#IOLOSO: le atlete si uniscono contro le clausole anti-maternità che impediscono loro di lavorare quando rimangono incinte.
Le clausole anti-maternità sono una triste realtà nell’ambito del lavoro, triste e molto frequente, seppure taciuta. E il mondo dello sport non è da meno, come ha messo in luce il caso di Lara Luigi, solo uno dei tanti “nei quali alle atlete viene chiesto di perdere il compenso, ogni tipo di benefit e in qualche malaugurato caso persino di riconoscere i danni“.
Ecco perché centinaia di sportive si sono unite per supportare la campagna #IOLOSO promossa dall’Assist, Associazione nazionale atlete, il cui obiettivo è sostenere i diritti delle lavoratrici sportive.
Perché come si legge sulla pagina fb di Assist, “quando un’atleta resta incinta, c’è da sempre la clausola, spesso non scritta, di rinunciare a ogni diritto. Nessuna tutela per un diritto fondamentale. Tutti lo sanno, tutte lo sanno, e chi decide non ha mai fatto nulla o quasi. Non è accettabile! Cambiamo insieme questa situazione vergognosa!“.
Guardate il Tg1 ora in onda ☺️#IOLOSO #atlete #LaraLugli ❤️💪🏿 #maternitaGrandissime le atlete dell #AgilNovara!! Grandissima Chirichella_fanpage_☺️
Posted by Assist – Associazione Nazionale Atlete on Monday, March 15, 2021
Jenny Barazza, Lucia Bosetti, Tania Di Mario, Francesca Zara, sono tantissime le atlete che hanno sostenuto questa importante iniziativa postando le loro foto di protesta. E non sono mancati gli atleti maschi.
Per l'atletica aderisce alla campagna #IOLOSO Deborah Toniolo!Rendiamo noto a tutti qual è la realtà dello sport…
Posted by Assist – Associazione Nazionale Atlete on Monday, March 15, 2021
Una grandissima del volley: Jenny Barazza! La campagna vuole sensibilizzare tutta l’opinione pubblica al sostegno alle…
Posted by Assist – Associazione Nazionale Atlete on Sunday, March 14, 2021
E tutti noi siamo chiamati a partecipare attivamente inviando una foto a associazoneatlete@gmail.com, accompagnata dall’hashtag #IOLOSO, oppure postandola sui nostri profili e taggando ASSIST.
Ne vale la pena perché, come sottolinea l’associazione, questa è una battaglia di civiltà che riguarda tutti, non solo le donne.
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