Le autorità iraniane hanno imposto alle donne farmaciste di indossare l'hijab nero sul posto di lavoro. Ma i colleghi maschi non ci stanno e stanno protestano in modo geniale
Per le donne iraniane le parole libertà e diritti sono ormai un lontano ricordo. Si allunga di settimana in settimana la lista delle misure restrittive imposte alle cittadine del Paese mediorientale da Ali Khamenei, guida suprema della Repubblica islamica dell’Iran.
Non possono cantare né ballare liberamente, non possono più assistere agli eventi sportivi in cui giocano uomini, per loro studiare è diventato un percorso fatto di mille ostacoli e devono rispettare l’obbligo di indossare il velo islamico se non vogliono essere arrestate e rischiare di fare la stessa fine toccata alla povera Mahsa Amini.
A dover rispettare una serie di regole severissime anche la categoria delle farmaciste. Lo scorso mese, infatti, la Food and Drug Administration iraniana ha ordinato alle dipendenti donne delle farmacie di coprire il capo con l’hijab nero sul posto di lavoro. L’ennesimo diktat che ha sollevato un gran polverone nel Paese e che non è andato affatto giù neanche ai farmacisti maschi.
Per mostrare il loro dissenso verso un regime liberticida e maschilista, alcuni colleghi uomini hanno deciso di protestare in modo tanto semplice quanto geniale: come dimostrano diverse foto circolate sui social, molti stanno indossando il velo islamico in segno di solidarietà alle donne.
A dare voce a questa contestazione anche la giornalista e attivista iraniana Masih Alinejad, una delle più grandi sostenitrici della lotta per la coraggiosa libertà che le donne dell’Iran portano avanti da mesi, che in tweet scrive:
Gli uomini iraniani prendono in giro questa direttiva della FDA e sostengono le loro colleghe indossando l’hijab. Insieme abbatteremo questo muro.
Secondo quanto previsto dalla FDA iraniana, i proprietari delle farmacie sono chiamati a monitorare se le donne indossano correttamente o no il velo islamico, affiggendo dei cartelli messi ben a vista dei clienti.
Qualche settimana fa, due farmacie del Paese – una di Teheran e una di Amol – sono state chiuse proprio perché alcune dipendenti non avevano seguito alla lettera il divieto, facendo un “uso improprio” dell’hijab.
Le proteste, spesso represse nel sangue, al grido “Jin, jiyan, azadî” (donna, vita, libertà) infiammano il Paese mediorientale dallo scorso settembre. A scendere nelle strade e nelle piazze di Teheran e delle altre città non ci sono solo donne e ragazze. Anche migliaia di uomini stanno facendo sentire la loro voce per chiedere un Iran libero e democratico.
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Fonte: Iraintl/Masih Alinejad
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