Le donne diventano madri sempre più tardi e rinunciano sempre più spesso alla carriera professionale quando si tratta di dover scegliere tra lavoro e impegni familiari. Quelle che vivono nelle province autonome di Bolzano e Treno, mentre è più difficile per quelle residenti in Campania.
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Le donne diventano madri sempre più tardi e rinunciano sempre più spesso alla carriera professionale quando si tratta di dover scegliere tra lavoro e impegni familiari. Quelle che vivono nelle province autonome di Bolzano e Treno, mentre è più difficile per quelle residenti in Campania.
È un quadro allarmante quello che emerge dal rapporto “Le Equilibriste. La maternità in Italia” di Save the Children che ha inaugurato nelle cliniche San Pietro di Sassari, il progetto Fiocchi in ospedale, uno spazio dove le mamme possono trovare sostegno alla gravidanza, consigli e indicazioni perché il bambino fin dai primi giorni sia accolto in un ambiente sano e protetto.
Le madri equilibriste
Secondo Save the Children, le donne decidono di diventare madri sempre più tardi (l’Italia è in vetta alla classifica europea per anzianità delle donne al primo parto con una media di 31 anni) e rinunciano sempre più spesso alla carriera professionale quando si tratta di dover scegliere tra lavoro e impegni familiari (il 37% delle donne tra i 25 e i 49 anni con almeno un figlio risulta inattiva).
Una scarsa o inesistente rete per la prima infanzia e poco sostegno per le donne che decidono di diventare madri.In Italia, inoltre, c’è una scarsa o inesistente rete per la prima infanzia e poco sostegno per le donne che decidono di diventare madri, sebbene nel paese la denatalità abbia toccato un nuovo record, registrando la nona diminuzione consecutiva dal 2008; le mamme italiane infatti hanno pochi figli, con un numero medio per donna pari oggi a 1,34.
Il tasso di disoccupazione delle donne, e in particolare delle madri, tra i più alti in Europa, con discriminazioni radicate nel mondo del lavoro, forte squilibrio nei carichi familiari tra madri e padri, poche possibilità di conciliare gli impegni domestici con il lavoro, a partire dalla scarsissima offerta di servizi educativi per l’infanzia.
Una condizione ancora molto critica
Dai dati diffusi emergono notevoli differenze tra regioni del Nord, sempre più virtuose a parte poche eccezioni, e quelle del Sud, troppo spesso carenti di servizi e di sostegno alla maternità. In linea di massima, però, la ricerca sottolinea un peggioramento generale dell’Italia per quanto riguarda l’accoglienza dei nuovi nati e il sostegno alle loro mamme.
“È inammissibile che in un Paese come il nostro, dove il numero di nuovi nati è in costante diminuzione, si riservi così poca attenzione, al di là della retorica, alla maternità e che le mamme debbano affrontare in solitudine continui ostacoli legati alla cura dei figli così come alla conciliazione della vita familiare e professionale. Occorre scardinare questo circolo vizioso” dice Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.
La classifica
Negli anni, la classifica delle regioni non subisce delle variazioni sostanziali, con le Province autonome di Bolzano e Trento rispettivamente al primo e secondo posto seguite da Valle D’Aosta (3° posto), Emilia-Romagna (4°), Friuli-Venezia Giulia (5°) e Piemonte (6°).Bolzano e Trento non solo conservano negli anni il primato, ma registrano miglioramenti. Emblematico, al contrario, il caso dell’Emilia-Romagna che passa dalla prima posizione nel 2008 alla quarta nel 2018.
Tra le regioni del Mezzogiorno fanalino di coda della classifica, la Campania risulta peggiore regione “mother friendly” e perde due posizioni rispetto al 2008, preceduta da Sicilia (20° posto), Calabria (che pur attestandosi al 19° posto guadagna due posizioni rispetto al 2008), Puglia (18°) e Basilicata (17°).
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Dominella Trunfio