In Etiopia c’è in atto un disastro umanitario e nessuno lo sa. Donne e bambini sfollati, uccisioni sommarie, torture e arresti in uno scontro, quello tra le forze governative e il Fronte di liberazione del Tigray, che continua senza tregua
Che fossimo sull’orlo di un disastro umanitario lo si era capito già da tempo, da quando più o meno a gennaio scorso il Programma alimentare mondiale (Wfp) aveva annunciato che da lì a poco avrebbe distribuito le ultime scorte di cereali, di legumi e di petrolio alla regione dei ribelli, dove si stimava (allora) che più di 5 milioni di persone avevano bisogno di assistenza alimentare. E intanto, ad oggi, gli scontri tra il Governo federale etiope e il Fronte di liberazione del Tigray, nell’Etiopia del nord, continuano senza soluzione di continuità.
Iniziati nel novembre 2020 con un’operazione militare lanciata dal premier etiope Abiy Ahmed dopo i presunti attacchi del Fronte popolare di liberazione del Tigrè contro le forze nazionali di sicurezza etiopi a Macallè, la capitale, da allora pochi aiuti umanitari sono arrivati, sostanzialmente insufficienti e inadeguati a soddisfare i bisogni di milioni di persone.
6 milioni, esattamente. Senza accesso a medicine né tanto meno alle telecomunicazioni e senza la possibilità di lasciare la regione.
Da nessuna parte al mondo vedresti questo livello di crudeltà, dove un governo punisce sei milioni di persone per più di 21 mesi, ha detto il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, che parla del “peggior disastro sulla terra” e accusa i dirigenti dei Paesi più ricchi di aver trascurato la crisi nella regione dell’Etiopia.
Fin dall’inizio del conflitto, la regione ha subito scarsità di prodotti alimentari e l’accesso a servizi essenziali, con il risultato che la popolazione del Tigrai, in particolare i più deboli come anziani e bambini, è ora alle prese con molteplici epidemie di malaria, antrace, colera, diarree e altre malattie.
Perché tutto questo?
È forse il colore della pelle la causa della totale distrazione nei confronti di quanto accade nel Tigray? Provoca il direttore generale dell’Oms, eritreo e di etnia tigrè, rivolgendosi alla comunità internazionale con evidenti accuse di razzismo.
L’unica cosa che ci chiediamo è: ‘Può il mondo tornare in sé e sostenere l’umanità?’, dice ancora Ghebreyesus.
Può? Certo che può, lo vogliamo credere. L’unica soluzione sarebbe la pace. Fondamentalmente lo dicono tutti, ma nessuno sembra realmente comprenderlo e metterla in atto.
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Fonte: The Guardian
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