Secondo un comunicato diffuso dalla polizia, sarebbe stato introdotto un vero e proprio sistema di monitoraggio per “prevenire la resistenza contro le leggi sull'hijab”
Le donne che si oppongono all’obbligo di indossare il velo saranno controllate (e punite) anche a distanza, tramite una serie di telecamere negli spazi pubblici.
È l’ultima trovata delle autorità iraniane, che hanno annunciato che per le strade della Repubblica islamica verranno installate delle telecamere proprio per identificare le cittadine che violano le norme.
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Alle donne senza velo saranno inviati dei messaggi “di avvertimento sulle conseguenze”, dicono dalla polizia in un comunicato diffuso dall’agenzia di stampa della magistratura Mizan. Il provvedimento, si legge, vuole “prevenire la resistenza contro la legge sull’hijab”.
Dalla morte di Mahsa Amini, 22enne uccisa dalla polizia iraniana proprio perché non indossava il velo in maniera “corretta”, in Iran le proteste delle donne non si sono più fermate.
È dal 1983 che non indossare l’hijab qui è reato punibile con frustate o prigione. Nello stesso periodo alle donne venne vietato di truccarsi e lavorare senza il consenso del marito, mentre chi commetteva adulterio rischiava la pena di morte con lapidazione.
Ancora oggi, come vediamo, la situazione non è per nulla cambiata: le cittadine iraniane, che sono tenute a coprire il volto con l’hijab a partire dai 9 anni d’età e vengono richiamate dalle forze dell’ordine se indossano abiti troppo corti o pantaloni troppo stretti in pubblico. Inoltre, non possono viaggiare all’estero da sole se sposate e non possono recarsi allo stadio ad assistere alle partite (tranne in casi rarissimi). E chi tradisce il proprio marito rischia la pena di morte. E ora ci mancavano le telecamere.
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