Non solo ghiacci. Il cambiamento climatico sta facendo estinguere anche questa tradizionale lingua dell’Artico

Il cambiamento climatico minaccia anche la cultura linguistica, facendo scomparire termini ormai non più necessari perché le attività. Il Sami settentrionale è solo un esempio di una lingua interessata dal cambiamento delle tradizioni come conseguenza della crisi climatica

Conosciamo bene o meno tutti gli impatti drammatici del cambiamento climatico. Vediamo sotto i nostri occhi come il clima stia alterando le abitudini della fauna selvatica, danneggiando raccolti, la biodiversità, mietendo vittime per via di eventi estremi.

Alcuni effetti a catena dell’emergenza climatica sono però poco conosciuti. Uno tra questi è la scomparsa di termini degli idiomi uralici parlati in Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia con conseguente perdita linguistica. Sta accadendo questo al Sami settentrionale.

Il Sami settentrionale è una lingua dell’Artico, vanta quasi 300 parole legate alla “neve” e un linguaggio tecnico altamente specializzato per attività quali pesca e caccia. Molte di quelle parole, però, non vengono più utilizzate o insegnate perché sono talvolta le tecniche delle due attività a venire meno e a risultare quindi “inutili”.

Un chiaro esempio ci viene fornito dalla parola jiekŋaguolli, che esprime un concetto ampio, non traducibile con un solo corrispondente. Jiekŋaguolli si riferisce al salmone pescato in primavera quando il ghiaccio del fiume saluta la nuova stagione.

Con il divieto di caccia al salmone lungo il fiume Teno, in Finlandia, le popolazioni ittiche in diminuzione e periodi di pesca concentrati in altri mesi come a giugno, di jiekŋaguolli non ci sarà più bisogno.

Se da un lato la lingua si arricchisce di nuove parole, proprio come “cambiamento climatico – dálkkádatrievdan“, dall’altro vocaboli un tempo di uso comune svaniscono. Questo perché il cambiamento climatico sta cambiando le tradizioni delle popolazioni, il loro bagaglio culturale.

Un discorso simile può essere fatto con la parola ealát, con cui gli allevatori di renne esprimono l’azione degli animali nello scavare tra la neve in cerca di licheni e altre fonti di nutrimento.

È probabile che il termine Sami settentrionale ealát scomparirà. Si riferisce alle condizioni in cui le renne trovano facilmente nutrimento sotto la neve. Sta scomparendo perché non abbiamo avuto tali condizioni nel 21° secolo” ha spiegato Klemetti Näkkäläjärv, presidente del Sami Climate Council.

Attualmente, più di 20 popoli indigeni si dedicano all’allevamento delle renne. Per questo motivo, la parola ealát è stata scelta come titolo di un progetto informativo del Consiglio artico norvegese, organizzato dall’Associazione mondiale degli allevatori di renne.

L’iniziativa affronta le sfide legate ai cambiamenti della società e alla crisi climatica per far conoscere le tradizioni mutevoli e a rischio perché anche le lingue, espressioni di un popolo, sono minacciate di estinzione.

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