Dal 2019, il programma boliviano “Libri per sbarre" offre ai detenuti la possibilità di pagare parte dalla loro condanna con ore di lettura.
In Bolivia, il 47% della popolazione non legge un solo libro all’anno. Ma nei sovraffollati carceri del Paese sudamericano, i libri sono diventati i migliori compagni di cella per molti detenuti e detenute, perché leggere può aiutarli a ridurre la pena e alleviare l’attesa di lenti processi giudiziari.
Grazie al programma statale “Libros por rejas”, ovvero “Libri per sbarre”, l’Ufficio del Difensore Civico in coordinazione con la Direzione Generale del Regime Penitenziario, offre alle persone private della libertà personale la possibilità di pagare parte della loro pena con ore di lettura: 40 ore in meno dietro le sbarre ogni 400 pagine di lettura.
Ispirato da un’esperienza realizzata in Brasile, all’inizio il progetto, avviato nel 2019, era applicato soltanto in pochi carceri boliviani, mentre ora sono ben 47 i penitenziari dove viene svolto con più di 800 partecipanti. Oltre a diffondere l’alfabetizzazione, l’obiettivo di “Libri per sbarre” è rafforzare i processi di reinserimento e riabilitazione sociale attraverso l’incorporazione della lettura come alternativa al riscatto e influenzare così la riduzione del sovraffollamento carcerario.
Per ogni libro che finiscono di leggere, dopo una valutazione, avranno la possibilità di scontare giorni di reclusione; pertanto, li esortiamo a unirsi a questo progetto, a partecipare e, attraverso l’apprendimento, essere nelle condizioni migliori per affrontare la società quando lasceranno questo luogo “, si legge in un comunicato dell’Ufficio del Difensore Civico.
Tuttavia non tutte le persone possono accedere a questo scambio. Ci sono delle eccezioni: i detenuti condannati a 30 o più anni, gli accusati di stupro, rapina aggravata o omicidio – ad esempio – non possono accedere al programma.
Le sovraffollate carceri boliviane
Secondo la classifica del World Prison Brief (WPB), il principale database mondiale sulle questioni carcerarie, la Bolivia è tra le dieci nazioni con il peggiore sovraffollamento nel mondo. Infatti i detenuti sono quasi il triplo rispetto alla capacità del suo sistema penitenziario, con un tasso di occupazione carceraria del 269,9%. E con tutti questi problemi, lo spazio per la lettura è poco. Letteralmente.
Non solo, anche il tempo per leggere non è lo stesso per tutti, infatti c’è chi all’interno del penitenziario deve fare altri lavori per guadagnare e mantenere la famiglia che vive al fuori dalle sbarre.
Sì, sappiamo di quel programma, ma con quale tempo possiamo leggere se stiamo lavando, lavorando a maglia, cucendo (…). Mi piacerebbe leggere, ma devo lavorare”, confessa una detenuta di un carcere di La Paz a un mezzo locale.
Queste sue parole evidenziando come leggere, anche se gratis, sia un privilegio ancora per pochi. Molti detenuti non hanno tempo per pensare ai libri, devono guadagnare: fuori hanno una famiglia da sfamare oppure risparmiano per pagare le alte spese processuali con la speranza di non essere intrappolati dalla lentezza di un sistema giudiziario negligente. C’è chi entra per mesi e rimane anni.
Con questo progetto di reinserimento sociale la cultura sorpassa le mura delle carceri e offre pagine di libertà, svago e incontro. Ma da solo non basta, bisogna che sia integrato ad altre misure che migliorino la situazione penitenziaria del Paese andino.
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Fonte: Defensoría del Pueblo / Guardiana / WPB
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