Tribù indigene del Nepal contro lo zoo di Londra: la loro raccolta fondi non serve per aiutarci

Le tribù indigene del Nepal si scagliano contro lo zoo di Londra che in un video raccoglie fondi sostenendo di aiutare le comunità

Le comunità indigene del Nepal criticano aspramente il London zoo per via di un video promozionale finalizzato alla raccolta di fondi. Nelle immagini, infatti, lo zoo sostiene che il denaro serve anche ad aiutare le tribù, ma gli attivisti dicono che ciò non corrisponde a verità e definiscono il tutto ‘spazzatura paternalista’.

Secondo Survival international, l’organizzazione che da sempre è a fianco dei popoli indigeni e lotta per la difesa dei loro diritti, le tribù nepalesi si sono scagliate contro il video dello zoo di Londra. Tre organizzazioni che rappresentano i Tharu, sfrattati dal famoso parco nazionale Chitwan, in Nepal, hanno scritto alla Società Zoologica di Londra (ZSL), la casa madre dello Zoo, spiegando: “La ZSL non fa nulla per aiutare i Tharu che sono stati sfrattati dal parco in nome della conservazione, allora perché chiedono soldi per aiutarci?”.

La Società Zoologica di Londra lavora nel parco nazionale Chitwan dal 1997 e secondo Survival, dal 2013 sostiene le pattuglie dei guardaparco anti-bracconaggio. Nel video viene raccontato che lavora con ‘le comunità nei dintorni dei parchi nazionali Chitwan e Bardia per sostenere i loro mezzi di sussistenza e risolvere il problema della competizione esistente per i pascoli tra il bestiame e la fauna selvatica’. Ma non solo. Il video suggerisce che le tribù indigene danneggiano la foresta.

“La foresta e gli animali sono lì solo perché noi li abbiamo protetti per migliaia di anni. Noi siamo i veri custodi della foresta. Se qualcuno vuole sostenere le comunità, allora che riconosca i nostri diritti alle nostre terre a a gestire e proteggere la nostra foresta da soli.Faremo un lavoro migliore di quello del governo e delle Ong!”, spiegano i Tharu a Survival.

Per questo motivo, le organizzazioni dei Tharu hanno inviato una lettera a Alok Sharma, segretario di Stato per lo Sviluppo Internazionale, poiché il governo britannico ha promesso di raddoppiare le donazioni ricevute entro il 31 dicembre.

“Non ha alcun senso suggerire che il miglior modo per salvare la foresta e gli animali sia assicurarsi che ‘le comunità non dipendano più dalla foresta per sopravvivere’. Quelle foreste si trovano lì proprio perché gli abitanti locali le hanno gestite e protette per moltissimo tempo”, commenta Sophie Grig, ricercatrice di Survival che ha visitato le comunità sfrattate dal parco di Chitwan.

Con la creazione del parco, le comunità indigene di Chitwan hanno sofferto enormemente. Nel nome della conservazione sono state sfrattate con la forza, picchiate, torturate e persino uccise.

“I Tharu adorano la tigre e hanno rapporti speciali con molti animali, tra cui gli elefanti che, dicono loro, capiscono solo la lingua tharu. Un uomo Tharu mi ha detto ‘Noi possiamo comunicare con gli elefanti per dono divino’”, dice ancora la ricercatrice.

Vi abbiamo raccontato tante volte le storie di migliaia di indigeni sfrattati senza il loro consenso per fare spazio nelle terre ancestrali a riserve di tigri.

“È ormai ampiamente riconosciuto che i popoli indigeni si prendono cura delle regioni a maggiore biodiversità al mondo, eppure, il modello coloniale della cosiddetta ‘conservazione’ è ancora ampiamente praticato in gran parte del Sud del Mondo, e dalle più grandi Ong per la conservazione. È una macroscopica violazione dei diritti umani. Chi sostiene tutto questo, sostiene abusi di enorme portata”, chiosa Stephen Corry, direttore generale di Survival International.

Fonte: Survival International/ZSL London Zoo

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