamente superiore a quella media del quadriennio precedente (2013-2016) quando risultava stabile e pari al 6,1%.
Il pesante impatto dell’inflazione
Ma a cosa è dovuto questo stallo? Secondo l’Istat, la situazione attuale è connessa innanzitutto ad una crescita più contenuta della spesa per consumi delle famiglie meno abbienti: +1,7% per il 20% delle famiglie con la capacità di spesa più bassa, ovvero la quasi totalità delle famiglie in povertà assoluta. In poche parole i maggiori consumi non sono stati in grado di compensare l’inflazione.
Povertà in aumento nel Mezzogiorno, mentre diminuisce al Nord
Il nuovo report dell’Istat mostra un importante divario tra le Regioni del Nord e quelle del Sud: nel 2021, l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (10,0%, da 9,4% del 2020) mentre scende in misura significativa al Nord (6,7% da 7,6%), in particolare nel Nord-ovest (6,7% da 7,9%). Tra le famiglie povere, il 42,2% risiede nel Mezzogiorno (38,6% nel 2020), e il 42,6% al Nord (47,0% nel 2020).
“Si ristabilisce dunque la proporzione registrata nel 2019, quando le famiglie povere del nostro Paese erano distribuite quasi in egual misura fra Nord e Mezzogiorno” chiarisce l’Istat.
Sempre più povere le famiglie numerose
A vivere in condizioni di maggiore povertà sono innanzitutto le famiglie italiane più numerose. Nel 2021, l’incidenza di povertà assoluta è più elevata tra le famiglie con un maggior numero di componenti: raggiunge il 22,6% tra quelle con cinque e più componenti e l’11,6% tra quelle con quattro; segnali di miglioramento provengono dalle famiglie di tre (da 8,5% a 7,1%) e di due componenti (da 5,7% a 5,0%). Il disagio è più marcato per le famiglie con figli minori, per le quali l’incidenza passa dall’8,1% delle famiglie con un solo figlio minore al 22,8% di quelle che ne hanno da tre in su. Valori elevati si registrano anche per le coppie con tre o più figli (20,0%) e per le famiglie di altra tipologia, dove spesso coabitano più nuclei familiari (16,3%).
Invece, l’incidenza di povertà è invece più bassa, al 5,5%, nelle famiglie con almeno un anziano e si conferma al 3,6% tra le coppie in cui l’età della persona di riferimento della famiglia è superiore a 64 anni (nel caso di persone sole con più di 64 anni l’incidenza è pari al 5,1%).
Circa 380mila bambini in povertà assoluta
La povertà assoluta è una piaga che colpisce troppi bambini e ragazzini: nel 2021 sono ben 382mila i minori che vivono in questa condizione. L’incidenza varia dall’11,4% nelle Regioni del Centro al 16,1% al Sud. Le famiglie che devono fare i conti con la povertà assoluta in cui sono presenti minori sono quasi 762mila, con un’incidenza del 12,1% (stabile rispetto al 2020).
“L’incidenza si attesta all’11,1% fra i giovani di 18-34 anni (pari a un milione 86mila individui) e rimane su un livello elevato (9,1%) anche per la classe di età 35-64 anni (2 milioni 361mila individui), mentre si mantiene su valori inferiori alla media nazionale per gli over 65 (5,3%, interessando circa 743mila persone)” si legge nel report dell’Istat.
Insomma: se molte famiglie italiane versavano già in gravi difficoltà, la pandemia ha dato il colpo di grazia e la ripresa dalla crisi è più lontana e difficile del previsto…
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