Masai sfrattati e uccisi per far spazio a Safari, ma la Tanzania non permette che si indaghi sugli abusi alla tribù

Sfrattati dalle loro terre ancestrali e continuamente sotto attacco. I Masai continuano ad essere una delle popolazioni indigene più in pericolo e per paura che gli abusi vengano a galla, la Tanzania impedisce a una delegazione di europarlamentari di visitare il paese

Feriti, arrestati, sfrattati per far spazio a safari, caccia sportiva e ‘conservazione’. I Masai rimangono uno dei popoli indigeni più violati, abusati e soprattutto in pericolo. Dimostrazione ne è il fatto che la Tanzania ha impedito a una delegazione di europarlamentari di visitare il paese, nonostante precedentemente, avesse accettato di lasciarli andare ad indagare sugli abusi dei diritti umani commessi contro i Masai nel nome della conservazione.

Noi lo raccontiamo da anni ciò che sono costretti a subire i Masai della Tanzania: vengono sfrattati dalle loro terre ancestrali per far favorire il turismo dei safari. I loro villaggi sono ridotti in cenere e gli indigeni rischiano di morire di fame e di sete.

Da anni Survival International documenta la condizione dei Masai, i cosiddetti figli della Savana, che vivono da generazioni nell’ecosistema del Serengeti e hanno plasmato e protetto il territorio, salvaguardando la fauna selvatica e la biodiversità di aree come Loliondo, l’area di conservazione di Ngorongoro e quello che oggi è il Serengeti National Park.

In Tanzania, il turismo assicura entrate pari a due miliardi di dollari l’anno e i Masai vengono emarginati e sfrattati violentemente dalle loro terre ancestrali per far spazio a progetti di conservazione e alla caccia da trofeo. Le violazioni – denuncia Survival- sono avvenute anche grazie al sostegno di ONG per la conservazione come la Frankfurt Zoological Society (FZS) e finanziamenti europei.

Negli ultimi anni gli abusi dei diritti umani commessi contro i Masai sono aumentati, inclusi sfratti forzati dalle terre ancestrali mediante violenze e intimidazioni, sparatorie, arresti e detenzioni arbitrari, e torture. Per costringere i Masai ad abbandonare la loro terra ancestrale, il governo della Tanzania ha anche bloccato loro l’accesso a servizi sociali fondamentali, ad esempio ai servizi sanitari a Ngorongoro.

«Ancora una volta, il governo della Tanzania ha sospeso la visita dei parlamentari europei- dice Joseph Oleshangay, avvocato masai per i diritti umani- Hanno molto da nascondere! La situazione sul campo è indescrivibile. Acconsentono alle viste solo se possono usarle per coprire la situazione».

«È l’elefante nella stanza: il furto di terra e gli abusi contro i Masai sono lampanti, così come la riluttanza del governo della Tanzania a rispettare finalmente i diritti dei Masai- spiega Fiore Longo, responsabile della campagna di Survival per la decolonizzazione della conservazione- I governi occidentali e le organizzazioni per la conservazione come la Frankfurt Zoological Society, tuttavia, continuano con il loro comportamento razzista e coloniale, facendo finta che vada tutto bene. Ancora una volta, si fanno strada con i soldi e la ‘competenza’, mentre i diritti dei popoli indigeni vengono calpestati nel nome della ‘conservazione della natura’».

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Fonte: Survival International

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