La meravigliosa leggenda del fiore Sampaguita, simbolo di umiltà e resilienza

Conosciuto anche come gelsomino d'Arabia, il Jasmimum sambac è il fiore nazionale delle Filippine, dove viene chiamato Sampaguita.

La leggenda del fiore Sampaguita è una storia ricca di significati simbolici, tramandata per secoli all’interno della tradizione filippina. Essa narra di un tempo remoto, in cui i fiori vivevano in un giardino incantato, un Eden perfetto, in cui ogni pianta brillava per la propria bellezza o emanava profumi inebrianti. Era un luogo di meraviglia, in cui la natura mostrava tutte le sue sfaccettature, dalle tonalità più delicate alle fragranze più intense.

Tra le tante piante che abitavano il giardino, ce n’era una che, a differenza delle altre, non aveva né fiori sgargianti né un profumo riconoscibile. Era la Sampaguita, una pianta apparentemente insignificante, spoglia e senza alcun valore estetico, che per via di tale condizione era continuamente oggetto di scherno da parte delle altre piante del giardino, in particolare del Gumamela, meglio conosciuto come Hibiscus, e della Rosa, simbolo universale dell’amore.

La Sampaguita veniva derisa apertamente per la mancanza di colore e di profumo. “Guarda me,” diceva l’Ibisco, “la mia bellezza attira l’attenzione di chiunque passi, mentre tu non servi a nulla.” Anche la Rosa non perdeva occasione per umiliarla, vantandosi di essere il simbolo dell’amore e della passione, offerta in segno di affetto ed utilizzata per curare i cuori feriti.

Le parole pronunciate dagli altri fiori penetrarono nel cuore della Sampaguita, che, sopraffatta dalla tristezza, iniziò a piangere in silenzio, abbattuta e colma di insicurezze. Non riusciva a comprendere il motivo per cui fosse l’unica pianta a non avere doni tanto preziosi quanto quelli delle sue compagne. Quel sentimento di inadeguatezza si fece sempre più forte, fino a quando il vecchio guardiano del giardino non la sentì e si avvicinò a lei con fare compassionevole.

“Perché piangi, Sampaguita?” chiese il guardiano con dolcezza. Ma la pianta, incapace di rispondere, abbassò lo sguardo, sentendosi profondamente sconfortata.

A quel punto, le piante più belle del giardino, come l’Hibiscus e la Rosa, non esitarono a rivolgere altre richieste al guardiano, manifestando grande arroganza ed una certa vanità. Chiesero di essere curate e di ricevere attenzioni, sicure che solo loro meritassero di essere ammirate e venerate.

Dopo aver soddisfatto le richieste delle piante più pretenziose, il vecchio tornò dalla Sampaguita, ancora immersa nella sua tristezza. Fu allora che accadde qualcosa di straordinario. L’aspetto del vecchio guardiano si trasformò improvvisamente, rivelando la sua vera identità: era la Dea dei fiori, una figura maestosa e benevola, che conosceva a fondo il cuore di ogni pianta del giardino.

Con voce calma ma ferma, la Dea si rivolse alla Sampaguita. “Non disperare,” disse. “La tua umiltà e la tua semplicità sono le qualità che ti rendono speciale. Ti donerò fiori che non solo saranno meravigliosi, ma avranno anche una fragranza ineguagliabile.” Quelle parole cambiarono per sempre il destino della Sampaguita, che da quel momento in poi cominciò a sbocciare in tutta la sua bellezza.

La leggenda prosegue narrando come la Sampaguita divenne ben presto un fiore amato e apprezzato da tutti. Il suo profumo dolce e delicato iniziò a diffondersi ovunque, portando gioia e serenità a chiunque lo respirasse. Nel corso del tempo, la sua fragranza e la sua semplicità la resero un simbolo prezioso per il popolo filippino, tanto da farla diventare il fiore nazionale delle Filippine, utilizzato in svariate cerimonie e celebrazioni.

sampaguita 2

Oggi la Sampaguita è conosciuta ed apprezzata come pianta dalla  bellezza semplice, portatrice di un significato profondo: è il simbolo dell’umiltà e della resilienza, la testimonianza di come anche ciò che appare insignificante possa nascondere una grandezza interiore.

Come spesso accade nelle leggende, il messaggio della storia supera la dimensione estetica, per diventare una riflessione sulla vera natura del valore e dell’importanza, che non risiedono necessariamente nell’apparenza o nel riconoscimento immediato, ma nella sostanza e nella capacità di toccare il cuore degli altri.

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