Mayra Zulfiqar, una ragazza britannica di origini pachistane, è morta a 26 anni a Lahore, in Pakistan, il 3 maggio scorso. Il suo corpo, avvolto in una pozza di sangue, è stato rinvenuto nella camera da letto di un appartamento affittato con un’amica nell’area di Defence.
Ora la polizia del Punjab, che sta svolgendo le indagini, è alla ricerca di due uomini, presunti responsabili del femminicidio, e di altri complici. Finora nessuno sarebbe stato fermato o arrestato.
L’ipotesi è che, dopo aver fatto irruzione nell’appartamento, i sospettati l’abbiano probabilmente strangolata e uccisa con colpi di arma da fuoco. Poco prima, Mayra aveva mangiato con amici per spezzare il quotidiano digiuno del Ramadan.
Due mesi prima era partita da Londra in occasione del matrimonio della cugina. La ragazza, studentessa di giurisprudenza alla Middlesex University e assistente legale nello studio Duncan Blackett Law di Reading, si era trattenuta in Pakistan anche per evitare di pagare nel Regno Unito l’imposta per la quarantena obbligatoria di 10 giorni, pari a circa 2.000 euro.
Nonostante il Pakistan fosse stato inserito nella lista rossa dei paesi soggetti a travel ban per i cittadini britannici, Mayra aveva quindi deciso di restare nel paese, a Lahore, invece di fare la quarantena a sue spese in un covid-hotel britannico.
Si presume che la giovane residente a Feltham, a sud ovest di Londra, sia stata uccisa nella città pachistana di Lahore dopo aver ricevuto minacce per aver rifiutato le proposte di matrimonio avanzate da due pretendenti.
Aveva sporto denuncia per molestie contro Saad Ameer Butt, un criminale locale colluso con esponenti della polizia, il quale voleva imporle il matrimonio forzato. I parenti della vittima hanno rivelato che Mayra aveva presentato tre denunce alla polizia contro quell’uomo.
Si ritiene che la ragazza si fosse fidanzata con un uomo di Islamabad subito dopo il suo arrivo in Pakistan e che si sarebbero sposati il prossimo anno.
Mohammad Nazeer, lo zio della vittima con cui Mayra si era confidata pochi giorni prima dell’incidente lamentando di aver ricevuto pesanti minacce di ritorsione e molestie da due persone, avrebbe riportato alla polizia pachistana il cd. First Incident Report (FIR), accusando due uomini di essere colpevoli della tragica morte della nipote. Altri familiari ritengono invece che sia un solo uomo il vero responsabile della brutale uccisione di Mayra.
Shame on us for
Forcing people to get married against their will
Letting men be entitled over women with impunity
Not convicting criminal men for gender based violence
Allowing harassers to roam free, embolden other men
Rest in peace Mayra we are ashamed our society did this to u https://t.co/JtdvWDmCBb— Usama Khilji (@UsamaKhilji) May 5, 2021
Su Twitter è partito anche l’hashtag #Justiceformayra, i suoi amici chiedono di raccontare la sua storia affinché venga fatta giustizia.
La violenza di genere è diffusa in Pakistan come in altri paesi del mondo e le donne sono spesso costrette a matrimoni forzati, matrimoni combinati che le rendono oggetti e le privano di dignità e diritti. L’augurio è che i responsabili del femminicidio vengano assicurati alla giustizia.