‘Non li rendiamo cittadini, ma consumatori migliori ed è colpa nostra’, le riflessioni di José Mujica nella sua magistrale biografia

In un'intervista, Pepe Mujica, ex presidente dell'Uruguay torna a parlare di diritti, integrazione e capitalismo.

‘Tiriamo fuori persone dalla povertà estrema, ma non li abbiamo resi cittadini, li abbiamo resi consumatori migliori, e questa è colpa nostra’. José “Pepe” Mujica, presidente emerito dell’Uruguay in un’intervista esclusiva a Infobae torna a parlare di diritti, integrazione e capitalismo.

Dalla fattoria dove ha sempre vissuto con la moglie, anche quando era presidente rinunciando a privilegi e stipendio da senatore, Mujica racconta ciò che è contenuto nella sua biografia ‘Mujica por Pepe‘ in cui  ha deciso di ripercorrere “la sua vita da guerrigliero e presidente, da marito senza figli e da contadino, da leader globale e da iconico di sinistra, in una magistrale conversazione con Nicolás Trotta, l’attuale ministro dell’Educazione dell’Argentina.

mujica_biografia

“No, non sarà il virus a fermare il capitalismo”, aveva detto durante il lockdown e adesso torna a parlare della sua visione del mondo.

“Dico quello che penso. I diritti si uniscono agli interessi e la sinistra lotta per le idee e la cosa peggiore è quando sei circondato da magnaccia che non ti aiutano per niente. Tiriamo fuori persone dalla povertà estrema, ma non li abbiamo resi cittadini, li abbiamo resi consumatori migliori, e questa è colpa nostra. Abbiamo fatto discorsi sull’integrazione dell’America, ma il minimo che abbiamo fatto è stata l’integrazione”.

Secondo l’ex presidente gli esseri umani hanno bisogno di credere in qualcosa, ma le società moderne calpestano tutto. “Gli esseri umani sono molto più emotivi di quanto sembrino. Sebbene io appartenga a una generazione di combattenti in cui nostro nonno era Robespierre, il soggetto umano è un pugno di ragione e un barile di emozioni”, dice ancora.

Mujica fa poi un lungo excursus sulla sinistra, la povertà e il progressismo in America latina, sottolineando appunto che non c’è stata una vera e propria lotta per il benessere sociale, quanto la trasformazione dei cittadini in consumatori.

“Le persone cercavano un’opzione, una speranza, un’illusione e la sinistra è stata in grado di realizzarlo in parte sì e in parte no. Le persone sono ancora prigioniere della loro cultura e le società contemporanee ci trasformano in consumatori dipendenti”, spiega.

In che modo? Mujica fa un esempio. “I ragazzi si innamorano, vanno a fare una passeggiata e vanno a vedere le vetrine. Non si può credere al grado di addomesticamento che la merce ci ha imposto! In quel mondo, la povera creatura umana chiede di più, di più, di più”, accusa e continua, “Questa è colpa nostra. Dobbiamo esserne consapevoli. Le società contemporanee non hanno pietà e gli affari sono affari. Sono come il sangue, come l’ossigeno”.

Per rispondere alle richieste della società, la politica dovrebbe agire in maniera più intelligente. “Siamo animali sociali, non possiamo vivere in solitudine. Ma c’è bisogno di qualcuno che plachi lo scontro tra individuo e funzionamento del gregge, e questo è il ruolo della politica.La lotta armata non può essere un obiettivo della vita ”, dice ancora.

Perché l’era del progressismo è finita in America Latina? “Perché sta prendendo fiato. Sta ansimando. Ha bisogno di cambi generazionali. Stiamo entrando nell’era digitale. Ora arrivano le macchine che pensano, è un vero evento. Le macchine che pensano dovranno essere fatte per pagare le tasse. Arriveranno lotte di un altro tipo e questo duello continuerà perché è un’oscillazione costante dell’umanità”.

Fonte: Infobae

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Instagram