Pit’sa con le sue due sedi offre pizze con materie prime di origine vegetale servite dallo staff composto in prevalenza da ragazzi e ragazze con sindrome di Down
Ideato da Giovanni Nicolussi e Valentina Giacomin, Pit’sa – che ha attive due sedi a Bergamo e Milano – è un progetto di ristorazione che non solo offre pizze deliziose e sostenibili, ma anche un’opportunità di inserimento lavorativo per ragazzi e ragazze con sindrome di Down.
Con il supporto delle associazioni Coordown, Aipd e Agpd, Pit’sa promuove un modello di lavoro inclusivo, dimostrando che la diversità è un valore aggiunto in grado di creare un ambiente accogliente e solidale. Nel primo locale aperto, quello di Bergamo, lo staff è infatti composto da 12 persone di cui 7 hanno la sindrome di Down.
Pit’sa si distingue per il suo impegno verso la sostenibilità, utilizzando esclusivamente materie prime di origine vegetale o provenienti da agricoltura etica, ottenute non da allevamenti intensivi, senza sfruttare gli animali. Il menu offre una varietà di pizze condite con ingredienti innovativi e vegani, come il cremoso di anacardi, un’alternativa plant-based alla robiola, che soddisfa il palato senza compromettere la sostenibilità.
Si può fare la “scarpetta” con il cornicione per non buttare via nulla
Anche gli amanti degli ingredienti tradizionali possono trovare opzioni etiche, con formaggi ottenuti da latte di razze bovine e caprine antiche, allevate in libertà e munte a mano in agriturismi montani. E ancora ci sono pizze con salsiccia vegetale, straccetti di seitan e tanta verdura.
L’obiettivo di Pit’sa va oltre la semplice offerta gastronomica. Il loro “Pit’sa Effect” mira a diffondere un messaggio positivo, dimostrando che fare del bene non solo è possibile, ma anche gratificante. Il locale vuole ispirare i clienti a riflettere sull’importanza dell’inclusività e della sostenibilità, promuovendo un effetto a catena di benessere e consapevolezza sociale.
Inoltre il locale è un esempio concreto di economia circolare, in cui nulla viene sprecato. Per esempio, le pizze vengono servite con una ciotolina di sugo al pomodoro per permettere ai clienti di fare la “scarpetta” con il cornicione, valorizzando ogni parte del pasto.
Pit’sa è dunque un modello che dimostra come l’inclusività e la sostenibilità possano andare di pari passo, offrendo un’esperienza che soddisfa il palato e nutre l’anima.
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