Lorenzo Fragola, di recente, ha pubblicato un video registrato in seguito a un attacco di panico. Il post, nato con l’intento di sensibilizzare la gente su un tema tanto delicato, è stato preso di mira dai soliti odiatori del web, che l'hanno accusato - tra le altre cose - di non avere «problemi veri», come se gli attacchi di panico non fossero una malattia.
Lorenzo Fragola, di recente, ha pubblicato un video registrato in seguito a un attacco di panico. Il post, nato con l’intento di sensibilizzare la gente su un tema tanto delicato, è stato preso di mira dai soliti noti, ovvero da quelli che «evidentemente non hai problemi veri», «cercati un lavoro», «cosa non si fa per farsi notare».
E allora bisogna parlarne, perché non si tratta di una manciata di persone, è tanta la gente convinta che ci sia una sorta di linea di demarcazione tra le cosiddette malattie “vere” e quelle che, a loro dire, sono un capriccio, qualcosa di frivolo, se non addirittura un vezzo, un problema di chi «non ha problemi veri».
In altre parole, secondo molti, le malattie fisiche esistono, mentre quelle mentali sono una scelta. Non solo non è così (e non dovrebbe servire sottolinearlo), ma è pericoloso non fermare questa convinzione, perché chiunque può diventare vittima di una malattia mentale. E il primo strumento per guarire è capire che si tratti proprio di una malattia, non di «una fase di passaggio», non di «un momento di fragilità», non di «un periodo che capita a tutti, basta non pensarci».
Dovremmo iniziare a parlare meglio, anzi, dovremmo proprio iniziare a parlare di salute mentale, dell’importanza della cura della psiche umana, di come vada allenata e tenuta salda. Prendersi cura della propria mente è un dovere verso noi stessi. I più, però, non la pensano così, per una questione di mera ignoranza, suppongo. Per una questione di vergogna, che nasce da un certo retaggio culturale, secondo cui qualsiasi cosa riguardi la sfera psichica sia da considerarsi un tabù.
La salute mentale è parte integrante della salute fisica e del benessere di una persona, non esiste – tra loro – una separazione netta né è possibile che l’una non risenta del malessere dell’altra. Nel caso specifico, gli attacchi di panico rappresentano un evento invalidante, sfiancante, un’esperienza di dolore estremo, perché si muore un po’ senza morire mai. È un dolore fisico che ha radici profonde nella mente e può avere conseguenze psicologiche sia sul piano cognitivo, emotivo, che comportamentale.
Vorrei fare un’altra riflessione: ogni volta che un artista lamenta un periodo di difficoltà, la gente – in modo del tutto approssimativo e superficiale – risponde «Cercati un lavoro vero», come se quello dell’artista non lo fosse. Come se un lavoro “normale” potesse distrarre il soggetto dal malessere che prova (malessere che, sottinteso, è un capriccio) e riportarlo con i piedi per terra («Noi persone comuni non abbiamo questi problemi»).
Come se il lavoro d’artista fosse, in qualche modo, causa del malessere stesso (quindi, sottinteso, l’artista «se l’è cercata») Ma se si trattasse di un panettiere o di un impiegato, direste «Cercati un lavoro vero»? Perché, un cantante che si racconta al pubblico, deve sopportare non solo la totale assenza di empatia di molti, ma anche la loro mancanza di rispetto? Perché deve essere sminuito, offeso e denigrato in quanto professionista?
Infine, chi accusa Fragola di spettacolarizzare i suoi attacchi di panico, non ha idea di quanto doloroso sia avere a che fare con un disturbo del genere. Non sa quanto sia destabilizzante, opprimente e insopportabile avere a che fare con una malattia che, per molti, è invisibile.
Ecco perché bisogna parlare di salute mentale, perché nessuno mai venga abbandonato a se stesso. Lorenzo Fragola può contare sull’affetto di numerosi fan e di tante persone che hanno empatizzato con lui, ma sono tanti quelli che soffrono in silenzio, perché – agli occhi della società che ha «problemi più gravi», semplicemente non esistono.
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