Morta Diana Russell: fu lei che per la prima volta pronunciò quella parola, “femminicidio”, ad indicare una forma estrema di violenza di genere.
Fu lei che per la prima volta pronunciò quella parola, “femminicidio”, ad indicare una forma estrema di violenza di genere. Era il 1976, e già allora una Diana Russell quasi 40enne era impegnatissima in una campagna per la costruzione di un Tribunale internazionale sui crimini contro le donne. Il 28 luglio scorso Diana ci ha lasciato, consegnandoci un’eredità di denunce contro tutte le forme di discriminazione e oppressione subite dalle donne di tutte le latitudini.
È infatti alla riparazione dei crimini perpetrati contro le donne che Diana E. H. Russell ha dedicato la sua vita. Attivista, sociologa e scrittrice femminista di fama mondiale, sudafricana naturalizzata statunitense, si è spenta a Oakland, in California, per un’insufficienza respiratoria, all’età di 81 anni.
A lei deve il concetto e la diffusione del termine femminicidio, per identificare chiaramente i crimini contro le donne, così come ideò il primo programma televisivo in Sudafrica dove le donne vittime di abusi raccontavano le loro esperienze e condusse battaglie contro la pornografia.
La vita
Cresciuta in una famiglia di sei figli, con padre sudafricano e madre britannica, dopo la laurea all’Università di Città del Capo e la specializzazione in sociologia alla London School of Economics di Londra, nel ‘61 diventò ricercatrice alla Harvard University dedicandosi alla lotta contro l’apartheid in Sudafrica e poi ai crimini sessuali commessi contro le donne. Dal 1970 insegnò sociologia delle donne al Mills College di Oakland e nel ’93 fondò la Women United Against Incest, un’associazione che sostiene le vittime dell’incesto.
Nel 1976, nella campagna per la costruzione di un Tribunale internazionale sui crimini contro le donne, che culminò con un meeting a Bruxelles, la Russell definì per la prima volta “l’uccisione di femmine da parte dei maschi in quanto femmine” come “femminicidio”, col chiaro obiettivo di attirare l’attenzione sulla misoginia alla base dei crimini contro le donne.
È del 1992, data cui risale la sua antologia “Femicide: The Politics of Woman Killing”, un’altra precisazione del concetto di “femminicidio”: con Jill Radford lo utilizzò per indicare ogni uccisione di una donna commessa da un uomo per il fatto di essere una donna, evidenziandone la natura di fatto sociale. Secondo la Russell: “il concetto di femminicidio si estende al di là della definizione giuridica di assassinio e include quelle situazioni in cui la morte della donna rappresenta l’esito/la conseguenza di atteggiamenti o pratiche sociali misogine”.
Riposa in pace, Diana, speriamo solo che i tuoi sforzi non siano stati vani.
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