All’indomani dell’ultima puntata di Report si torna a parlare del sistema scolastico finlandese, ma è davvero tutt’oro quel che luccica? Come ogni sistema su cui si basa l’equilibrio una società, ha delle luci ma anche tante ombre. Proviamo a snocciolarle una per una e, attenzione, spoiler: in Italia stiamo messi molto male
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Empatia, comprensione, pensiero positivo, strutture nuove, responsabilità, investimenti sul corpo docenti. È solo fumo negli occhi oppure no quello che arriva dalle lontane terre finlandesi, dove si ricama un sistema scolastico di tutto punto, fatto di studentelli felici e appagati?
Non proprio o non esattamente. E partiremo subito da un dato finale: molti pedagogisti italiani sono piuttosto critici su quella che è stata la riforma della scuola in Finlandia e, ad oggi, secondo loro, mutuare il metodo scolastico finlandese da noi potrebbe essere un grave errore.
Detto ciò, di cosa è fatta in sostanza la scuola in Finlandia? Se si merita pagine intere di giornali e interessanti reportage, vuoi vedere che sarà davvero una di quelle best practices dalle quali sarebbe meglio apprendere? Facciamoci questa domanda e diamoci una risposta, soprattutto alla luce dell’ultima faccenda della famiglia finlandese che, dopo essersi trasferita in Italia da due mesi, ha deciso di lasciare il nostro Paese perché scandalizzata da “livello troppo basso delle nostre scuole”.
Non offendiamoci e guardiamo effettivamente dentro ai nostri istituti.
La scuola in Finlandia (e in Italia)
La riforma del 2016/17 del sistema finlandese ha indicato gli obiettivi fondamentali di crescita degli studenti nella nuova programmazione di tutte le scuole, da quelle dell’infanzia fino ai licei e agli istituti professionali. Questi i punti cui si è data maggiore importanza:
- saper collaborare con gli altri, la principale attività dei ragazzi è quella di lavorare in gruppo, stimolandosi a vicenda per risolvere problemi
- prendersi cura di sé stessi
- riuscire a esprimersi con ogni mezzo, digitale e non
- sviluppare un proprio pensiero critico
- imparare a riconoscere e rispettare la biodiversità e l’ambiente
Alla base della riforma vi è stata la convinzione che il modo migliore di affrontare il problema dei risultati scolastici non stia tanto nel potenziamento del tempo dedicato all’insegnamento o ai compiti, quanto nel fare della scuola un posto più stimolante ad ogni età.
Si consideri solo il fatto che dai 7 ai 16 anni i ragazzi rimangono nella scuola dell’obbligo e che non esiste la bocciatura perché non esiste la progressione da una classe all’altra, ma piuttosto la progressione da un livello a un altro all’interno dello stesso corso.
Tutto ciò al netto di 5 (ma potrebbero essere molti di più) punti fondamentali, per ognuno dei quali c’è qualcosa di simile al nostro metodo o del tutto contrario:
- Giocare per crescere: la nuova didattica per la scuola dell’infanzia finlandese è del tutto incentrata sul gioco, qui la convinzione è che l’apprendimento è efficace solo se avviene con la curiosità e la gioia di imparare. Vietato ai docenti insegnare a leggere e a scrivere prima dei 7 anni: nella scuola dell’infanzia finlandese matite, colori, gomme, penne sono solo strumenti da utilizzare ogni tanto, il concetto di essere obbligati dall’insegnante a stare seduti, fermi, a fare esercizi con la matita in mano è contrario a quello di sviluppo dei bimbi e del loro processo di apprendimento. Fateci caso: anche da noi sono molte le scuole e gli asili nido che provano a mettere in pratica questo concetto, ma rimane in mano un pugno di mosche.
- Inizio ritardato della prima classe: secondo gli psicologi che hanno ispirato i programmi finlandesi, i piccoli sono pronti solo dopo i 7 anni, perché solo allora sono in grado di affrontare meglio gli insegnamenti che richiedono attenzione.
In Italia, invece, c’è la (cattiva?) norma per cui si può addirittura chiedere l’inserimento anticipato alla prima classe primaria, con buona pace dell’andamento individuale e di quello collettivo di un’intera scolaresca (spesso, all’interno della stessa classe ci sono bambini di età differenti anche di un anno intero). - Scuola a tempo pieno: le rigide temperature finlandesi dettano senza dubbio uno stile di vita che ruota intorno a centri specializzati: palestre, musica, corsi di teatro, di cinematografia, si trovano tutti a scuola, dove quindi l’offerta formativa è totale. E questa è una caratteristica molto importante della pedagogia finlandese: si impara anche attraverso il ballo, la cucina, il cinema, la pittura, la musica e anche attraverso attività più da “banco”.
Altro punto in comune a molti programmi didattici alternativi nostrani, ma qui in Italia si è alla fine costretti a fare lo slalom tra i cosiddetti corsi “extracurriculari” e attività extra scolastiche. Ma, se vuoi fare danza paghi, se vuoi impegnarti nel calcetto paghi. Anche se hai bisogno di imparare l’inglese, paghi, perché da noi le ore dedicate alla lingua straniera sono assolutamente carenti. - Equità: e questo si riallaccia a quanto detto sopra: in Finlandia, libri, quaderni, materiale scolastico, pasti, corsi per gli studenti sono completamente gratuiti fino a 16 anni, tanto si attesta tra i primi Paesi in Europa per equità scolastica.
La parola equità, invece, in Italia, è ferma forse alla notte dei tempi. Solo alle primarie esiste la possibilità per tutti di avere i libri di testo gratuiti, ma poi è tutto un sudore tra certificati ISEE e fasce di contribuzione per qualsiasi cosa (al netto del fatto che tutte le spese di quaderni e quant’altro è a esclusivo carico delle famiglie). - Tecnologia: in Finlandia si è dato ampio spazio a libri integralmente digitali e all’uso sempre più frequente di tablet o IPad al posto dei quaderni.
Anche da noi, in parecchie scuole si dà adito ai ragazzi di usare i libri in formato digitale, ma quella che manca è la connessione e spesso i nostri studenti devono usare i dati personali. In ogni caso, siamo sicuri dei vantaggi della tecnologia a tutto spiano anche a scuola? Gli stimoli degli strumenti tecnologici fungono spesso solo da distrazione e i ragazzi più grandi sono totalmente distratti dall’offerta non proprio formativa che passa giornalmente attraverso i loro telefonini. Ecco perché anche in Finlandia i telefonini al mattino vengono “depositati” in una scatola e restituiti al termine delle lezioni, cosa che accade sempre più spesso anche dalle nostre parti.
Per dare un’idea di come sono organizzati gli istituti scolastici in Finlandia vi mostriamo qualche foto della Saunalahti school, una scuola completamente open space e senza barriere che si trova nella cità di Espoo ed è stata progetta dai Verstas Architects:
Dunque, la Finlandia è promossa o bocciata?
Secondo il PISA 2018, l’indice Ocse che esamina la misura in cui gli studenti hanno acquisito alcune delle conoscenze e delle competenze essenziali per una piena partecipazione alle società moderne, la Finlandia in Europa è seconda solo all’Estonia, e nella classifica mondiale si trova al decimo posto.
Quanto all’Italia, siamo invece tra le nazioni di seconda fascia (su tre) classificandoci al 34esimo posto. Lo studente medio in Finlandia ha ottenuto un punteggio di 516 punti, al di sopra della media Ocse di 488, quello italiano di 477 e, in generale, il corpo docenti finlandese è tra i più giovani del blocco, con il 17% degli insegnanti che ha meno di 30 anni e il 51% che ha un’età inferiore ai 50 anni mentre solo il 32% ha dai 50 anni in su (da noi, solo l’1% degli insegnanti è under 30 e il 58% è over 50).
Nonostante alcuni trend in negativo – come il calo della voglia di leggere e per quanto riguarda le conoscenze in matematica e in scienze – molti sottolineano che la Finlandia rimane tra i migliori Paesi al mondo per quanto riguarda l’offerta formativa.
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Il sistema scolastico finlandese può essere copiato? Il parere dei pedagogisti
Il sistema finlandese è particolare e non può essere “copiato” e replicato in Italia. In primis, il nostro Paese che ha degli ordinamenti differenti. Molti pedagogisti parlano soltanto di un “mito della scuola quasi perfetta” pronto piuttosto a sgretolarsi e non da imitare necessariamente.
Ma resta fuori di dubbio, ahinoi, che su parecchi punti la scuola pubblica italiana può e deve necessariamente fare dei passi in avanti. Ciò che possiamo imparare dai finlandesi è la progettualità, la attenzione alla ricerca pedagogica e al singolo e l’interazione tra scuola e società.
C’è chi oggi dice che va bene, in Finlandia è tutto più semplice perché la popolazione è ridottissima rispetto alla nostra, per cui come la mettiamo con i nostri numeri? In Italia ci sono molti esempi di singole realtà che stanno andando verso questa direzione, a dimostrazione del fatto che quello finlandese fa gola a tanti. Ne abbiamo qui per esempio: In questo liceo romano pochi compiti e niente voti: la scuola “senza stress” per studenti più sereni e motivati.
Ma quanto può incidere questo sforzo dei singoli se non viene applicato dall’alto? Non è impossibile, magari però partiamo dalle strutture scolastiche fatiscenti e da un ripensamento concreto della formazione (e della retribuzione) dei docenti. Il sistema scolastico italiano fa acqua da tutte le parti, a partire dalle stesse modalità di reclutamento del personale, dalla formazione di base e, in itinere, dei docenti fino alla scelta delle materie a cui assegnare più ore.
Più che confrontare i sistemi scolastici, forse sarebbe meglio confrontare gli investimenti economici nella scuola e nell’istruzione in generale.
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