Armati di pistole, fucili, mitragliatrici, granate e candelotti di dinamite, alcuni uomini hanno invaso uno studio costringendo il presidente Daniel Noboa a dichiarare un “conflitto armato interno”. Eccola, la perenne ombra del narcotraffico
Sarebbe già di almeno 10 persone morte, tra cui due agenti delle forze dell’ordine, e molti feriti il bilancio della guerriglia che sta mettendo a ferro e a fuoco l’Ecuador. Qui, nella città portuale di Guayaquil, la più grande del Paese e da sempre epicentro di giri di droga e di violenze, nel pomeriggio del 9 gennaio un gruppo di uomini incappucciati ha fatto irruzione in uno studio televisivo.
Dei gangster pesantemente armati hanno infatti preso d’assalto la sede della rete TC Televisión durante una trasmissione in diretta, spingendo il Presidente dell’Ecuador, Daniel Noboa, a dichiarare lo stato di “conflitto armato interno”, a corollario di una serie di attacchi apparentemente coordinati in tutto il Paese sudamericano.
Scene scioccanti trasmesse in diretta di uomini imbottiti fino al collo di armi, mentre i dipendenti della TV erano sdraiati a terra a chiedere pietà.
https://twitter.com/TheFarEastFiles/status/1744987467021721734
Ma da cosa è scaturito tutto ciò?
Poco dopo l’assalto alla stazione televisiva, il Presidente ha emesso un decreto che designa 20 bande di narcotrafficanti come gruppi terroristici e autorizza l’esercito dell’Ecuador a “neutralizzare” le fazioni criminali “entro i limiti del diritto internazionale umanitario“. Si prospetta dunque, ahinoi, una guerra civile e basta vedere il video sotto della Presidenza:
Combate a grupos terroristas.
Operativos de las Fuerzas Armadas se despliegan a lo largo del país para establecer control y vigilancia. pic.twitter.com/WgKeKAsFQM
— Presidencia Ecuador 🇪🇨 (@Presidencia_Ec) January 10, 2024
Ma tutto ciò arriva solo un giorno dopo che lo stesso Noboa aveva dichiarato lo stato di emergenza in seguito all’evasione dal carcere del leader della banda di narcotrafficanti più pericolosa del Paese.
E così, mentre migliaia di soldati e poliziotti cercavano Adolfo Macías, alias Fito – il leader condannato della potente banda di narcotrafficanti Los Choneros – è scoppiato il caos dentro e fuori le carceri in un’apparente dimostrazione di forza da parte delle bande della criminalità organizzata.
A young boy in Ecuador carrying a Bazooka in the streets pic.twitter.com/P6vWlN08GY
— 99 attempts (@Itismourinho) January 10, 2024
Noboa, eletto a ottobre con la promessa di reprimere i crimini violenti, ha dichiarato uno stato di emergenza di due mesi nella tarda serata di lunedì, promettendo di riprendere il controllo delle carceri, ripetutamente teatro di brutali violenze tra bande di narcotrafficanti in guerra che hanno ucciso più di 420 detenuti dal 2021.
Questi presunti gruppi narcoterroristi cercano di minacciarci e credono che cederemo alle loro richieste, ha detto Noboa in un messaggio pubblicato sui social media.
Ma la lotta è dura e davvero violenta. La città si prepara intanto al secondo giorno di coprifuoco, in vigore a partire dalle 23. Il trasporto su gomma e la circolazione sono sospesi, mentre l’accesso all’aeroporto – che resta aperto – è limitato solo alle persone in possesso di biglietto.
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