In anni di lavoro non hanno mai visto un contratto, non hanno ricevuto nessuna formazione iniziale e a volte, sono stati retribuiti in base al grado di simpatia. E’ un quadro surreale quello che emerge dall’inchiesta dei ragazzi dell’Ex Opg Occupato Je So Pazzo sulla onlus ‘Napoli sotterranea’. che documenta le condizioni di sfruttamento dei lavoratori.
In anni di lavoro non hanno mai visto un contratto, non hanno ricevuto nessuna formazione iniziale e a volte, sono stati retribuiti in base al grado di simpatia. È un quadro surreale quello che emerge dall’inchiesta dei ragazzi dell’Ex Opg Occupato Je So Pazzo sulla onlus ‘Napoli sotterranea’ che documenta le condizioni di sfruttamento dei lavoratori.
Nel 2016 circa 3 milioni di turisti hanno visitato la città partenopea, un vero e proprio boom. Turisti che hanno fatto tappa obbligata in una delle attrazioni più gettonate: Napoli sotterranea. Nascosta in una delle rientranze di via dei Tribunali permette di fare una passeggiata nel sottosuolo della città antica, il tutto è gestito da una onlus che si occupa di speleologia sin dagli anni Settanta.
All’esterno ci sono file lunghissime, il biglietto costa 10 euro e automaticamente dà diritto a diventare socio dell’associazione. Centinaia di turisti ogni giorno, vengono accompagnati nel loro percorso da guide.
Ed è proprio sulla condizione di questi lavoratori che la Camera popolare del lavoro dell’Ex-Opg di Napoli ha indagato pubblicando una video-inchiesta e quello che è emerso non lascia molto spazio all’immaginazione.
Lavoratori sfruttati e senza contratto
La onlus che fa capo a Enzo Albertini, secondo le testimonianze degli ex lavoratori assumerebbe senza contratto, senza nessuna competenza specifica e senza nessuna formazione iniziale.
I lavoratori, pagati a ore (4 o 5 euro a seconda ‘della simpatia’, dice uno degli ex lavoratori nel video), a volte facevano anche quattro tour di fila senza pausa.
“Non abbiamo mai ricevuto uno straordinario retribuito e caso mai qualcuno chiedeva il nostro tipo di inquadramento professionale, dovevamo dire che eravamo dei volontari”, dice un ex lavoratore nel video.
“Dall’inchiesta emerge che l’amministrazione di Napoli Sotterranea ha spesso evitato di regolarizzare i propri dipendenti facendoli figurare come volontari di una organizzazione che formalmente non si propone fini di lucro, ma che in realtà risulta essere una vera e propria impresa, con altissimi profitti: ogni giorno decine di visitatori pagano un biglietto per l’ingresso”, spiegano in una nota stampa dall’ex Opg Occupato Je So Pazzo.
Nello specifico, i lavoratori e le lavoratrici di Napoli sotterranea che si sono rivolti allo sportello legale della Camera popolare del lavoro hanno denunciato che le loro mansioni andavano ben oltre quelle di guida turistica.
Volantinaggio, spesa, sigarette, caffè, shopping, tra le mansioni extra a cui dovevano adempiere, il tutto in un clima ricattatorio e ‘da lavaggio del cervello’.
“Ci dicevano che fuori da qui non avremmo mai trovato un altro lavoro, chi aveva bisogno di portare dei soldi a casa, alla fine cedeva ad ogni tipo di ricatto”.
Anche sul fronte della loro sicurezza la situazione denunciata è drammatica: costretti per ore a lavorare con il 90% di umidità senza alcun tipo di abbigliamento specifico.
Per non parlare dei rapporti umani:
“Proibito avere qualsiasi tipo di rapporto con i colleghi, escluso avere delle relazioni, pena la perdita del lavoro. In sintesi, un inferno e pressioni sulla nostra vita privata”, dice un altro ex lavoratore.
Adesso sono già avviate le pratiche legali per ottenere il riconoscimento di quanto dovuto ai lavoratori.
“Abbiamo ragione di credere che l’impero commerciale di Napoli sotterranea sia stato costruito andando contro tutti i diritti e le garanzie poste dalla legge a tutela dei lavoratori, e abbiamo deciso di denunciarlo pubblicamente, anche per dare coraggio a chi si trova nella stessa condizione del lavoratori di Napoli sotterranea e non sa come reagire o si sente isolato”, scrivono dall’ex Opg.
Una situazione che purtroppo non sarebbe isolata, ma che riguarderebbe anche altri esercizi turistici e commerciali che sfruttano lavoro nero e manodopera a basso costo e ovviamente non solo a Napoli.
Purtroppo non sono gli unici lavoratori sfruttati:
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Dominella Trunfio