L’Homo Sapiens è sulla Terra da molto più tempo di quanto sapevamo

I resti ritrovati dagli archeologi nell’Africa orientale, risalenti a più di 230.000 anni fa, gettano nuova luce sulla storia dell’evoluzione

I resti ritrovati dagli archeologi nell’Africa orientale, risalenti a più di 230.000 anni fa, gettano nuova luce sulla storia dell’evoluzione umana

A lungo gli archeologi hanno discusso e indagato su quale fosse la datazione esatta dei primi fossili appartenenti alla nostra specie, l’Homo Sapiens, rinvenuti in un’area dell’Africa oggi corrispondente all’Etiopia. Ora, un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università di St Andrews fornisce per la prima volta una datazione ai resti, che avrebbero ben 30.000 anni in più rispetto a quanto ipotizzato fino ad ora.

Infatti, fino ad ora si riteneva che le prime tracce dell’Homo sapiens giunte a noi, conservate grazie ad un’eruzione vulcanica, risalissero a circa 200.000 anni fa – ma le nuove analisi hanno dimostrato che si trattava di una stima al ribasso: sono state proprio le tracce chimiche contenute negli strati di cenere vulcanica sedimentati al di sopra e al di sotto dei primissimi resti umani (ribattezzati Omo I dagli archeologi) che hanno permesso di retrodatare i fossili a 230.000 anni fa.

Utilizzando i metodi di datazione finora noti, l’età generalmente accettata dei fossili Omo era inferiore a 200.000 anni, anche se molta incertezza aleggiava attorno a questa datazione – ha spiegato la dottoressa Céline Vidal, coautrice dello studio. – I fossili sono stati trovati in sequenza, sotto uno spesso strato di cenere vulcanica che nessuno era riuscito a datare con tecniche radiometriche perché la cenere era a grana troppo fine.

Per risolvere l’enigma e riuscire finalmente nell’impresa di datare i fossili, i ricercatori hanno raccolto e minuscoli campioni di pietra pomice (di dimensioni inferiori a un millimetro), prelevandoli dai depositi vulcanici, e li hanno frantumati liberando i minerali al loro interno: l’analisi dei minerali, considerati la “firma chimica” dell’eruzione vulcanica, ha permesso di datare le diverse eruzioni avvenute nell’area e, conseguentemente, anche i resti umani intrappolati fra una eruzione e l’altra.

Sebbene sappiamo che ci sono state molte eruzioni colossali nell’Africa orientale durante le prime fasi evolutive della nostra specie, questa è la prima volta che siamo stati in grado di collegare la fonte dell’eruzione agli strati di cenere che circondano questi fossili unici di Homo sapiens – spiega il professor Will Hutchison, anche lui fra gli autori dello studio. Questi strati di cenere forniscono indicatori temporali regionali unici e dimostrano chiaramente che l’Homo sapiens più antico è molto più antico di quanto si pensasse.

Ma la ricerca non si ferma certo qui: se questo studio ha fornito una nuova e più antica “data di inizio” alla storia dell’umanità, gli archeologi non escludono che altri ritrovamenti futuri possano fornire nuove informazioni sulla genesi della nostra specie sulla Terra e spostare ancor più indietro le lancette della nostra storia.

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Fonti: Nature / University of St Andrews

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