L’aborto nella Carta dei diritti fondamentali: il Parlamento europeo vuole che non si ripeta quanto accaduto negli USA

Dopo la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di non garantire più il diritto all’aborto, un po’ abbiamo temuto che da Washington arrivasse in Europa il vento gelido dell’antiabortismo. Pare non sia così. Dopo la risoluzione dell’Europarlamento, rimane – com’è ovvio – a ciascun Stato membro la possibilità di elaborare e attuare politiche in materia di educazione sessuale

Condanna fermamente, ancora una volta, la regressione in materia di diritti delle donne e di salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti a livello mondiale”, così l’Europarlamento prende una posizione netta e unitaria e vota a favore dell’inserimento del diritto all’aborto legale e sicuro nella Carta fondamentale dei diritti della Comunità Europea.

È un passaggio storico, questo, avvenuto grazie a una risoluzione non legislativa approvata a Strasburgo con 324 sì, 155 no e 38 astenuti e che impedirà qualsiasi tipo di tentativo di regressione e cancellazione dei diritti delle donne almeno in Europa, prendendo le distanze dalla decisione della Corte Suprema americana secondo cui l’aborto non è un diritto espresso dalla Costituzione e che pertanto non può essere praticato nel Paese (chi vorrà interrompere la gravidanza, di fatto, dovrà a recarsi in uno degli Stati americani che continueranno a garantire la libertà di scelta).

I deputati presentano così al Consiglio una proposta intesa a modificare l’articolo 7 della Carta poiché “ogni persona ha diritto all’aborto sicuro e legale” e attendono che il Consiglio europeo si riunisca per convocare una Convenzione per la revisione dei trattati, come già ribadito nella risoluzione del 9 giugno.

I deputati esprimono nella risoluzione preoccupazione per un possibile aumento del flusso di denaro per finanziare gruppi anti-genere e anti-scelta nel mondo, anche in Europa, e così esortano i Paesi europeai a depenalizzare l’aborto, a eliminare e combattere le rimanenti restrizioni giuridiche, finanziarie, sociali e pratiche in alcuni Stati membri.

I Paesi UE dovrebbero garantire l’accesso a servizi di aborto sicuri, legali e gratuiti – si legge – a servizi di assistenza sanitaria prenatale e materna, alla pianificazione familiare volontaria, a servizi adatti ai giovani, nonché alla prevenzione, al trattamento e al sostegno nella lotta all’HIV, senza discriminazione alcuna. La Commissione e gli Stati membri dovrebbero intensificare il loro sostegno politico a favore dei difensori dei diritti umani e dei prestatori di assistenza sanitaria che lavorano per far progredire la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti (Sexual and reproductive health and rights – SRHR).

Insomma, l’enorme passo indietro che dalla “democrazia più grande del mondo” rischiava di ripercuotersi sul resto del mondo occidentale sembra per adesso scongiurato. Raccogliamo i cocci, comunque, di una società frammentata e divisa che – ancora – sui diritti deve rimarcare a suon di risoluzioni ciò che normalmente spetta ad ogni singolo individuo.

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Fonte: Europarlamento

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