Un monologo che elogia le peculiarità di ciascuno di noi, le nostre debolezze e i nostri punti di forza, ma anche l'importanza della scelta delle parole
Il monologo della Regina di Sanremo 2022 è arrivato ben dopo la mezzanotte, per essere precisi all’1.30, poco prima della classifica finale delle 25 esibizioni. Eppure il suo elogio all’unicità di ogni essere umano risuona ancora in quel teatro, nei nostri salotti, sui social tanto che ancora oggi #DrusillaFoer è il secondo Trending Topic su Twitter con oltre 20.000 cinguettii e per fortuna sulla piattaforma RaiPlay dove è possibile vederlo integralmente.
«Ci sono tanti temi che affollano la mia mente, ma non voglio ammorbare il pubblico» inizia con delicatezza il monologo più bello di queste serate canterine. «Diversità è una parola che non mi piace, crea distanza, ha qualcosa in sé di comparativo che non mi piace. Le parole sono come gli amanti, quando non funzionano più vanno cambiate». E ne ha scelta una, bellissima «unicità. Mi piace molto, perché tutti siamo capaci di notare l’unicità dell’altro e pensiamo di essere unici».
Capire sé stessi, ascoltarsi, accettarsi, non nascondersi: essere unici è davvero molto più difficile di quanto si pensa ma anche incredibilmente liberatorio. Ci vuole tanta umiltà e forza per fare questo cammino tra fragilità e verità, così come per mettersi in ascolto dell’altro liberandosi dai tanti preconcetti che ci fanno compiere passi in un cammino già prestabilito.
«Sarà bellissimo abbracciare la nostra unicità. A quel punto sarà più probabile aprirsi all’unicità dell’altro, e uscire da questo stato di conflitto che ci allontana. Vi chiedo di dare un senso alla mia presenza qui, tentando un atto rivoluzionario, che è l’ascolto, di sé stessi e degli altri. Promettetemi che ci proveremo, ascoltiamo, accogliamo il dubbio, anche solo per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo convenzioni. Facciamo scorrere i pensieri in libertà, senza pregiudizio e vergogna».
Abbracciare l’unicità vuol dire smetterla con questa smania di etichettare e incasellare: in questo Festival ce l’hanno spiegato Mahmood e Blanco con la forza della loro performance, intima, necessaria, unica. Ma anche Lorena Cesaretti che vinta dall’emozione ha parlato della paura del “diverso”, delle classificazioni che non rendono giustizia all’unicità di ogni essere umano e della sua storia. L’ha ribadito Michele Bravi che a Drusilla ha detto «Che bello che tu sia qui: con te vince la meritocrazia».
Lei, Drusilla, la nobile per nascita e per animo su quel palco ha portato le cifre di una grande interprete abituata a prendersi la ribalta con garbo e decisione, ha lasciato il segno durante tutta la serata. La sua vena comica mista a sagacia e svampitaggine di scena, capace con una frase di lasciare il segno e rimettere tutto al suo posto – con il conduttore Amadeus che è stato al gioco, con Iva Zanicchi fino alle polemiche sterili di Pillon e compagni.
Ora che si appresta a finire questa 72esima edizione, facciamo un favore a tutti: non trattiamo Amadeus come Mattarella, lasciamolo libero di fare altro e diamo il palco a questa signora per tutta la prossima edizione.
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