Perché solo 20 anni all’uomo che ha distrutto la vita di Gisèle Pélicot, oggi simbolo della lotta contro le violenze sessuali?

L’ha drogata per anni con farmaci nascosti nel cibo, mentre consentiva a sconosciuti di abusare di lei, filmando tutto e archiviando centinaia di video. Ma Dominique Pelicot è stato condannato soltanto a 20 anni di carcere e nell’opinione pubblica c’è ovviamente indignazione per questo. Perché non è stata richiesta una pena maggiore? Facciamo il punto

Una vicenda che ha dell’orrore dentro, fuori e tutt’attorno. Una vicenda che narra in maniera chiara e inconfondibile il sistema di soprusi e abusi che un essere umano può mettere su, rimanendo impunito per anni, quanto basta per spezzare in due la vita intera di una donna che quegli abusi li subiva.

La storia di Gisèle Pélicot e del suo carnefice ha riaperto lo squarcio dell’incredulità: violentare e far violentare la moglie da decine di uomini è quanto mai ci possa essere di più crudele e disumano, dove quel “disumano” è la parola più sbagliata: è l’uomo che compie simili atti, nessun altro essere vivente (a meno che non crediate all’Oscuro signore di Mordor…).

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Insomma, la vicenda Mazan ha agghiacciato chiunque e la forte e potente testimonianza di Gisèle Pélicot può contribuire a smascherare una cultura dello stupro che, come ha dichiarato, “riguarda tutti noi”. Dominique Pelicot ha confessato di aver drogato sua moglie per quasi un decennio per violentarla e farla violentare. Assieme a lui, infatti, sono stati processati 50 uomini.

Ma, appena pronunciate le requisizioni, molti di noi si sono indignati: “A Dominique solo 20 anni con tutta la sventura che ha seminato?”.

Perché Dominique Pelicot non può essere condannato a più di 20 anni di prigione?

Perché 20 anni è la pena massima che può essere pronunciata in Francia contro una persona che abbia commesso uno stupro. Lo stupro “semplice” è punibile con una pena massima di 15 anni di reclusione e lo stupro “aggravato” (se vi è una circostanza aggravante come il fatto che la vittima ha meno di 15 anni, che la vittima ha una disabilità, o quando lo stupro è commesso contro una persona vulnerabile) è punibile con un massimo di 20 anni. Solo in caso di decesso della vittima può essere richiesta una condanna a 30 anni di carcere.

Nelle sue arringhe conclusive, Laure Chabaud, la seconda rappresentante della procura della Repubblica che ha parlato davanti al tribunale penale del Vaucluse, ha più meno espresso la stessa idea che accomuna ora, a caldo, l’opinione pubblica:

20 anni sono molti allo stesso tempo perché sono 20 anni di una vita, qualunque sia la tua età, ma non sono niente. È sia molto che troppo poco. Troppo pochi in vista della gravità dei fatti che sono stati commessi e ripetuti.

In Francia, insomma, si applica il principio di non cumulo delle pene: nella stessa condanna, può essere inflitta una sola pena, la più forte. Pertanto, un giudice non sarà in grado di pronunciare una sentenza diversa per ogni reato, ma solo una per tutti. Quindi, se Dominique Pelicot viene perseguito per aver drogato sua moglie, per aver organizzato stupri e per averla violentata lui stesso, il reato punibile con la pena più pesante in questo caso è lo stupro aggravato, punibile con un massimo di 20 anni.

Et voilà, i giochi sono fatti. Resta l’amaro in bocca che Dominique non debba scontare una pena peggiore? Lasciamocela scivolare di dosso. A noi quello che serve ora non è rabbia ma consapevolezza: Gisèle Pélicot ci ha insegnato che non bisogna vergognarsi o temere la stigmatizzazione sociale a denunciare se il nostro uomo usa violenza su di noi. Mai.

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