Cosa ne sarà della Corrida? La risposta arriva oggi dal sindaco di Madrid, Manuela Carmena:"Non un solo euro dei soldi pubblici sarà speso nelle arene".
I timori dei toreri (per fortuna) erano fondati. Il maggio scorso, dopo l’annuncio della vittoria degli esponenti di Podemos alle cariche amministrative di numerose città spagnole, il primo commento degli amanti dell’arena era stato: Cosa ne sarà della Corrida? La risposta arriva oggi dal sindaco di Madrid, Manuela Carmena:“Non un solo euro dei soldi pubblici sarà speso nelle arene”.
Ma per gli animalisti e non solo, è ancora presto per cantare vittoria, nessuna abolizione della corrida in vista nella città madrilena. Per adesso, infatti, si parla solo di mancati finanziamenti. Secondo José Manuel Lopez, leader di Podemos nella Comunità di Madrid:“Nessuna chiusura, ma la corrida si deve autosostenere“.
Posizioni più radicali si intravedono, invece, in altre città che stanno finalmente ponendo fine a questa barbara tradizione iberica. Barcellona aveva già abolito le corride nel 2011, quando a La Monumental, la plaza de toros si era svolto l’ultimo sanguinoso spettacolo.
Ad Alicante, per esempio, la corsa dei tori estiva ha lasciato spazio a una pedalata in bici cittadina con tanto di promessa di referendum per abolire i combattimenti. A Saragozza, non si assiste più ai fuochi d’artificio legati alle corna dei tori e a Valentia, sono stati bloccati i finanziamenti alla Feria de Julio, tanto amata da toreri e appassionati della corrida.
La politica spagnola locale sembra, quindi, propensa verso una svolta animalista che, andrebbe a minare una tradizione secolare, paradossalmente amata. Il dibattito è da sempre al centro delle polemiche anche se ormai, gli aficionados sono sempre meno. Nel 1991, l’abolizione della festa dei tori alle Canarie aveva creato un vero e proprio scalpore mediatico, oggi invece la notizia viene accolta bene.
L’impegno che i rappresentanti di Podemos avevano già annunciato nei loro proclami elettorali, era quello di un’abolizione definitiva. Che il consenso dell’opinione pubblica non sia finalmente da input alla svolta?
Dominella Trunfio
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