Cancel culture: Cambridge elimina la parola “anglosassone” in nome del politically correct: “è razzista”

Secondo l’Università di Cambridge, “anglosassone” è legato ai suprematisti bianchi ed è dunque razzista: per questo motivo sarà eliminato dal nome della sua rivista

La decisione dell’Università di Cambridge di eliminare il termine “anglosassone” dal nome della rivista del Dipartimento di Storia ha sconvolto il mondo intellettuale, suscitando un acceso dibattito sull’ennesimo atto di politically correct fuori luogo.

La rivista, precedentemente denominata “Anglo-Saxon England”, sarà rinominata in “Early Medieval England and its Neighbours” (Inghilterra Alto-Medievale e i suoi vicini). Questa scelta è stata giustificata dall’università con l’intento di riflettere “la natura internazionale, interdisciplinare e in continuo mutamento della ricerca in questo campo”.

La motivazione principale, tuttavia, risiede nel fatto che il termine “anglosassone” è stato usato dai suprematisti bianchi, soprattutto negli Stati Uniti, spesso con connotazioni razziste. A detta di Cambridge, di questo termine si è impadronito una parte dell’estrema destra statunitense ed europea e dunque ora è diventato “problematico”.

Tante, tantissime le critiche: non è così che si affronta il razzismo

Una scelta che, come detto, ha diviso e che in tanti hanno criticato come l’ennesimo “inchino” ad un politicamente corretto che ormai sta toccando confini folli. David Abulafia, Professore Emerito di Storia Mediterranea, ha espresso il suo disappunto, sottolineando che la rivista dovrebbe essere orgogliosa della sua reputazione piuttosto che cercare di reinventarsi con un nome che appare blando.

Abulafia ha affermato che eliminare il termine “anglosassone” potrebbe portare a rinunciare anche al termine “Inghilterra”, che deriva da “terra degli Angli”. Questo cambiamento, secondo lui, mina la tradizione accademica e storica della rivista, che ha una lunga storia di pubblicazione di ricerche importanti sull’Inghilterra medievale.

Howard Williams, professore di Archeologia all’Università di Chester, ha sottolineato che il termine “anglosassone” è ancora utile dal punto di vista storico e archeologico. Ha anche notato che la rivista è sempre stata interdisciplinare, quindi il cambiamento di nome sembra più una concessione alle pressioni politiche che una necessità accademica. Williams ha avvertito che rimuovere il termine potrebbe consentire alle voci estremiste di appropriarsi di esso, distorcendo ulteriormente il suo significato.

Il dibattito sollevato da Cambridge si inserisce in un contesto più ampio di revisione terminologica nel mondo accademico. Tuttavia molti critici vedono questo come un esempio di eccessivo conformismo al politicamente corretto. La storia e la terminologia accademica dovrebbero riflettere accuratamente il periodo studiato e non essere modificati per rispondere a pressioni politiche contemporanee.

La revisione del linguaggio potrebbe infatti oscurare la comprensione storica, piuttosto che chiarirla. Un cambiamento di nome che a tutti gli effetti può essere percepito come un tentativo di riscrivere la storia in base a sensibilità moderne invece che basarsi su rigorose evidenze storiche e archeologiche. Un esempio di reazione eccessiva che potrebbe danneggiare la credibilità e la tradizione accademica senza affrontare efficacemente le problematiche del razzismo e dell’estremismo.

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