C’è una parte del mondo in perenne conflitto, piegata a logiche geopolitiche che affondano le radici nella notte dei tempi. Non si trova il bandolo della matassa da secoli, figuriamoci adesso. Ma ad avere la peggio rimane chi la guerra non la vuole. Sempre
Una ragazzina palestinese di 12 anni è stata picchiata dai soldati, mi chiedevo dov’è la NATO, l’UE, gli USA, l’ONU, il Regno Unito e tutti i piccoli prefissi di lettere che governano il mondo?
Così, con poche parole, Patrick Zaki ci catapulta nella realtà ancora più marcia che ci circonda: no, la guerra in Ucraina non è l’unico conflitto esistente al mondo e quelle persone lì non sono le uniche a soffrire per via di interessi geopolitici.
Secondo l’Armed Conflict Location & Event Data Project (ACLED) gran parte del Pianeta è stato, oppure è ancora, impegnato in una qualche forma di conflitto, che non è sempre e solo una guerra vera e propria, ma – spesso in modo più ampio – una qualche forma di protesta o di lotta armata.
La scorsa settimana le forze israeliane hanno ucciso un palestinese di 14 anni che secondo loro stava lanciando bombe molotov vicino alla città di Betlemme. Circa 475.000 coloni ebrei vivono in Cisgiordania, insieme a 2,9 milioni di palestinesi, in insediamenti per lo più considerati illegali in base al diritto internazionale. Notizie come queste ci arrivano praticamente ogni giorno e su di esse vige per lo più il silenzio generale.
Difficile rintracciare con certezza la miccia che ha scatenato le violenze in questa parte del mondo. Violenze che durano da decenni e che non accennano a spegnersi.
Ne è un esempio proprio il video che Patrick Zaki ha postato e in cui, durante alcuni scontri avvenuti mentre i musulmani si radunavano per una festa islamica alla Porta di Damasco nella Città Vecchia di Gerusalemme, alcuni agenti trascinano con estrema violenza una giovane ragazza, spingendola a terra, prima che uno le colpisca in faccia:
https://www.facebook.com/100076013643297/videos/372413248066897/
Un altro video mostra una ragazza di 11 anni colpita da una granata stordente:
https://twitter.com/nirhasson/status/1498323609781248011?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1498323609781248011%7Ctwgr%5E%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.timesofisrael.com%2Fliveblog_entry%2Fpolice-seen-beating-young-palestinian-girl-wound-another-with-stun-grenade%2F
Non solo Striscia di Gaza, gli altri conflitti del 2022
La Armed Conflict Location & Event Data Project identifica 10 conflitti o situazioni di crisi in tutto il mondo che potrebbero peggiorare o evolvere nei prossimi mesi. Sono in:
- Etiopia
- Yemen
- Sael
- Nigeria
- Afghanistan
- Libano
- Sudan
- Haiti
- Colombia
- Myanmar
Una mappa alquanto raccapricciante, se ci pensate. Ma ancor più dilaniante è la sensazione che molti di quei conflitti pare non ci appartengano perché fisicamente lontani da noi. Eppure “solidarizzare“, parolone che in questi giorni rimbomba e si fa anche un po’ boomerang nei confronti dei nostri superficiali sentimenti, richiederebbe il minimo sforzo, quello di vedere le sofferenze che queste guerre infliggono uguali per tutti (ed agire per tutti in eguale misura).
Non è esattamente quello che pensa un inviato della CBS che ci spiega che “bombardare l’Ucraina è un crimine perché a differenza dell’Iraq e dell’Afghanistan” è un posto “relativamente europeo” e “relativamente civilizzato”. Tutta la tradizione occidentalista in 4 parole…
“Civilized”
https://t.co/AiU7uVmjMr— Imraan Siddiqi (@imraansiddiqi) February 26, 2022
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Fonti: Twitter / ACLED
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