Eleonora Giorgi e Bianca Balti hanno deciso di condividere pubblicamente la loro esperienza di malattia, rompendo il silenzio e promuovendo un dialogo sulle neoplasie
“Mi aspetta un lungo viaggio, ma so che lo batterò. Per me, per i miei cari (le mie figlie sono in cima alla lista), e per tutti voi che avete bisogno di forza, potete prendere in prestito alcune delle mie perché ne ho un sacco”.
Raccontate in un breve post Instagram, queste parole sono della modella Bianca Balti, che il 15 settembre ha comunicato: “Domenica scorsa, mi sono registrata al pronto soccorso per scoprire che il mio dolore addominale era un cancro alle ovaie allo stadio 3C. È stata una settimana piena di paura, dolore e lacrime ma soprattutto amore, speranza, risate e forza”.
Anche l’attrice Eleonora Giorgi ha scelto di raccontare la sua esperienza con il cancro. In una intervista a Verissimo, andata in onda il 15 settembre, Giorgi ha dichiarato di avere un tumore al pancreas che, scoperto dieci mesi fa, i medici stanno cercando di curare. “La vita è così. È pazzesco, cambiano le priorità: capita, capita anche di peggio. La vita è un poker, non si può mai sapere. Bisogna sperare che vada tutto bene, ma io sono lucida, razionale e fatalista. Il fato ti colpisce e non si capisce perché”, ha raccontato l’attrice a Silvia Toffanin.
Mentre era in dialogo con la giornalista di Canale 5, Giorgi ha tolto il foulard nero che aveva sul capo, mostrandosi senza capelli. «Dobbiamo trovare il coraggio di essere sempre noi stesse, senza vergognarci. Siamo fighe lo stesso, anche con la nostra testina pelata».
La scelta di Balti e Giorgi di condividere pubblicamente il proprio percorso di malattia e di cura ha raccolto molti messaggi di supporto e solidarietà sugli account social delle due star, dimostrando come questa decisione, quando e se sentita, è in grado di generare solidarietà. Diventando occasione per affrontare con occhi diversi il percorso della malattia.
In un mondo in cui il cancro è spesso avvolto dalla paura e dallo stigma, la volontà di tradurre in parole la propria esperienza con la malattia può abbattere il muro di silenzio e sconforto che spesso si innalza tra chi riceve una diagnosi e il resto del mondo.
Vissuto come argomento tabù, come un segreto che al massimo si può sussurrare, il cancro è in grado di generare sentimenti di isolamento e vergogna. Condividendo le loro storie, Eleonora Giorgi e Bianca Balti hanno voluto portare un contributo, esteso a migliaia di persone, per normalizzare il racconto dell’esperienza di malattia con il cancro.
L’impatto della condivisione di storie personali sul cancro va ben oltre l’individuo e, di più, può tessere le trame di una rete solidale in grado di raggiungere la vita di innumerevoli altre persone.
Se per coloro che oggi convivono con il cancro, queste narrazioni possono offrire un senso di comunità e speranza, per coloro che hanno perso i propri cari, a causa di una neoplasia, possono fornire conforto e comprensione, ricordandoci che non siamo soli nel nostro dolore. E, ancora, condividere storie come queste può incoraggiarci alla prevenzione, a sottoporci a screening, ad adottare stili di vita più sani e a sostenere gli sforzi della ricerca medica.
Se infatti condividere esperienze personali, quando ciò risulta spontaneo e sentito, è utile a destigmatizzare il cancro, è altrettanto importante sottolineare il ruolo della prevenzione. La diagnosi precoce e il trattamento tempestivo possono migliorare significativamente i risultati per molti tipi di cancro.
In un’epoca in cui i social media sono spesso considerati serbatoi di notizie superficiali così come terreno fertile per gli haters, la decisione di Eleonora Giorgi e Bianca Balti di condividere le loro storie di malattia è un segnale di speranza. E questo perché questa scelta, che tale deve rimanere, può promuovere una cultura di apertura e sostegno.
“Lo facciamo per incoraggiare a non vergognarci”, ha confessato la stessa Giorgi. E condividendo le nostre storie possiamo trasformare questa convinzione in realtà, ricordandoci che il cancro non è un tabù ma una malattia che, come tutte le altre, può riguardarci tutti.
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