Con il Mercoledì delle Ceneri ha inizio la Quaresima, periodo dedicato alla penitenza e al digiuno. Scopriamo le origini del nome e il suo significato
Indice
“Ricordati uomo che polvere sei, e polvere ritornerai”, recita la liturgia del Mercoledì delle Ceneri durante la quale il sacerdote, in paramenti di colore viola (simbolo di penitenza), pone la cenere ricavata dai rami di ulivo della Domenica delle Palme precedente, sul capo dei fedeli. Un gesto che simboleggia la precarietà dell’esistenza terrena.
Ha inizio così, secondo il rito romano, la Quaresima, il periodo di penitenza e digiuno della durata di 40 giorni che precede la Pasqua.
Un invito alla sobrietà e all’austerità che ci incoraggia a ricercare l’essenziale, rinunciando per un po’ alle distrazioni futili, decentrando l’attenzione da noi stessi per fare spazio alla riflessione e alla solidarietà.
MERCOLEDÌ DELLE CENERI: ORIGINI
A quanto pare il rito delle ceneri risale al VI secolo d.C. ma in origine era riservato ai soli penitenti. Successivamente all’abolizione della penitenza pubblica, venne esteso a tutti i fedeli a monito della fragilità umana.
MERCOLEDÌ DELLE CENERI: SIGNIFICATO
Secondo l’interpretazione biblica le ceneri hanno due chiavi di lettura principali: da un lato simboleggiano la precarietà dell’esistenza umana, ribadita dall’imposizione delle ceneri sul capo dei fedeli, dall’altro il pentimento per il male compiuto, premessa indispensabile per la rinascita interiore.
TRADIZIONI
Oltre alla celebrazione religiosa, in questo speciale mercoledì dell’anno si celebrano (o si celebravano un tempo) alcune interessanti tradizioni folkloristiche e insoliti Carnevali. Come quello di Borgosesia, dove ancora oggi si festeggia il cosiddetto “Mèrcü scüròt”, ovvero il Mercoledì scuro, che celebra la fine del Carnevale con una sorta di corteo funebre appositamente organizzato per l’occasione.
In Sardegna invece, in quel di Ovodda, si celebra il “Mehuris de Lessia“, il cui personaggio principale è un fantoccio antropomorfo chiamato Don Conte, che su un carretto attraversa le strade del paese seguito da sos Intintos, uomini con il volto nero di fuliggine, e dagli Intinghidores, che imbrattano i passanti con polvere di sughero bruciato. Alla fine della festa Don Conte viene bruciato e gettato in una scarpata.
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