Almeno dal 2013, l’esercito nigeriano ha condotto un programma di aborto segreto, sistematico e illegale nel nord-est del Paese, ponendo fine ad almeno 10mila gravidanze tra donne e ragazze, secondo un’indagine di Reuters. Molte erano state rapite e stuprate da militanti islamisti. Chi ha opposto resistenza è stata selvaggiamente picchiata o drogata per obbedire, dicono i testimoni
Quando si è svegliata in un campo militare nelle vicinanze si è “sentita la più felice”, racconta la giovanissima Fati, ora poco più che ventenne, ricordando la violenza avvenuta diversi anni fa nello stato del Borno nord-orientale della Nigeria.
Per più di un anno, dice, è stata picchiata e violentata ripetutamente. Poi è rimasta incinta.
Circa una settimana dopo giacevo su una stuoia in una stanza stretta e buia in una caserma militare a Maiduguri Era tutto rancido, con gli scarafaggi che strisciavano sul pavimento. Uomini in uniforme entravano e uscivano, facendo a me e ad altre cinque donne delle misteriose iniezioni e pillole.
Dopo circa quattro ore, continua Fati, che era incinta di circa quattro mesi, ha sentito un dolore lancinante allo stomaco e del sangue nero le è fuoriuscito. Anche le altre donne sanguinavano e si contorcevano sul pavimento.
È il racconto agghiacciante di questa e altre donne di quello che è stato il “programma segreto” dell’esercito nigeriano iniziato almeno nel 2013 e che ha causato circa 10mila aborti. Un’interessante inchiesta dell’agenzia di stampa Reuters lo riporta a galla e sono pagine davvero strazianti.
Dal 2013, quasi 10 anni fa, l’esercito nigeriano avrebbe insomma condotto un programma segreto per far abortire senza il loro consenso almeno 10mila tra donne e ragazze nel nord-est del Paese. L’inchiesta dà voce a 33 donne e ragazze costrette ad abortire tra i 12 e 18 anni e ad operatori sanitari, soldati e dipendenti del governo che avrebbero attivamente partecipato al programma.
Molte delle donne e ragazze in questione erano state rapite e stuprate da militanti islamisti e poi liberate proprio dall’esercito nigeriano, che dopo la liberazione le teneva in custodia per alcuni giorni o settimane.
Il programma di aborto sistematico e illegale fa parte del conflitto in corso contro Boko Haram – spiegano affermano gli autori dell’inchiesta. La maggior parte delle ragazze era stata tenuta prigioniera e violentata dai miliziani islamici. Chiunque resisteva veniva fisicamente costretto a obbedire.
Secondo diversi testimoni, in Nigeria persiste la convinzione che “i figli dei jihadisti di Boko Haram sono predestinati, dal sangue nelle loro vene, a prendere un giorno le armi contro il governo nigeriano”. I militari avrebbero quindi interrotto almeno 10mila gravidanze, ma è possibile che le vittime superino il numero di 12mila.
Alle giovani donne venivano somministrate iniezioni e pillole per indurre l’aborto – spiega l’inchiesta –, mentre altre sono state sottoposte ad aborti chirurgici.
Le accuse sono state completamente respinte dall’esercito nigeriano attraverso il proprio capo di stato maggiore della difesa, il generale Lucky Irabor.
Parole che lasciano il tempo che trovano. La cosa ancora più agghiacciante è la spaventosa analogia con quanto hanno vissuto le donne durante l’olocausto. Nel secolo scorso.
Seguici su Telegram | Instagram | Facebook | TikTok | Youtube
Fonte: Reuters
Leggi anche: