Giorno del ricordo: perché il massacro delle foibe e l'esodo giuliano-dalmata si ricordano proprio il 10 febbraio
Il 10 febbraio si celebra il ricordo di una delle pagine più buie e drammatiche della nostra storia: i massacri delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata, dopo la seconda guerra mondiale. Una vicenda per lunghi anni dimenticata o poco approfondita, ma che non possiamo dimenticare, visto che migliaia di italiani vennero torturati e barbaramente uccisi per poi essere gettati nelle cavità carsiche (le foibe appunto).
I cittadini italiani furono chiamati a fare memoria di questo dramma soltanto a partire dal 2004, quando venne istituita il Giorno del ricordo. La data scelta non è casuale. Infatti proprio il 10 febbraio 1947 vennero firmati i trattati di Pace a Parigi con il quale si assegnavano l’Istria, Quarnaro, Zara e parte del territorio del Friuli-Venezia Giulia alla Jugoslavia. Questi territori erano stati assegnati all’Italia con il Patto di Londra, mentre la Dalmazia venne annessa dopo l’invasione nazista in Jugoslavia.
10 febbraio 2021 – Giorno del Ricordo
Oggi, 10 febbraio, è il Giorno del Ricordo.Istituito per "conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda nel confine orientale" (legge 30 marzo 2004, n. 92).#StoriadItalia
Posted by Camera dei deputati on Tuesday, February 9, 2021
Il dramma delle foibe
La prima ondata di violenze inizio nel 1943, a seguito dello sfaldamento delle forze armate italiane seguite al crollo del regime di Mussolini. I tedeschi occuparono i centri strategici di Trieste, Pola e Fiume, nell’Istria il potere venne assunto dal movimento di liberazione jugoslavo. Quando l’Istria venne annessa alla Croazia, i partigiani del maresciallo jugoslavo Josip Broz “Tito” si vendicarono fascisti accusati di aver amministrato quei territori nell’intervallo tra le due guerre, imponendo una “italianizzazione forzata”.
Le vittime, però, non furono solo gerarchi fascisti, ma tantissimi cittadini comuni. I partigiani di Tito iniziarono ad arrestare e a condannare i cittadini italiani, uccidendoli e gettandoli nelle foibe o nelle miniere di bauxite. Alcuni finirono in queste cavità quando erano ancora in vita.
A maggio del 1945 iniziò la seconda ondata di violenze e il numero di vittime fu di gran lunga peggiore. Centinaia di militari della Repubblica sociale italiana ormai prigionieri furono uccisi o deportati nei campi di prigionia e furono uccisi e gettati nelle foibe tantissimi italiani accusati di non accettare l’egemonia jugoslava. Al massacro delle foibe seguì poi l’esodo forzato della maggioranza dei cittadini di etnia e di lingua italiana in Istria e nel Quarnaro.
Si stima che l’esodo giuliano-dalmata abbia interessato un numero compreso tra i 250mila e 350mila italiani, ma non si hanno certezze. Ma quanti furono gli italiani barbaramente uccisi nelle foibe? La questione è sempre stata molto dibattuta. Le stime vanno da circa 4mila vittime a 20mila. Ma al di là dei numeri, ciò che è certo è che fu un terribile dramma che non può essere dimenticato. Le violenze si conclusero soltanto nel febbraio 1947 con la firma del trattato di pace di Parigi il 10 febbraio 1947.
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