Mini naja volontaria: cos’è e perché adesso ne stanno parlando tutti

Il presidente del Senato La Russa ci riprova e torna a proporre la mini naja volontaria per i giovani. Di cosa si tratta? E soprattutto... è davvero questo ciò di cui i nostri ragazzi hanno bisogno per il loro futuro?

Negli ultimi giorni in Italia si sta tornando a parlare di mini naja volontaria. A rilanciare la proposta il presidente del Senato Ignazio La Russa, nel corso del suo  intervento durante la celebrazione organizzata dagli Alpini a Milano in memoria dei caduti. La Russa ha annunciato di aver predisposto un disegno di legge per l’introduzione di un breve periodo di leva – di 40 giorni – per i giovani del nostro Paese. Una mossa che, come’è facile immaginare, ha scatenato accese polemiche.

Ma in cosa consiste esattamente la naja volontaria? Il presidente del Senato ha fatto sapere che la sua intenzione è quella di prevedere una serie di incentivi – fra cui crediti per la scuola e per i concorsi pubblici – per coloro che sceglieranno di aderire all’iniziativa.

Naja volontaria: in cosa consiste

Il termine naja deriva dal dialetto veneto e sta ad indicare la leva militare. La proposta di La Russa prevede un servizio di leva volontario di 40 giorni destinato ai giovani cittadini italiani di età compresa fra i 16 ai 25 anni. In reatà è dal 2008 che l’attuale Presidente del Senato spinge per far diventare realtà questa proposta, con l’obiettivo di riavvicinare le giovani generazioni alle forze dell’ordine.

Nel marzo 2019 l’Aula della Camera ha approvato la proposta di legge sulla cosiddetta mini naja, avviando un progetto sperimentale per la realizzazione di percorsi formativi della durata di sei mesi nel settore militare per i ragazzi dai 18 ai 22 anni.

Il disegno di legge parte da una legge che è ancora in vigore anche se non viene più finanziata da molto tempo ed è quello della cosiddetta mini naja – ha spiegato La Russa – Quando c’era il servizio militare il periodo di addestramento durava 40 giorni. Allora noi crediamo che per venire incontro alle richieste arrivate dalle forze armate e soprattutto dagli alpini, sia giusto fare una legge che consenta, volontariamente a chi quindi lo desidera, di passare non tre settimane ma 40 giorni, nelle forze armate.

Il disegno di legge prevede quindi una 40 giorni del periodo estivo da trascorrere in caserma per tutti quei giovani che scelgono di fare questo servizio.

Ho predisposto, e lo presenteranno, non io perché come presidente non posso, ma un gruppo di senatori, un disegno di legge per portare a 40 giorni questo aspetto sia pure, voglio essere realista, nella proposta di volontarietà di partecipazione, perché oggi come oggi renderlo obbligatorio probabilmente costerebbe in termini di risorse più di quanto è possibile oggi ottenere, ma è un primo passo. – sottolinea La Russa – Se noi riuscissimo a far sì che i giovani dai 16 ai 25 anni possano, se vogliono, passare 40 giorni della loro estate a imparare cosa è non solo l’amore per l’Italia, l’amore per la Patria, ma il senso civico, il dovere che ciascuno di noi ha di aiutare gli altri in difficoltà, noi avremmo fatto un enorme servizio all’Italia.

Un disegno di legge debole e discutibile

Sul disegno di legge è intevenuto l’Aspmi (Associazione sindacale professionisti militari), evidenziandone le criticità (a partire dai costi elevati) e facendo notare che al momento conviene investire in interventi più urgenti.

Senza nulla togliere alle buone intenzioni del Presidente La Russa per l’alto valore civico della proposta, indubbiamente romantica, crediamo però che la spesa sarebbe troppo alta, considerate le risorse disponibili. – si legge nel comunicato dell’associazione – Le priorità della Difesa sono altre: l’ammodernamento delle forze armate delle Forza Armate  e il miglioramento delle condizioni di vita del personale militare, del trattamento economico ormai vetusto, del trattamento giuridico non più al passo con i tempi e al necessità di fare modifiche legislative atte a conciliare la vita familiare con quella lavorativa.

Insomma, neanche il sindacato del settore pensa che la naja militare sia una buona idea. Ma non sarebbe più saggio e utile aiutare i giovani destinando più fondi all’istruzione e alla cultura e combattendo in maniera concreta la disoccupazione?

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Fonti: Ansa /Aspmi

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