Esistono diverse versioni di questa leggenda, ma tutte ruotano intorno all'importanza della solidarietà e alle terribili conseguenze che possono derivare dall'eccessivo egoismo
Ha un nome decisamente poco rassicurante il famoso “Monte Disgrazia”, la vetta più alta della Val Masino, e il perché va cercato in una curiosa leggenda, di cui esistono diverse versioni. Prima di chiamarsi così godeva di ben altra fama, tanto da essere conosciuto come “Pizzo Bello”, per via dei suoi meravigliosi boschi e verdi pascoli.
Una delle leggende riportate dal sito “Paesi di Valtellina” racconta che un giorno sul monte giunse un mendicante affamato, bisognoso di ospitalità: c’erano due pastori, uno di animo buono, che gli offrì da mangiare e un posto dove dormire per la notte, e un altro di animo cattivo, che gli offrì soltanto degli avanzi.
Al mattino il mendicante disse al pastore buono di fuggire via, senza mai girarsi indietro qualunque rumore avesse sentito alle sue spalle, e il pastore, vedendolo diventare tutto luminoso, capì che era il Signore. Quindi obbedì.
Mentre si allontanava da Preda Rossa, il pastore cominciò a sentire grida e terribili rumori, ma non si voltò indietro. Tuttavia, proprio verso la fine del tragitto si girò. La montagna si stava sgretolando, le fiamme divoravano i boschi, enormi massi incandescenti crollavano dal monte. Ne fu sconvolto.
Due scintille lo raggiunsero istantaneamente per accecarlo, ma il pastore pregò il Signore di perdonarlo per aver trasgredito al suo ordine. Il Signore acconsentì suggerendogli di battere il piede contro il terreno e di bagnarsi gli occhi con l’acqua della sorgente da lì scaturita.
Il pastore riacquisì la vista ma da allora il nome del monte cambiò da “Pizzo Bello” a “Monte Disgrazia” per ricordare agli uomini quali sono le conseguenze dell’egoismo e della malvagità.
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FONTI: Paesi di Valtellina/ic1morbegno
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