“Solo sì è sì”: sembra una tautologia ma non lo è, sembra un’ovvietà ma va ancora spiegata spesso senza essere capita. La legge contro le violenze sessuali appena approvata dalla Camera in Spagna è quello di cui tutti abbiamo bisogno. Non c’è abuso, non c’è molestia, non c’è nemmeno equivoco: se non è “Sì” è violenza
Quel rifiuto non è Sì, quell’incertezza non è Sì, quel silenzio non è Sì: “Solo Sì è Sì”. Con questa “ovvietà” che ancora non è ovvia, la Camera in Spagna approva un disegno di legge che cancella tutte le possibili attenuanti alla violenza sessuale, come gli abusi. Perché non è un abuso (né tantomeno un equivoco): se l’altro non dice “sì”, è violenza sessuale.
La Sessione Plenaria del Congresso dei Deputati ha approvato in Spagna il 26 maggio il Disegno di legge per la Garanzia globale della libertà sessuale, che era stato presentato al governo il 7 luglio 2021, con 201 voti favorevoli, 140 contrari e 3 astenuti. Per l’approvazione definitiva serve anche il parere del Senato, sul quale non dovrebbero esserci sorprese.
La Spagna, se non ci saranno spiacevoli dietro-front, si aggiungerà dunque a quei Paesi che cancellano ogni possibile dubbio o interpretazione su cosa possa essere uno stupro, una violenza sessuale. Il Paese della scandalosa sentenza di Pamplona, con la quale i giudici della Navarra avevano riconosciuto colpevoli solo di abuso sessuale, e non di stupro, cinque uomini che avevano violentato in gruppo una diciottenne durante la festa di San Firmin nella città spagnola.
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La sentenza fu poi ribaltata, fortunatamente, dalla Corte Suprema, che ha poi condannato i cinque “uomini” a 18 anni di carcere, tutti con l’unica vera accusa possibile: violenza sessuale.
L’eco mediatico di quegli anni (la violenza era stata consumata nel 2016 e solo 3 anni più tardi è arrivata la condanna) è forse rimasto nelle menti dei giovani e dei meno giovani spagnoli, molti dei quali si erano riversati nelle strade per protestare contro l’iniziale assurdità.
L’approvazione [della legge] presuppone un passo decisivo per cambiare la cultura sessuale del nostro Paese – dichiara Irene Montero, ministra per le Pari Opportunità in Spagna – lontano dalla colpa e dalla paura, per lasciarsi alle spalle la cultura dello stupro e creare una cultura del consenso
Il testo infatti scrive chiaramente anche cosa si intende per consenso, che non è solo il “sì” verbale chiaramente, ma anche tutta una serie di atti che, nelle circostanze, esprimono chiaramente il consenso di entrambe le parti.
✅ El Pleno aprueba el Proyecto de Ley Orgánica de garantía integral de la libertad sexual y lo remite al Senado.
📝 Nota de prensa: https://t.co/BCa56WJxVH pic.twitter.com/RDTOSUeF1l
— Congreso (@Congreso_Es) May 26, 2022
Purtroppo la cultura del consenso è davvero molto lontana qui, in un Paese dove ancora si tende a minimizzare la violenza, a volte riducendola a “goliardia” quando l’atto sessuale non è stato consumato, fino all’odioso “Se l’è cercata”, come se una vittima possa davvero aver cercato una violenza.
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Magari perchè quella sera aveva qualche centimetro di pelle in più scoperta, aveva bevuto qualche bicchiere di troppo, aveva consumato droghe. E no, su quello c’era il consenso, sulla violenza no. E non se l’è andata a cercare affatto.
Il tutto, alla fine, si riflette spesso in sentenze che davvero troppo spesso ammorbidiscono i reati se non sviliscono direttamente le vittime, arrivando addirittura a giustificare gli aggressori, magari solo per quella birra in più o per quel centimetro di pelle coperta in meno.
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Attenzione: la strada che abbiamo da fare è davvero lunga, sia che la vittima sia una donna sia che lo sia un uomo. L’abbiamo visto proprio di recente, quando una fan ha toccato le parti intime al cantante Blanco ma si parlava addirittura di “polemica social”. No, non sono polemiche, è violenza. Il cantante non aveva chiesto di essere toccato, per cui non lo voleva, e quindi no, non è nemmeno una goliardata: è violenza.
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Grazie quindi ad un altro Paese che sembra aver fatto tesoro dei suoi errori, sperando che sia un’altra luce nell’oscurità.
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Fonti: Congreso de los Deputatos / Congreso/Twitter / El Pais
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