Rituale come il cenone di capodanno, ma molto meno pericolosa di un petardo, arriva puntuale la classifica di greeenMe.it sulle parole che ci accompagneranno nel 2012. Dieci argomenti di cui condivideremo fatti e chiederemo opinioni. Dieci temi che hanno messo le radici nel 2011, e che nel 2012 entreranno, a pieno titolo, nell’agenda mediatica. Dieci espressioni che potremmo cercare su Google nel corso dei prossimi mesi e che, se dovessimo scegliere un tag a identificarle, avrebbero il termine “sostenibilità”.
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Rituale come il cenone di capodanno, ma molto meno pericolosa di un petardo, arriva puntuale la classifica di greeenMe.it sulle parole che ci accompagneranno nel 2012. Dieci argomenti di cui condivideremo fatti e chiederemo opinioni. Dieci temi che hanno messo le radici nel 2011, e che nel 2012 entreranno, a pieno titolo, nell’agenda mediatica. Dieci espressioni che potremmo cercare su Google nel corso dei prossimi mesi e che, se dovessimo scegliere un tag a identificarle, avrebbero il termine “sostenibilità”.
Le abbiamo selezionate noi della Redazione di greenMe.it, con tanto di discussioni, consensi e cambi di fronte. Lo avevamo fatto anche l’anno scorso e tutte hanno avuto seguito. Non predicono il futuro, non vi dicono su quale azienda investire o se la profezia dei Maya si avvererà. Evidenziano un dato, ormai sempre più chiaro: la sostenibilità, il nostro tag, incide su aspetti sempre più ampi della vita delle società, condiziona scelte, consumi e direzioni di sviluppo dei Paesi. Si manifesta sempre più come una scelta obbligata e non come un’alternativa per volenterosi utopisti.
Energia sostenibile
A dichiarare che il 2012 sarà l‘Anno internazionale dell’energia sostenibile è stato Ban Ki-moon, segretario generale dell’ONU. “La nostra sfida – ha detto in occasione dell’annuncio – è la trasformazione. Abbiamo bisogno di una rivoluzione globale per l’energia pulita, una rivoluzione che renda l’energia disponibile e accessibile a tutti. È essenziale per rendere minimi i rischi climatici, per ridurre la povertà e migliorare la salute del Pianeta, la crescita economica, la pace e la sicurezza”. È stato stimato che il consumo energetico nel corso dei prossimi vent’anni aumenterà di circa il 40%. Saranno i Paesi in via di sviluppo a richiedere la maggior parte di queste risorse per contribuire a sostenere produttività industriale ed economica, sicurezza alimentare e standard di benessere. Soprattutto a loro è rivolta la richiesta di sviluppare capitale intellettuale in grado di progettare tecnologie green con le quali sfruttare le fonti energetiche pulite che il pianeta ci mette a disposizione. Nel frattempo, la Cina si candida a diventare il “motore verde” del prossimo secolo, mentre la Germania dichiara che nel 2011 l’energia prodotta da fonti rinnovabili ha superato sia quella proveniente dal nucleare che quella prodotta dal carbone convenzionale. Risultati che fanno ben sperare per il prossimo anno.
Quatar 2012: Cop 18
Proprio mentre erano in corso i lavori a Durban, lo stesso Ban Ki-moon ha annunciato che il prossimo anno la ormai consueta Conferenza Internazionale sul Clima si svolgerà a Doha in Quatar. A decretarlo è una vera e propria competizione che vedeva sfidarsi la capitale di uno degli stati più ricchi di petrolio al mondo e la capitale della Corea del Sud, paese che negli ultimi anni ha dimostrato seri interessi nei confronti di politiche per la riduzione delle emissioni di Co2. Il meccanismo di selezione delle città ospitanti rispetta un rigoroso sistema di rotazione: viene però da domandarsi quali siano i criteri di valutazione. Ancora più spontanea sopraggiunge la domanda: ma cosa andranno a fare a Doha se gli accordi di Durban hanno rimandato la ratifica di un eventuale Kyoto 2 al 2020? Perdonate l’ingenuità, ma nel 2012, l’attuale protocollo scadrà e le prime trattative a livello europeo inizieranno non prima del 2015. È più probabile piuttosto l’avvento di un rischioso periodo di vuoto normativo: il recente abbandono del Canada al tavolo di Kyoto rischia di esserne un primo segnale.
RIO+20
Dal Quatar al Brasile. Proprio nell’anno in cui la coesione globale in materia di politiche per il Clima rischia di non avere una piattaforma di dialogo su cui accordarsi, i leader mondiali si incontreranno nella città brasiliana dove nel 1992 ebbe luogo la prima Conferenza delle Nazioni Unite per il Clima e lo Sviluppo. Un ennesimo evento celebrativo che rischia di evidenziare ulteriormente l’estrema fragilità istituzionale di queste adunate, rispetto all’altisonanza degli obiettivi per i quali si dichiara di incontrarsi.
Olimpiadi di Londra
Un altro evento globale invaderà i media nell’anno 2012. E come ogni grande kermesse sportiva porterà con sé eroi ed eroine, gesti memorabili e imprese incredibili. Londra si vuole far ricordare anche per essere stata la prima Olimpiade sostenibile della storia. Un’ampia rassegna stampa testimonia già le lodevoli intenzioni: piscine che recuperano l’acqua piovana, stadi modulari destinati a essere smontati, velodromi da donare poi alle comunità locali, sistemi per favorire l’illuminazione naturale, pavimenti che generano energia a partire dal calpestio delle persone … Nei prossimi mesi, altre saranno le notizie che contribuiranno a pennellare di verde le Olimpiadi estive. Tutto ciò non cambia tuttavia la premessa a cui nessuna location olimpica sembra riuscire a venire meno: quella che vuole ogni città destinata a investire milioni per edificare enormi strutture sportive (potenzialmente già presenti nel tessuto urbano) e di accoglienza, che raramente troveranno una concreta destinazione al termine dell’evento.
Zero Consumo del Suolo
Se l’occasione olimpica ha dato l’opportunità al comune di Londra, tuttavia, per riqualificare diverse zone della città, povere e malfamate, recuperando edifici abbandonati, la stessa cosa non si può dire che accada nel nostro Paese, dove la massima ambizione edilizia sembra essere quella di trovare sempre nuovi terreni vergine da edificare. Se non bastassero le alluvioni devastatrici a testimoniarlo, ci sono i dati: negli ultimi 30 anni abbiamo edificato un quinto del territorio. Oggi ci ritroviamo con dieci milioni di case delle quali numerose abbandonate, sfitte, inutilizzate. Da qualche mese è attivo il Forum nazionale “Salviamo il paesaggio” che si prefigge l’obiettivo di portare all’attenzione nazionale il problema della salvaguardia del territorio. Alcune amministrazioni locali hanno cominciato ad applicare normative restrittive in materia, ma molto c’è ancora da fare. Come se non bastasse, agli interessi edilizi si aggiungono quelli energetici. I campi di cereali per la produzione di farina vengono destinati alla produzione di biocombustibili oppure a ospitare impianti per la generazione di energia. A rischio è un panorama che il mondo ci invidia, una tradizione agricola secolare e un’ opportunità per le nuove generazioni di vedere nella terra un bene durevole e profittevole.
E-cat e fusione fredda
In altre epoche sarebbe stato oggetto di spionaggio internazionale, sarebbe entrato nei dossier di FBI e KGB, magari Hitchcock ci avrebbe scritto un film. Oggi l’E-cat il catalizzatore realizzato dall’ingegner Rossi con la collaborazione del Prof. Focardi, capace di produrre energia grazie a un meccanismo di fusione fredda estremamente economico e privo di scorie apre prospettive epocali, genera speranze e perplessità. Mentre resta ancora fumoso il funzionamento che permette al catalizzatore di generare energia, si diffondono continue notizie sulla commercializzazione dell’oggetto che consentirebbe con poche migliaia di euro di essere autonomi dalle fonti energetiche classiche. Il 2012 sarà l’anno che ne decreterà vita o morte, successo o fallimento. Previsto nella versione industriale e anche in quella domestica potrebbe cambiare l’esito della terra o non smuoverne neanche un ciuffo d’erba. E se non sarà l’E-cat di Rossi e Focardi di sicuro quest’anno sentiremo parlare spesso di fusione fredda (o lern come la chiamano negli Stati Uniti) che sta infiammando anche la campagna presidenziale USA
Smart Grid
Non c’è dubbio che uno degli obiettivi del prossimo futuro sia consentire a tutti di produrre autonomamente l’energia di cui hanno bisogno; ma anche di condividere quella in eccesso o di ricevere quella mancante. In questa direzione va il progetto Smart Grid, che lavora proprio per favorire lo scambio attivo tra le singole unità produttive e riceventi, affinché l’energia non viva più momenti di picco e di calo con clamorosi effetti di dispersione, ma si distribuisca in modo omogeneo nella rete. Una rete intelligente come dice il nome stesso, a cui Enel, nel nostro Paese, ha già iniziato a lavorare e il cui primo passo è stato fatto attraverso l’installazione dei contatori elettronici all’interno delle abitazioni.
Smart City
Per una rete intelligente serve una città intelligente. Non è solo uno slogan ma una richiesta che la Comunità Europea fa alle aree metropolitane medio-grandi del continente. Per realizzarla mette anche a disposizione laute somme che saranno affidate a quelle amministrazioni che riusciranno a presentare i progetti migliori con i quali rendere i propri spazi dei generatori di democrazia e benessere ambientale e sociale. Gli ambiti di sviluppo hanno a che fare con la qualificazione energetica degli edifici, il riscaldamento/raffreddamento, la pianificazione urbana e la mobilità. Per l’Italia si candidano Torino, Genova, Bari, Catania e Palermo. Una sfida che è occasione per promuovere idee e modalità di progettazione inedite, sprigionando creatività e capitale umano. Il 2012 sarà l’anno delle proclamazioni.
Decrescita
Forse la stiamo già praticando, volenti o nolenti. Eppure la si identifica ancora come un movimento di protesta. Dietro questo termine tanto temuto altro non c’è che una presa di coscienza del processo di accumulo insensato sul quale abbiamo vissuto fino a ora e un tentativo di rifornire gli oggetti della nostra vita di un significato e di un valore. Una lunga campagna di sensibilizzazione sul tema ci condurrà fino a settembre, mese in cui a Venezia si svolgerà la terza Conferenza Internazionale sulla Decrescita nella quale si riuniranno tutte le associazioni che a vario titolo stanno conducendo politiche di decrescita in Italia e all’estero.
Sperimentazione animale
Non parla direttamente ai nostri portafogli, ma la questione della sperimentazione animale tocca la nostra sensibilità in quanto essere umani. È in corso una battaglia per bandire l’uso di cavie animali per la sperimentazione cosmetica, di cui le bandiere sventolanti davanti al centro di Green Hill di Montichiari sono solo l’ultimo atto. Il passaggio decisivo sarà presso le aule della Comunità Europea che nei prossimi mesi dovrà decidere se confermare o meno la data del 2013 come termine per abolire gli ultimi tre test ancora praticabili sugli animali: tossicità per uso ripetuto, tossicità riproduttiva e tossicocinetica (assorbimento, distribuzione, metabolismo ed escrezione della sostanza in esame). Si prevede che il 2012 sarà un altro anno di lotta e sensibilizzazione, picchetti e campagne.
Pamela Pelatelli