Naturalista, esploratore, geografo, botanico tedesco ma soprattutto lo scienziato pionieristico che per la prima volta, ha osservato, documentato e analizzato i cambiamenti climatici oltre duecento anni fa. Parliamo di Alexander von Humboldt, colui che ha considerato lo stretto legale tra uomo e natura.
Naturalista, esploratore, geografo, botanico tedesco ma soprattutto lo scienziato pionieristico che per la prima volta, ha osservato, documentato e analizzato i cambiamenti climatici oltre duecento anni fa. Parliamo di Alexander von Humboldt, colui che ha considerato lo stretto legale tra uomo e natura.
Nato a Berlino nel 1769, conosciuto semplicemente come Humboldt, è stato il primo a considerare la natura “come una forza globale, con zone climatiche corrispondenti attraverso i continenti”,un concetto radicale a quei tempi, ancora capace di influenzare la nostra concezione degli ecosistemi.
A 250 anni dalla sua nascita, il suo pensiero è più attuale che mai così come le sue preoccupazioni ambientali, per questo lo scienziato è anche uno dei simboli del nuovo movimento Fridays for future, che riunisce giovani di tutto il mondo che chiedono ai potenti risposte concrete contro il riscaldamento globale.
Humboldt, durante una delle sue esplorazioni in America latina, ebbe modo di vedere le conseguenze del colonialismo e avvertì i cambiamenti climatici legati alla spericolata deforestazione e l’innesto di piantagioni. All’epoca, investigava sulle colline inaridite e su molti terreni diventati sterili. Fu poi sul Lago di Valencia, nel nord del Venezuela, dove sviluppò la sua idea che gli umani avessero un impatto negativo sul clima. Nel suo libro 1814, “La narrativa personale di un viaggio nelle regioni equini del Nuovo Continente”, ha scritto:
“Quando le foreste vengono distrutte dalle piantagioni europee, le sorgenti vengono completamente prosciugate e diventano meno abbondanti. I letti dei fiumi che rimangono asciutti durante una parte dell’anno, si trasformano in torrenti, ogni volta che grandi piogge cadono sulle alture. La sabbia e il muschio scompaiono dalla boscaglia ai lati delle montagne, la pioggia non trova impedimento e invece di andare ad aumentare lentamente il livello dei fiumi con progressive filtrazioni, solca le colline, distrugge il terreno e forma quelle improvvise inondazioni che devastano il paese”.
Egli rappresenta in sintesi, quello che continua ad accadere ancora oggi, è di fatto uno scienziato ambientale ancor prima che venissero coniate le parole ambiente o ecologia. Ma non solo. Humboldt, già consapevole di quello che sarebbe potuto succedere, all’epoca chiedeva una buona gestione globale delle risorse. Osservava come la costante erosione della copertura arborea avrebbe portato effetti sul riscaldamento globale. Diceva, che le piante sono essenziali per la stabilità climatica e la loro presenza consente di rimuovere le emissioni immesse nell’atmosfera dalle attività umane.
I suoi avvertimenti non furono mai ascoltati e ben presto le cose presero una strada opposta, ovvero quella dello sviluppo massiccio e dello sfruttamento inconsiderato. Oggi i suoi libri sono bestseller mondiali perché di fatto visionari e lungimiranti, non a caso si dice che nel 19esimo secolo Alexander von Humboldt fu la seconda persona più famosa al mondo dopo Napoleone.
Da molti è stato definito come l’uomo che ha piantato i semi nel nostro mondo e oggi a lui sono dedicate mostre, concerti, conferenze. Era un ambientalista avant la lettre, con atteggiamenti insoliti per quei tempi. E diciamolo, anche all’avanguardia sul piano della comunicazione, perché seppur senza social, teneva rapporti con altri scienziati di tutto il mondo attraverso una lunga raccolta epistolare.
Assetato di conoscenza, studioso interdisciplinare di tutto, dai vulcani agli insetti fino alle orchidee, nelle spedizioni sudamericane raccolse 2000 specie di piante e rivoluzionò la cartografia. Lord Byron lo menziona nei suoi versi e Jules Verne gli ha reso omaggio nei suoi romanzi. Alexander von Humboldt sembrava destinato a una carriera come funzionario statale e in effetti aveva lavorato come ispettore minerario, ma il contatto con personaggi come il naturalista del capitano James Cook, il grande Joseph Banks, lo spinse a diventare un esploratore superando i limiti del tempo. Durante tutta la sua vita cercò di avvertire l’uomo a maneggiare con cura la natura, un monito che purtroppo è stato ignorato.
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Dominella Trunfio