“Mai più tornerò sui miei passi”: la poesia dell’afghana Meena Keshwar Kamal, trucidata per avere difeso i diritti delle donne

Nel 1987 hanno ucciso il suo corpo, ma non la sua lotta. L'attivista afghana che dedicò la sua vita per i diritti delle afghane.

Il 4 febbraio del 1987 hanno ucciso il suo corpo, ma non le sue idee né la sua lotta. Oggi più che mai è importante conoscere la vita di questa attivista afghana che dedicò la sua vita per i diritti delle donne afghane.

Meena Keshwar Kamal, meglio conosciuta come Meena, è nata a Kabul, il 27 febbraio del 1956, due anni prima che le donne afghane ottenessero la libertà di mostrarsi senza velo in pubblico. Era una femminista afgana e attivista per i diritti delle donne. La sua storia, i suoi versi e le sue parole, oggi più che mai devono essere ascoltate.

Nel 1977, quando ancora era all’università, ha fondato l’Associazione Rivoluzionaria delle Donne dell’Afghanistan – RAWA, un gruppo organizzato per promuovere l’uguaglianza e l’istruzione per le donne. Meena e le sue compagne si riunivano in clandestinità, infondendo fiducia e coraggio alle donne, insegnando loro tutti i modi possibili per diminuire la dipendenza dagli uomini e incoraggiandole a sfidare le regole patriarcali.

Nel 1979 protestò apertamente contro quello che chiamò il governo fantoccio russo che controllava l’Afghanistan e organizzò incontri nelle scuole per mobilitare il sostegno contro quel governo. Due anni dopo fondò una rivista bilingue, in persiano e in pashtun, chiamata Payam-e-Zan, ovvero “Messaggio alle donne”, che spiegava la necessità di opporsi al fondamentalismo talebano.

Pochi mesi dopo, nel marzo del 1982, Meena partecipò a Milano al 19° Congresso del PSDI come rappresentante della resistenza afghana contro l’invasione sovietica. Quando la sua voce cominciò a farsi sentire, le repressioni contro la RAWA aumentarono e l’organizzazione dovette spostare la sua sede in Pakistan.

Lì, nel campo profughi di Quetta, c’erano centinaia di afgani che erano fuggiti dal conflitto bellico del paese. Così, Meena decise di fondare la scuola Watan, “patria” in lingua farsi, che si rivolgeva a bambini e donne dei campi che non avevano avuto alcuna istruzione o formazione professionale. La scuola accolse 500 ragazzi e 250 ragazze, una grande vittoria per Meena che allo stesso tempo stava organizzando una raccolta fondi internazionale per la costruzione di un ospedale.  

Le donne afgane sono come leonesse addormentate, una volta sveglie possono svolgere un ruolo meraviglioso in qualsiasi rivoluzione sociale”, dichiarò Meena in una delle sue interviste.

Con il passare del tempo le sue parole, le sue idee e le sue azioni prendevano sempre più forza e seguito, e questo per molti era diventato un problema. Meena sapeva che la sua vita era in pericolo, ma comunque sia non smise mai di lottare.

Fu uccisa da degli agenti della polizia segreta afghana o dai loro complici fondamentalisti a Quetta, in Pakistan, il 4 febbraio del 1987. Aveva 31 anni. Quel giorno hanno ucciso il suo corpo, ma non le sue idee né la sua lotta. La RAWA continua a battersi per dare voce e speranza alle afghane e al suo popolo, preparando il ruggito delle leonesse.

Meena era anche una poetessa. Questi sono i versi della sua poesia più nota.

Mai più tornerò sui miei passi

Sono una donna che si è destata

Mi sono alzata e sono diventata una tempesta

che soffia sulle ceneri

dei miei bambini bruciati

Dai flutti di sangue del mio fratello morto sono nata

L’ira della mia nazione me ne ha dato la forza

I miei villaggi distrutti e bruciati mi riempiono di odio contro il nemico,

Sono una donna che si è destata,

La mia via ho trovato e più non tornerò indietro.

Le porte chiuse dell’ignoranza ho aperto

Addio ho detto a tutti i bracciali d’oro

Oh compatriota, io non sono ciò che ero.

Sono una donna che si è destata.

La mia via ho trovato e più non tornerò più indietro.

Ho visto bambini a piedi nudi, smarriti e senza casa

Ho visto spose con mani dipinte di henna indossare abiti di lutto

Ho visto gli enormi muri delle prigioni inghiottire la libertà

nel loro insaziabile stomaco

Sono rinata tra storie di resistenza, di coraggio

La canzone della libertà ho imparato negli ultimi respiri,

nei flutti di sangue e nella vittoria

Oh compatriota, oh fratello, non considerarmi più debole e incapace

Sono con te con tutta la mia forza sulla via di liberazione della mia terra.

La mia voce si è mischiata alla voce di migliaia di donne rinate

I miei pugni si sono chiusi insieme ai pugni di migliaia di compatrioti

Insieme a voi ho camminato sulla strada della mia nazione,

Per rompere tutte queste sofferenze, tutte queste catene di schiavitù,

Oh compatriota, oh fratello, non sono ciò che ero

sono una donna che si è destata

Ho trovato la mia via e più non tornerò indietro.

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FONTE: RAWA / Osservatorio Afghanistan

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