Margot Robbie e il diritto (negato) di essere umani, nel mondo della perfezione a ogni costo

Il caso recente degli attacchi a Dua Lipa e Margot Robbie riaccende i riflettori su una grave piaga del mondo moderno

Il caso recente degli attacchi a Dua Lipa e Margot Robbie riaccende i riflettori su una grave piaga del mondo moderno

Il bodyshaming colpisce ancora. Stavolta, nel mirino degli impietosi haters del web – i cosiddetti “leoni da tastiera” – sono cadute due donne dello spettacolo sulla cresta dell’onda: Dua Lipa e Margot Robbie. Cantante britannica super famosa la prima, attrice e produttrice australiana (nota per aver dato il volto alla terribile Harley Quinn nel film Suicide Squad) la seconda.

La loro colpa? Essere donne normali, avere corpi normali e permettersi anche di esibirli, nonostante difetti e imperfezioni. Hanno fatto il giro del web foto delle due paparazzate in bikini, in un momento privato di vacanza e relax: gli scatti, che non hanno subito il filtro dei programmi di fotoritocco, mostrano corpi giovani e belli, unici ma non perfetti – perché, a volte ce lo dimentichiamo, ma la perfezione non esiste, neanche per i divi dello spettacolo. 

Siamo abituati, purtroppo, a vedere sempre corpi magrissimi, giovani e tonici, volti sorridenti e mai scalfiti dalla minima imperfezione: Questi canoni di bellezza – complici anche i social – ci sono entrati così bene nella testa che, quando lo sguardo si allontana dallo schermo del cellulare, li cerca spasmodicamente anche nella realtà – anche se tali canoni non esistono nella vita vera, quella non modificata da filtri e fotoritocchi.

Ecco allora che siamo sempre alla ricerca della dieta efficace, quella che ci farà perdere i chili che debordano dalla cintola dei pantaloni, o dell’allenamento che promette di restituirci la giovinezza ed il tono muscolare ormai perduti per sempre, o ancora dell’unguento miracoloso che farà sparire le rughe e le macchie dal nostro viso. Così anche i nostri ragazzi massacrano e torturano il proprio corpo nel disperato tentativo di assomigliare a quegli ideali riprodotti all’infinito sui social, che somigliano più ad avatar che a persone reali.

E così tutti noi, abitanti del mondo reale, siamo costretti alle prese con l’impietoso specchio, non ci sentiamo mai abbastanza belli o magri o giovani o tonici, e non apprezziamo la nostra bellezza “umana” fatta di tanti piccoli difetti che fanno di noi dei pezzi unici. Imparare ad amarci così come siamo, senza cercare di essere diversi, di voler assomigliare a qualcun altro a tutti i costi, ci aprirebbe probabilmente gli occhi e ci permetterebbe di guardare anche agli altri con benevolenza e senza giudizio – anche alla perfezione del mondo patinato che ogni tanto, quando si sposta la lente che cancella i difetti, si mostra per ciò che è davvero, e cioè umana.

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