Il green è di tendenza e incentiva le vendite: così, almeno, sembrano pensarla numerose aziende, che si preoccupano di pubblicizzare i propri prodotti come “sostenibili” ed “ecofriendly”attraverso massicce campagne di sensibilizzazione e di marketing(talvolta incorrendo anche in errori grossolani…).
Si tratta, troppo spesso, di operazioni di greenwashing, attività di comunicazione non sorrette da sforzi “reali” a difesa dell’ambiente. Ciò significa che sul mercato sono presenti numerosissimi prodotti reclamizzati come green senza che tale reputazione abbia alcuna giustificazione o riscontro oggettivo.
Vediamone alcuni:
1. Carbone pulito
Cominciamo da un tema controverso: il carbone pulito o clean coal, un insieme di tecniche volte a ridurre l’inquinamento e l’impatto ambientale della tradizionale industria del carbone, aumentando l’efficienza degli impianti e riducendo le emissioni. L’idea è risultata particolarmente appetibile agli addetti ai lavori, per via dei costi più contenuti di questa materia prima rispetto ad altre fonti energetiche, e nei soli Stati Uniti sono attualmente attivi ben 80 progetti. Ma può davvero la più inquinante delle fonti fossili diventare “pulita”? Non sarebbe forse più corretto parlare di soluzioni e tecnologie per ridurre l’impatto del carbone e renderlo “meno nocivo”? Anche perché i (pochi) dati finora disponibili parlano di un abbattimento minimo delle emissioni, ben al di sotto degli standard ipotizzati/sperati.
Sono stati etichettati come “l’alternative pulita ed economica” ai combustibili fossili, una definizione che potrebbe trarre in inganno: alla base dei biocarburanti ci sono infatti piante e raccolti che altrimenti verrebbero destinati all’alimentazione. E il nostro pianeta non può sostenere estensioni di coltivazioni tali da far fronte sia alla crescente domanda di cibo che a quella di biocarburanti. Il risultato è che, allettati dalle maggiori possibilità di guadagno, molti coltivatori preferiscono vendere i propri raccolti per destinarli alla produzione di biocarburanti, determinando così scarsità di derrate alimentari e aumento dei prezzi dei cibi e penalizzando soprattutto le popolazioni più povere.
Viene considerata da molti come una delle forme più pulite di acqua: ma, ammesso e non concesso che sia vero, ne vale davvero la pena? L’acqua minerale viene generalmente commercializzata in bottiglie di plastica non biodegradabili, che vanno ad arricchire le discariche – come se ce ne fosse bisogno… – e che sono prodotte con grande dispendio di energia e cospicue emissioni di gas.
4. Gadget e giocattoli
I produttori di gadget e giocattoli cercano spesso di rendere accattivanti i loro prodotti ricorrendo a packaging riciclati o riciclabili, oppure abusando, in alcuni casi, di colori e simboli che richiamano la natura, o, ancora, ricorrendo a loghetti specifici per indicare il carattere ecologico e/o riciclabile del prodotto. Tuttavia, dietro questi sforzi “estetici” si nascondono troppo spesso plastiche non biodegradabili e componenti chimiche dannose quali l’arsenico, il piomboe il mercurio. Per questo, fate molta attenzione e non accontentatevi mai di qualche parolina magica o fogliolina verde!
5. Carne
Nel banco frigo del supermercato capita di trovare prodotti di carne contrassegnati da etichette che ne decretano l’alta qualità, spesso accompagnate da termini quali “naturale” e “biologico”. Ricordate però che molta di questa carne proviene comunque da allevamenti industriali sovraffollati e che, in alcuni casi, gli animali hanno ingerito, nel corso della loro esistenza, antibiotici e ormoni che ne hanno incrementato artificialmente la crescita.
6. Bevande analcoliche
Molte aziende produttrici di bevande analcoliche pubblicizzano i propri sforzi e le proprie iniziative a tutela delle riserve idriche del pianeta. Tuttavia, nessuna di esse rivela il proprio ruolo nell’impoverimento di quelle stesse riserve: ad esempio, sapevate che sono necessari più di 5 litri di acqua per produrre 2 litri di bevanda analcolica tipo Coca Cola?
7. Piatti e bicchieri di carta
Oggi piatti e bicchieri di carta vanno molto di moda, perché ritenuti “ecosostenibili” e “biodegradabili”. In realtà, la maggior parte dei prodotti attualmente in commercio non lo è per nulla e finisce, come tanti altri articoli usa e getta, per riempire le nostre discariche. Come se questo non bastasse, ricordate che maggiore è la domanda di piatti e bicchieri in carta e maggiore diventa, di conseguenza, lo sfruttamento delle risorse boschive.
Di fronte ad operazioni pubblicitarie furbette o accattivanti, spesso in grado di affascinare e trarre in inganno anche le persone più avvedute, non resta che tenere gli occhi ben aperti e non smettere mai di cercare e richiedere informazioni.
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