Lo chiamano Maximón o San Simón, è un santo dalla natura duplice il cui culto è diffuso soprattutto in Guatemala tra gli indigeni Maya.
Lo chiamano Maximón o San Simón, è un santo Maya il cui culto è diffuso soprattutto negli altopiani del Guatemala tra i discendenti di questo popolo, famoso per le sue “cattive” abitudini: è infatti un gran fumatore e non disdegna affatto l’alcol.
Il santo è rappresentato da un’effigie in legno seduta su una sedia, venerata con offerte di tabacco, liquori, denaro e tortillas (il suo piatto preferito). Nonostante i suoi numerosi vizi, lotta senza timore contro le ingiustizie e per questo è considerato simbolo della resilienza del popolo Maya.
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Inoltre è portatore di ricchezza, successo, fertilità e i fedeli si rivolgono a lui per chiedere guarigioni, esaudire desideri, superare difficoltà, domandare protezione quando si apprestano a intraprendere lunghi viaggi.
Per la mitologia Maya, Maximón discende dal protettore del popolo Tzʼutujil, noto come Rilaj Maam, San Simón invece dall’apostolo Simon Pietro.
Il doppio nome nasce dal mescolamento tra cultura precolombiana e cattolicesimo spagnolo, adottato dalle popolazioni indigene per preservare il proprio culto originario evitando la censura da parte della chiesa.
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Secondo alcune leggende Maximón sarebbe stato creato per proteggere i membri delle comunità Maya dagli adulteri, ma fu il primo a trasgredire concendendosi numerose avventure con donne sposate.
D’altronde piace alle persone proprio in virtù della sua duplicità: a differenza di altri santi, perfetti e incorruttibili, è più umano, commette errori, a volte si comporta bene, altre è burlone e imbroglione.
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FONTI: OpenEdition Journals
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