Muore a 17 anni il capitano della squadra di calcio che restò bloccata nella grotta di Tham Luang Nang

È morto a soli 17 anni Duangpeth “Dom” Promthep, il capitano della squadra di calcio che rimase intrappolata nella grotta in Tailandia nel 2018. I 12 ragazzi e il loro allenatore erano stati tratti in salvo dopo 18 giorni dai soccorritori, con Dom che aveva continuato ad esortare i compagni a non mollare nonostante quello che stavano affrontando.

Il 23 giugno 2018 una squadra di calcio formata da dodici ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 17 anni assieme al loro allenatore di 25 anni rimase bloccata nella grotta di Tham Luang Nang, nella provincia di Chiang Rai in Tailandia. Qui restarono intrappolati per ben 18 giorni sul fondo di una cava lunga 4 chilometri, lasciando milioni di persone ad assistere ai soccorsi con il fiato sospeso.

Il tutto era avvenuto dopo un allenamento, quando vennero sorpresi da un’alluvione. Dopo una decina di giorni oltre 100 sommozzatori militari locali e internazionali riuscirono a raggiungerli con le idrovore. Li trovarono miracolosamente tutti vivi, ma per tirarli fuori fu necessario farli immergere in acqua e fango per centinaia di metri, con molti che non sapevano nemmeno nuotare.

Ad incoraggiarli, oltre all’allenatore adulto, c’era il loro capitano Duangpeth Promthep detto “Dom”. Nonostante avesse solamente 13 anni, non perse mai la speranza e diede fiducia ai compagni, rassicurandoli che tutto sarebbe finito per il meglio. Così fu, anche se l’operazione costò la vita ad un sommozzatore.

Tutti e 13 vennero portati fuori sani e salvi, equipaggiati da sub ma sedati dalla chetamina con il rischio di una nuova alluvione che – mischiato alla denutrizione dei ragazzi – rese i soccorsi una vera e propria corsa contro il tempo.

Il loro capitano è morto a soli 17 anni

Ma perché torniamo a parlarne oggi? Purtroppo, all’età di 17 anni, il capitano dei “Moo Pa” (i “Cinghiali” in italiano) è venuto a mancare per motivi ancora tutti da chiarire mentre si trovava in Inghilterra. Dom è infatti morto per quello che sembrerebbe un “incidente alla testa”.

Da alcuni mesi il ragazzo viveva a migliaia di chilometri di distanza da quello che era stato il teatro di un dramma a lieto fine vissuto in diretta in tutto il mondo. Tuttavia domenica lo hanno trovato privo di conoscenza nel suo dormitorio.

Portato in ospedale, i medici hanno tentato invano di salvarlo. Al momento la polizia non sta trattando la sua morte come “sospetta”, ma le circostanze esatte di ciò che è avvenuto non sono ancora state precisate.

La notizia ha scosso tutti, con i suoi ex compagni di squadra che hanno voluto ricordarlo sui social

Come cinque anni fa, la notizia ha fatto il giro del web. Tante le reazioni da parte degli utenti e anche dai suoi ex compagni di squadra che hanno vissuto con lui quei 18 giorni di incubo. Prachak Sutham, tra i 13 intrappolati nella grotta di Tham Luang Nang ha scritto sui social, ricordando quei momenti:

Mi dicevi che ti avrei visto giocare in Nazionale, ho sempre creduto che ce l’avresti fatta. Quando ci siamo visti l’ultima volta prima che partissi per l’Inghilterra, ti avevo detto che ti avrei chiesto l’autografo. Riposa in pace, amico mio, noi 13 saremo sempre insieme.

Duangpeth si era infatti trasferito nel Leicestershire lo scorso autunno dopo aver vinto una borsa di studio della Zico Foundation per frequentare la Brooke House College Football Academy. Giocava ancora a calcio come attaccante e continuava a inseguire il sogno di diventare un calciatore professionista.

Sogno che ora si è interrotto per sempre, con il destino che ha ribussato nuovamente alla sua porta e ha posto fine alla vita di questo ragazzo che non è riuscito a scampare alla morte per la seconda volta.

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