Sparati, mutilati, pugnalati, è un inferno senza fine quello degli indios. In Brasile, tredici indiani amazzonici sono stati attaccati dagli agricoltori armati di machete. E’ quanto denuncia Survival International che mostra delle immagini agghiaccianti.
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Indios Gamela, violenza inaudita. Mutilati, pugnalati e colpiti con i machete dalla lobby dell’agribusiness brasiliana
Sparati, mutilati, pugnalati, è un inferno senza fine quello degli indios. In Brasile, tredici indiani amazzonici sono stati attaccati dagli agricoltori armati di machete. È quanto denuncia Survival International che mostra delle immagini agghiaccianti. Attenzione immagini forti.
Un uomo con entrambe le braccia mutilate è il simbolo del trattamento riservato ai popoli indigeni che cercano in tutti i modi di salvare e proteggere le loro terre ancestrali.
Secondo Survival International, l’attacco è stato una rappresaglia contra la campagna dei Gamela, per recuperare una piccola parte del loro territorio.
La loro terra è stata invasa e distrutta sia dai taglialegna che dagli accaparratori di terra che vogliono sfruttare gli appezzamenti trasformandoli in fazzoletti agricoli, di conseguenza i Gamela che sono indigeni dell’area dello stato di Maranhão, nel Brasile settentrionale, sono costretti a vivere ammassati in poche centinaia di metri.
Secondo l’associazione che si batte per i diritti delle popolazioni indigene:
“Da tempo la tribù è in conflitto con gli interessi dell’agribusiness capitanato dalla famiglia di proprietari terrieri Sarney, tra cui ci sono l’ex-presidente del Brasile e un ex-governatore dello stato di Maranhão”.
I testimoni oculari raccontano a Survival che gli allevatori si erano radunati attorno a un barbecue e dopo essersi ubriacati, hanno circondato l’accampamento dei Gamela e li hanno attaccati con il fuoco.
Subito dopo, sono passati ai machete provocando ferite gravissime agli indios e al momento, tredici persone sono in ospedale. Sempre secondo i testimoni, la polizia locale era presente, ma non sarebbe intervenuta per impedire o fermare l’attacco.
La risposta ai Gamela che volevano tornare nelle loro terre sono state minacce di morte e violenza.
“La gente si sbaglia se pensa che uccidendoci metterà fine alla nostra lotta. Se ci uccidono, cresceremo ancora, come semi. Né la paura, né i proiettili degli allevatori potranno fermarci”, hanno detto i Gamela in una dichiarazione diffusa dall’Ong brasiliana CIMI.
Qualche giorno fa, nella capitale Brasilia c’erano state proteste contro le proposte di emendamento alle leggi per i popoli indigeni del paese, che potrebbero avere disastrose conseguenze per questi popoli.
“In questo momento, stiamo assistendo al più grave attacco agli Indiani brasiliani da decenni. Questo terrificante episodio è sintomatico di un attacco crudele e prolungato che sta annientando le comunità indigene del paese. Atti efferati come questo non avranno fine sino a quando i responsabili non saranno perseguiti e il Brasile inizierà a far rispettare i diritti territoriali dei popoli indigeni, come previsto dalla legislazione nazionale e internazionale.” ha commentato Stephen Corry, direttore generale di Survival International.
Il furto di terra, come abbiamo più volte documentato, è uno dei problemi più gravi che i popoli indigeni devono affrontare. In tutto il mondo, le società industrializzate rubano le loro terre per trarne profitto.
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“Temiamo, spiegano da Survival – che gli stretti legami tra la lobby dell’agribusiness brasiliana e il governo Temer, salito al potere dopo l’impeachment di Dilma Rousseff nel 2016, possano portare nuova violenza genocida e razzismo contro i popoli indigeni del Brasile”.
Dominella Trunfio
Foto: Reuters