Guerrigliero, prigioniero del regime militare, politico, Presidente dell’Uruguay e fonte di ispirazione per tante generazioni. Accanto a lui sempre e solo una donna, l’amata Lucía Topolansky con la quale condividere la passione per la politica, gli ideali, la vita
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“L’uomo non governa oggi le forze che ha scatenato, sono le forze che ha scatenato a governare l’uomo. E la Vita. Perché veniamo alla vita cercando di essere felici. Perché la vita è breve e se ne va. E nessun bene vale quanto la vita, questo è elementare.”
Un pensiero, quello espresso dall’allora Presidente dell’Uruguay José Alberto “Pepe” Mujica Cordano alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile. Era il 2013 ma le sue parole, piene di saggezza, attraversano il tempo capaci di descrivere ciò che dovrebbe essere l’essenza della vita: la felicità nella semplicità. L’attenzione alle necessità dell’umanità e al benessere del pianeta che ci ospita, rendono il suo pensiero attuale più che mai.
Pepe Mujica è un uomo che ha vissuto molte vite diverse, ha sperimentano sulla sua pelle la violenza della dittatura, delle incarcerazioni che dai regimi militari impongono con la forza delle armi. La vita di Mujica è stata un’odissea fatta di lotta, passione e impegno per cambiare in meglio la società: origini umili, orfano di padre in tenera età, lascia il ciclismo per dedicarsi alla politica e alla fine dagli anni ’60 si unisce al movimento di guerriglia dei Tupamaro. Nel 1967 entra nella stessa organizzazione Lucía Topolansky, dove si guadagna l’appellativo de La Tronca o La Dura, lei che aveva lasciato una vita agita per dedicarsi alla lotta contro il violento regime vigente.
L’amore per la politica
Pepe e Lucía si incontrano, si innamorano, lottano, vengono separati dall’ascesa del presidente e dittatore Juan María Bordaberry dopo il colpo di Stato militare del 1973. Per 12 anni entrambi sono dei prigionieri politici: subiscono pressioni, torture, violenze. Il 1985 è l’anno della riconquistata libertà: il regime viene deposto e un’amnistia è offerta agli ex guerriglieri. Pepe e Lucía si ritrovano e per entrambi è il momento di un nuovo inizio, ancora insieme. Nel 2005 si sposano. Con il Movimento di Partecipazione Popolare prende avvio una carriera politica inarrestabile che porterà Pepe a diventare deputato prima, senatore poi e infine Presidente dell’Uruguay tra il 2010 e il 2015. Lucía viene eletta alla Camera dei Rappresentanti e in seguito diventa senatrice per Montevideo, la loro città natale.
La vita da Presidente e da Primeras Damas
Eletto con il 75% dei voti, Pepe era davvero amato dal suo popolo ma quello era solo l’inizio di una storia d’amore e di grande rispetto nei confronti di quest’uomo che ha fatto della vita semplice la sua bussola. Si guadagna l’appellativo del Presidente Povero: non si trasferisce nel palazzo presidenziale, si decurta lo stipendio del 90% per devolverlo ai più poveri, continua a vivere nella modesta casa di Rincón del Cerro, alla periferia di Montevideo, e gira con il maggiolone celeste classe ’87 regalatogli dagli amici.
Nel quinquennio di presidenza, l’Uruguay ha approvato il matrimonio gay, la legalizzazione delle droghe leggere, la depenalizzazione dell’aborto. Un presidente che ha ricominciato più volte, che è riuscito a coniugare umanità e carriera politica, mettendo sempre al primo posto la cura della vita, del benessere inteso come diritti e felicità. Un pensiero politico rivoluzionario, innovatore e sempre attuale perché il mondo, continua a precipitare.
Una personalità così generosa e affascinante da diventare protagonista di due film nel 2018: Una notte di 12 anni (La noche de 12 años) di Álvaro Brechner, basato sul libro Memorie dal calabozo, 13 anni sottoterra incentrato sugli anni di prigionia e isolamento dei dirigenti tupamaros.
L’altro è il documentario Pepe Mujica, una vita suprema diretto da Emir Kusturica, che ripercorrere le tappe di una vita intera, il ritratto di un uomo che non ha mai smesso di lottare, perseguendo i propri ideali.
Il testimone politico
L’erede naturale di questa filosofia di vita portata nelle istituzioni potrebbe essere proprio Lucía Topolansky. Senatrice dal 2005, è diventata Presidente facente funzioni dell’Uruguay dal 26 al 28 novembre 2010, quando Pepe e l’allora vicepresidente Danilo Astori erano entrambi assenti dal territorio sud americano. Nel 2017 è stata nominata Vicepresidente, a seguito delle dimissioni di Raúl Sendic Rodriguez, in qualità di secondo senatore più votato del partito. Il primo era Pepe che non poteva assumerne la carica perché non erano passarti 5 anni dal procedente incarico.
L’altro testimone è quello che Mujica vuole passare alle giovani generazioni. Pepe ha deciso di lasciare qualsiasi incarico istituzionale, di non percepire più lo stipendio da senatore, ma dicerto continuerà a “formare” i politici di domani, a professare la semplicità della vita contro il consumismo e la necessitò di accumulare oggetti o ricchezze.
“Lo sviluppo non può essere contro la felicità, dev’essere a favore della felicità umana, dell’amore, della Terra, delle relazioni umane, del prendersi cura dei figli, dell’avere amici, di avere ciò che è fondamentale. Perché questo è il tesoro più importante che abbiamo. Quando lottiamo per l’ambiente, il primo elemento dell’ambiente si chiama: la felicità umana.
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FONTI: Nazioni Unite; Senato Uruguay
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