Amara scoperta in un tempio buddista thailandese, che adesso è stato chiuso: tutti e 4 i monaci e un abate sono risultati positivi al test anti-droga. Una vicenda che fa riflettere sul pericoloso consumo di metanfetamina nel Paese asiatico
In Thailandia centrale, nel distretto di Bung Sam Phan, un tempio buddista è stato costretto a chiudere le sue porte al pubblico. E non a causa di problemi strutturali o di un focolaio di Covid-19. Il motivo è decisamente più bizzarro e sorprendente: tutti i monaci sono risultati positivi al test anti-droga, nello specifico alla metanfetamina.
A seguito dell’amara scoperta fatta dalla polizia locale, tutti e quattro i monaci che vivevano nel tempio e un abate sono stati trasferiti in una clinica di recupero per tossicodipendenti in cui seguiranno un percorso per disintossicarsi dalla sostanza assunta.
“Il tempio adesso ora vuoto e gli abitanti dei villaggi vicini sono preoccupati di non poter assistere ad alcuna cerimonia” ha raccontato il funzionario distrettuale Boonlert Thintapthai all’agenzia di stampa AFP, assicurando che arriveranno altri monaci in sostituzione per aprire nuovamente le porte del luogo di culto, che sorge nella provincia del Phetchabun.
La storia potrebbe far sorridere a primo impatto, visto che si tratta di monaci buddisti, che secondo i precetti dovrebbero astenersi dall’alcool o da altre sostanze che alterano la lucidità mentale. Eppure accende i riflettori su una questione molto seria: ovvero sul preoccupante consumo di droga in Thailandia.
Secondo i dati delle Nazioni Unite, nel Paese l’utilizzo di metanfetamina – che viene importata a basso costo dal Laos – ha raggiunto i massimi storici nel 2021. Lo scorso ottobre un ex poliziotto, licenziato perché faceva uso di questa droga, ha compiuto una vera e propria strage in un asilo nel nord-est della Thailandia, che ha causato la morte di ben 37 persone (fra cui 24 bambini).
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Fonte: AFP
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