IgNobel 2018, le ricerche più improbabili del mondo: quando la scienza soddisfa curiosità più strane

Tutte ricerche scientifiche pubblicate su riviste internazionali riconosciute, anche se i risultati potrebbero farci restare un po’ perplessi: gli IgNobel sono stati assegnati anche quest’anno dall’Annals of Improbable Research nel corso di una solenne cerimonia avvenuta ieri 13 settembre presso il Teatro Sanders di Harvard

Tutte ricerche scientifiche pubblicate su riviste internazionali riconosciute, anche se i risultati potrebbero farci restare un po’ perplessi: gli IgNobel sono stati assegnati anche quest’anno dall’Annals of Improbable Research nel corso di una solenne cerimonia avvenuta ieri 13 settembre presso il Teatro Sanders di Harvard.

Ricerca improbabile, forse, scienza che fa sorridere, sicuramente, ma c’è qualcosa in più. Le scoperte dei vincitori sono pur sempre pubblicate da giornali riconosciuti che non accetterebbero articoli che potrebbero rovinare loro la reputazione.

Dopo il sorriso, infatti, qualche pensiero. Che sia amaro, o dettato dalla curiosità, nulla di tutto quello che viene premiato è “cosa sciocca”, ma anzi, frutto di indubbia fantasia, quella che, a volte, manca nella cosiddetta scienza seria. D’altronde, come scrive Nature, “i premi Ig Nobel sono senza dubbio il fiore all’occhiello del calendario scientifico”.

Ecco i vincitori:

IgNobel per la medicina

Per le montagne russe. Eh sì, altro che invasivi e costosi interventi, basta un giro sulle popolari giostre per espellere naturalmente i calcoli renali. Provare per credere? Ci hanno pensato già i vincitori del premio, Marc Mitchell e David Wartinger, osteopati della Michigan State University, che hanno dimostrato come sedendosi sui sedili posteriori si ha una probabilità pari al 64% di espellere il calcolo. Mica male! Lo studio è stato pubblicato su The Journal of the American Osteopathic Association.

IgNobel per l’antropologia

Assegnato causa scimpanzé, o meglio, grazie a noi che li imitiamo. Se mai qualcuno avesse avuto dei dubbi a riguardo, non sono solo le scimmie ad imitarci: lo facciamo anche noi. Lo hanno dimostrato Tomas Persson, Gabriela-Alina Sauciuc ed Elainie Alenkær Madsen, che, presso zoo di Lund hanno verificato come il 10% dei gesti compiuti dai primati e da noi quando interagiamo sia un’imitazione di quello dell’altro. Peccato che in gabbia ci siano loro, ma questa è un’altra storia. La ricerca è stata pubblicata su Primates.

IgNobel per la biologia

Causa profumo di moscerini. Ebbene sì, anche noi possiamo “percepire” a distanza un moscerino, perché il nostro naso è in grado di rilevare un particolare feromone chiamato Z4-11Al. Paul Becher e il suo team hanno sottoposto la molecola al naso di un panel di esperti, dimostrando che questa è percepibile anche in quantità infinitesimali, come quelle prodotte da una singola femmina. Con buona pace dei sommelier che da tempo lo dicevano. Il tutto pubblicato su bioRxiv.

IgNobel per la chimica

Per tutte le mamme, beh non proprio per tutte, solo per quelle che, come molte specie animali, “lavano” i loro bimbi leccandoli amorevolmente. Sì, perché Paula M. S. Romão, Adília M. Alarcão e César A. N. Viana hanno dimostrato che la saliva umana è un ottimo detergente grazie all’alfa-amilasi, un enzima responsabile della pre-digestione dei carboidrati. Il lavoro è stato pubblicato nel lontano 1990 su Studies in Conservation.

IgNobel per l’educazione medica

Grazie ad un’autocolonscopia. Perché, anche se sembra difficile, con una buona preparazione medica (oltre che ad un fisico snodato) la colonscopia si può fare anche da soli. Ci sono riusciti i medici Akira Horiuchi e Yoshiko Nakayama in posizione seduta, che hanno poi pubblicato i loro risultati su Gastrointestinal Endoscopy.

IgNobel per la letteratura

Per chi… non ama leggere. Sembra una contraddizione, ma in effetti questi premi si assegnano a scienza alternativa. E comunque si parla di manuali di istruzioni che effettivamente non legge nessuno, o quasi, soprattutto se uomini e di buona cultura. Thea Blackler, Rafael Gomez, Vesna Popovic e M. Helen Thompson hanno dimostrato questo risultato (forse prevedibile ma neanche troppo) e l’hanno pubblicato su Interacting With Computers.

IgNobel per la nutrizione

Grazie all’inutilità del cannibalismo. Nel Paleolitico era una pratica comune, ma dalle analisi condotte da James Cole sulla dieta cannibale di un tipico essere umano preistorico, è emerso come l’apporto calorico fosse decisamente scarso. Dunque la consuetudine era probabilmente dettata da motivazioni rituali. La macabra ricerca è stata pubblicata su Scientific Reports.

IgNobel per la pace

Per chi la pace non riesce a mantenerla, almeno alla guida. Valencia Francisco Alonso, Cristina Esteban, Andrea Serge e M Luisa Ballestar hanno dimostrato che non possiamo proprio fare a meno di insultarci quando stiamo guidando un veicolo. Urla, improperi, gestacci sono talmente comuni da essere spesso causa stessa di incidenti, con ripercussioni a volte molto pericolose. Il Journal of Sociology and Anthropology non ha potuto che accettare di pubblicare una tale evidenza.

IgNobel per la medicina riproduttiva

Per chi ha disfunzioni erettili ma teme indagini invasive. Bastano infatti dei francobolli (o similari) da attaccare diligentemente sul proprio pene prima di dormire per dimostrare se si ha qualche problemino. John Barry, Bruce Blank, e Michel Boileau hanno testato il loro metodo su 37 pazienti diabetici per 3 giorni, dimostrando che quando la sapiente copertura si rivela in qualche modo danneggiata al massimo è tutto ok, perché nella notte si è verificata almeno un’erezione, altrimenti è meglio approfondire le indagini. Dettagli più o meno scomodi su Urology.

IgNobel per l’economia

Un IgNobel che sa di superstizione ma non lo è. Lindie Hanyu Liang, Douglas Brown, Huiwen Lian, Samuel Hanig, D. Lance Ferris, e Lisa Keeping, tutt’altro che superstiziosi, hanno dimostrato che le bambole voodoo messe a disposizione dal sito dumb.com sono veramente catartiche per chi subisce soprusi sul posto di lavoro. E chissà, magari questo potrebbe far aumentare la produttività. Lo studio è stato pubblicato su The Leadership Quarterly.

Conclusione? La scienza è sempre una cosa seria, ma a volte può far pensare solo dopo una bella risata. Il che non guasta.

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Foto: ImprobableResearch

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