In occasione dell'anniversario dell'assassinio di Martin Luther King (avvenuto il 4 aprile del 1968), ripercorriamo la storia dell'attivista per i diritti civili degli afroamericani e Premio Nobel per la Pace, ricordando i suoi straordinari insegnamenti
Indice
Martin Luther King. Una pelle nera che negli Stati Uniti degli inizi del ‘900 (ancora) faceva scomodo e una passione grossa così per i diritti civili. Se un bimbo mi dovesse oggi chiedere chi era Martin Luther King, risponderei con due sole parole: rivendicazione e giustizia. Rivendicazione dei diritti calpestati di una fetta di popolo sfruttato e umiliato. Giustizia contro quella massa razzista che, ahimè, ha ancora vive le sue radici. Ma perché Martin Luther King ha fatto la storia dell’America della metà del 1900? E perché non bisogna dimenticarcene?
Martin Luther King Jr. nacque da una famiglia di pastori della Chiesa battista nel gennaio del 1929 ad Atlanta, in Georgia, in quel Sud dove “razza” e “condizione sociale” facevano da secoli rima con segregazione e discriminazione. King, diventato a sua volta pastore battista e attivista per i diritti civili, ha avuto nel corso della sua vita un impatto molto forte sulle relazioni di razza negli Stati Uniti, a partire dalla metà degli anni ‘50.
Tra i suoi molti sforzi, ha diretto la Conferenza sulla leadership cristiana del sud e, attraverso il suo attivismo e i suoi celebri discorsi ispiratori, ha svolto un ruolo fondamentale nel porre fine alla segregazione giuridica dei cittadini afro-americani negli States, nonché nella creazione del Civil Rights Act del 1964 e della legge sui diritti di voto del 1965. Gli fu riconosciuto il Nobel per la Pace nel 1964 e fu assassinato nell’aprile del 1968.
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Oggi continua ad essere ricordato come uno dei leader afro-americani più influenti e ispiratori della storia. Vediamo perché.
Martin Luther King, biografia
I posti a sedere negli autobus erano riservati ai bianchi e guai a contrarre “matrimoni misti”: la realtà dell’avanzata America a inizio del ‘900 era di quanto più retrogrado ci potesse essere.
Martin Luther King nacque in quell’anno della Grande Depressione, nel 1929, da Martin Luther King Senior, di origini nigeriane/irlandesi e reverendo della chiesa Battista, e da Alberta Williams, organista nel coro della chiesa. Il suo nome alla nascita era Michael King, ma il padre decise di cambiarlo in Martin Luther King nel 1934, durante un viaggio in Terra santa e nella Berlino della Germania nazista, dove gli rimase impressa la figura del riformatore tedesco Martin Lutero.
Il nonno materno di Martin, il Reverendo Adam Daniel Williams, era pastore nella chiesa in cui venne battezzato, la Ebenezer Baptist Church di Atlanta. Una volta grande, King sfrutta la possibilità di studiare nelle migliori scuole in cui gli studenti neri potevano accedere, si laurea in filosofia e nel ‘54 diventa pastore a sua volta, svolgendo già una forte azione contro il razzismo e la segregazione, a Montgomery, in Alabama.
Profondamente ispirato dall’insegnamento di Gandhi, Martin Luther King probabilmente iniziò la sua battaglia in un momento preciso: quando la sarta e attivista nera Rosa Parks fu arrestata su un bus perché si rifiutò di lasciare il suo posto a un bianco. Allora organizza un boicottaggio da parte di tutti i neri nei confronti dei mezzi pubblici locali di ben 382 giorni e da lì cominciano le sue proteste pacifiche che fanno il giro del mondo e che lo porteranno a marciare per la causa dei neri.
(In Gandhi) “scoprii il metodo per la riforma sociale, del quale ero andato alla ricerca per tanti mesi. (…) Giunsi a sentire che questo era l’unico metodo, moralmente e praticamente valido, a disposizione delle persone oppresse nella loro lotta per la libertà
” (Pellegrinaggio alla nonviolenza).
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Nel 1957 King costituisce la Southern Christian Leadership Conference, di cui sarà presidente, con l’obiettivo di riunire le masse nere americane sotto un’unica organizzazione non-violenta. In questo modo, riesce pian piano a far prendere coscienza ai neri d’America della loro condizione, inculcando l’idea che una reazione è possibile. Senza paure, ma solo con la voglia di cambiare le cose. Scioperi e boicottaggi e una causa: quella alla Corte federale degli Stati Uniti per analizzare la dubbia costituzionalità delle leggi di segregazione razziale ancora vigenti in alcuni Stati del sud.
Non è certo un processo semplice, e intimidazioni e arresti sono all’ordine del giorno.
La manifestazione di Washington del 1963
Nel 1963, un ennesimo anno fatto di violenze e repressioni, King è a capo di una delle più spettacolari manifestazioni mai viste prima: a Washington, 200mila persone si riuniscono dinanzi al Lincoln Memorial per gridare al mondo la loro indignazione e invocando la legge sui diritti civili. È allora che King pronuncia il suo discorso più famoso.
“I have a dream”, comincia, e ancora oggi quelle parole danno un tuffo al cuore.
In quella occasione, più di 80mila partecipanti erano bianchi e marciavano tutti insieme cantando “black and white together” («neri e bianchi insieme»).
Nel 1964, King appare sulla copertina del TIME come uomo dell’anno e vince il Nobel per la pace, ma negli anni successivi la sua battaglia non si ferma, con marce nel sud degli Stati Uniti. È questo un anno importante: a febbraio viene approvata la legge sui diritti civili (il Civil Rights Act), con il divieto di discriminazioni per l’iscrizione ai registri elettorali e l’obbligo di ammettere tutti i cittadini, senza distinzioni di razza, a qualsiasi scuola o esercizio pubblico. Ma la lotta era ancora molto lunga, tanto i neri vengono ancora picchiati e uccisi dai razzisti bianchi del Ku-Klux Klan, un’organizzazione semiclandestina e l’uguaglianza tra bianchi e neri – quella vera – era ancora molto lontana.
Nel 1968, King è a Memphis, nel Tennessee, per supportare uno sciopero dei netturbini locali, ma qui la situazione non è più pacifica come una volta: è il tempo dei “Black Panthers” e del “potere nero”, quello in cui molti neri preferiscono una lotta più violenta e più intransigente.
L’FBI lo piazza sotto controllo e lo accusa di avere a che fare con i comunisti (un memorandum dell’epoca lo descriveva come “il più pericoloso ed efficace leader nero nella nazione“). Memphis è la sua ultima tappa e il 3 aprile 1968 tiene il suo ultimo discorso: nella notte viene ucciso, a 39 anni, per mano di un cecchino.
Martin Luther King – “I have a dream” il discorso (VIDEO)
“I have a dream that my four children will one day live in a nation where they will not be judged by the color of their skin but by the content of their character
” — Martin Luther King, Jr. / “I Have A Dream” discorso del 28 Agosto 1963.
“I have a dream” è il titolo del discorso tenuto da Martin Luther King il 28 agosto del 1963 al Lincoln Memorial di Washington, al termine di una marcia di protesta per i diritti civili. È sicuramente uno dei più famosi discorsi del XXI secolo ed è diventato simbolo della lotta contro il razzismo negli Stati Uniti.
Il discorso invoca la Dichiarazione d’Indipendenza, il Proclama di emancipazione e la Costituzione degli Stati Uniti d’America e all’inizio fa appello ad Abramo Lincoln:
“Cento anni fa un grande americano, alla cui ombra ci leviamo oggi, firmò il Proclama sull’Emancipazione”.
La frase “I have a dream” è ripetuta otto volte, proprio per esaltare l’immagine di un’America unificata nel nome dell’integrazione. Ma sono ripetute anche frasi come “adesso è il momento”, con cui King esorta gli americani, “alcuni di voi sono venuti”, “tornate”, “potremo”, “liberi finalmente”, “che la libertà riecheggi”, “non potremo mai essere soddisfatti”.
Martin Luther King, il discorso
Io ho un sogno. È un sogno profondamente radicato nel sogno dell’America. Ho un sogno. Che un giorno questa nazione si alzerà e vivrà il vero significato del suo credo: “Noi riteniamo naturale questa verità: tutti gli uomini sono stati creati uguali”.
Ho un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli degli schiavi di un tempo e i figli dei padroni degli schiavi di un tempo si siederanno l’uno accanto all’altro, insieme, al tavolo della fratellanza.
Ho un sogno, che un giorno anche lo stato del Mississippi, oggi soffocato dal manto bruciante dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di pace e giustizia.
Ho un sogno. Che i miei quattro bambini vivano un giorno in una nazione dove non saranno giudicati per il colore della pelle per
chi sono nel cuore.Ho un sogno. Che un giorno lo stato dell’Alabama, governato oggi da chi non parla che di vanificare e dividere, diverrà un luogo dove i bambini e le bambine di colore daranno la mano ai bambini e alle bambine bianchi, e cammineranno insieme come
fratelli e sorelle…E se l’America vuole diventare una grande nazione questo sogno deve avverarsi. E allora facciamo risuonare l’eco della libertà dalle stupende colline del New Hampshire. L’eco della libertà dagli alti Allegheny della Pennsylvania! L’eco della libertà dalle rocce innevate del Colorado! L’eco della libertà dalle morbide discese della California! Ma non soltanto: l’eco della libertà da Stone Mountain in Georgia! L’eco della
libertà da ogni collina e da ogni piccolo cumulo di terra del Mississippi. Da ogni versante, da ogni montagna, facciamo echeggiare la libertà.Quando risuonerà l’eco della libertà da ogni paese, da ogni stato e da ogni città, potremo accelerare l’arrivo di quel giorno in cui tutti i figli di Dio, uomini neri e uomini bianchi, ebrei e gentili, protestanti e cattolici, potranno darsi la mano e cantare le parole di quel vecchio spiritual Negro, “Liberi, infine! Grazie Dio onnipotente, siamo infine liberi!”
Martin Luther King, le frasi celebri
“Una rivolta è in fondo il linguaggio di chi non viene ascoltato”
“Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo ancora imparato la semplice arte di vivere insieme come fratelli”.
“La mia libertà finisce dove comincia la vostra”.
“Dobbiamo imparare a vivere insieme come fratelli o periremo insieme come stolti”.
“Cercate ardentemente di scoprire a che cosa siete chiamati a fare, e poi mettetevi a farlo appassionatamente. Siate comunque sempre il meglio di qualsiasi cosa siate”.
“Non ci può essere profonda delusione dove non c’è un amore profondo”.
“Se non puoi essere un pino sul monte, sii una saggina nella valle, ma sii la migliore, piccola saggina sulla sponda del ruscello. Se non puoi essere un albero, sii un cespuglio. Se non puoi essere un’autostrada, sii un sentiero. Se non puoi essere il sole, sii una stella. Sii sempre il meglio di ciò che sei. Cerca di scoprire il disegno che sei chiamato ad essere. Poi mettiti con passione a realizzarlo nella vita”.
“Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno”.
“Più che per la repressione, soffro per il silenzio del mondo”.
“Le nostre vite cominciano a finire il giorno in cui stiamo zitti di fronte alle cose che contano”.
“Per farsi dei nemici non è necessario dichiarare guerra, basta dire quello che si pensa”.
“Nulla al mondo è più pericoloso che un’ignoranza sincera ed una stupidità coscienziosa.”
“È sempre il momento giusto per fare quello che è giusto.”
“Anche se sapessi che domani il mondo andrà in pezzi, vorrei comunque piantare il mio albero di mele.”
“Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi; è l’indifferenza dei buoni.”
“L’unico modo per andare avanti è andare avanti. Dire: lo posso fare, anche quando sai che non puoi.”
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