Questa adolescente polacca ha creato un e-commerce di cosmetici fake per aiutare le donne a denunciare i casi di violenza domestica

Krystyna Paszko ha dato il via ad un’iniziativa lodevole e meritevole. Ha infatti creato un falso e-commerce di cosmetici per aiutare le vittime di violenza domestica a denunciare gli abusi. Invece di comprare prodotti per la pelle, si entra in contatto con uno psicologo a cui spiegare – in codice – il problema e fornire l’indirizzo per essere raggiunte dalle autorità.

Un’adolescente polacca ha avuto un’idea davvero lungimirante e ammirevole che ha permesso a molte donne di liberarsi finalmente dal giogo di uomini violenti. Ha infatti creato un falso e-commerce di cosmetici per aiutare le vittime di violenza domestica a denunciare gli abusi. Krystyna Paszko ha spiegato di aver sentito parlare dell’aumento dei casi di violenza domestica durante la pandemia. Ha poi raccontato di essere venuta a conoscenza di sforzi fatti da altre persone per combattere la violenza domestica che l’hanno ispirata a fare lo stesso.

Così ha lanciato un falso negozio online chiamato “Camomille e viole del pensiero” in cui la vittima può inviare una richiesta di aiuto facendo finta di fare acquisti online. Krystyna non credeva che così tante persone potessero arrivare alla sua piattaforma:

Pensavo che sarebbe stato solo per i miei amici e per gli amici degli amici, che avrei aiutato forse una o due persone. Tuttavia le condivisioni su Facebook sono state tantissime e la cosa è diventata davvero popolare.

In realtà si parla con uno psicologo e, poco dopo, sopraggiungono le autorità

Ma come funziona l’e-commerce? La vittima di violenze utilizza il sito web per acquistare una crema. A quel punto uno psicologo, invece di un venditore, risponde e chiede se si hanno problemi di pelle (ovvero se si viene picchiate), da quanto tempo si verificano e se c’è qualche reazione all’alcol (problemi di alcolismo).

Dopo aver spiegato di cosa si tratta, la persona può richiedere la “consegna dell’ordine” fornendo il proprio indirizzo. Le autorità si presenteranno subito dopo per prestare soccorso. Per la creazione del sito web, la studentessa ha recentemente vinto un premio dell’Unione Europea ricevendo 12.120 dollari.

“Vorrei una mascherina 1522”, le “parole in codice” per chiedere aiuto

La Paszko ha affermato di aver preso l’idea dopo aver letto di un’iniziativa francese in cui le persone possono usare la parola “mascherina 19” nelle farmacie per ottenere l’aiuto da chi di dovere nei casi di violenza domestica.

Progetti simili hanno preso il via in tutto il mondo, soprattutto perché la violenza domestica è aumentata a dismisura causa della pandemia. Fenomeni di questo tipo ci sono infatti purtroppo sempre stati ma, durante l’emergenza dovuta al Coronavirus con tutti noi costretti a rimanere solamente a casa, sono ulteriormente peggiorati.

Nata da un accordo tra i centri antiviolenza e la Federazione farmacisti, l’iniziativa è attiva anche in Italia: basta pronunciare la frase “vorrei una mascherina 1522” per denunciare una violenza domestica. Prende il nome dal numero gratuito 1522 da comporre per segnalare violenze domestiche. Promosso dalla Presidenza del consiglio-Dipartimento per le pari opportunità, offre anche la possibilità di parlare in chat per chi non potesse chiamare.

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