Christina Fonfè ha deciso di spendere la sua vita per far nuotare le ragazze e le donne dello Sri Lanka. Oggi sono oltre 6500
Nuotare può salvare la vita eppure non ovunque è un diritto saperlo fare. Così l’insegnante di nuoto inglese Christina Fonfè ha deciso di spendere la sua vita per far nuotare le ragazze e le donne dello Sri Lanka. Oggi sono oltre 6500 a poter dire “io posso farcela”.
Era il 26 dicembre 2004 e da questa parte del mondo si era nel pieno delle festività natalizie. Ma il sud-est asiatico è stato letteralmente sommerso da un violento tsunami. Innescato da un maremoto di magnitudo 9.3, ha provocato 227.898 vittime. E tra di loro, l’80% erano donne e bambini. Perché non sapevano nuotare.
Per cultura nelle zone colpite dal disastro le donne difficilmente si immergono in acqua oltre il ginocchio, anche perché mettersi in costume in pubblico non è socialmente accettato. Ma, come dice Christina Fonfè, nuotare non è un lusso, è un diritto. E può salvare la vita.
L’insegnante di nuoto ha quindi fondato lo Sri Lanka Women’s Swimming Project, rivolto soprattutto alle donne, per superare tabù culturali e dare loro una speranza per il futuro. Partendo dal presupposto che se una madre sa nuotare, lo sapranno fare anche i suoi figli.
Christina ha pensato subito che il nuoto dovesse essere insegnato affrontando la causa dell’annegamento, introducendo l’apprendimento del nuoto a partire dalle tecniche di galleggiamento e respirazione.
Con questo cambio di paradigma, la donna è stata sostenuta, anche da un rapporto scientifico presentato da Robert Stallman, professore di scienze motorie, e così nel 2018 il progetto è diventato membro effettivo dell’International Federation of Swimming Teachers’ Association (IFSTA).
I risultati
Oltre 6.500 donne e ragazze dello Sri Lanka hanno imparato a nuotare. Hanno purtroppo dovuto chiedere il permesso a padri o mariti, ma quando hanno imparato davvero, hanno preso coscienza di sé. E quindi non hanno solo imparato a nuotare, ma si sono emancipate in un contesto di forte discriminazione di genere.
Christina ha presto scoperto che le ragazze adolescenti sono le più veloci nell’apprendere e diventano le insegnanti più disponibili, ma sono le donne anziane che imparano a nuotare più tardi nella vita a diventare le leader locali e le motivatrici, convincendo le altre a seguire il loro esempio.
“L’insegnamento si svolge in completa privacy e in un ambiente formativo tutto al femminile – si specifica sulla pagina del progetto – È interessante notare che, appena le donne sanno nuotare, vogliono essere viste; da un lato esercitando il loro nuovo status e dall’altro pubblicizzando la felicità ai non nuotatori ora invidiosi”.
Una fiamma che non vuole spegnersi
L’elevata autostima, fiducia, successo e felicità hanno dato a queste donne una nuova visione della vita. Il progetto ha avuto un enorme successo, con insegnanti di nuoto donne apparse anche nel Bangladesh rurale e a Zanzibar. In futuro il progetto mira a espandersi come membro IFSTA e di partecipare alla Conferenza mondiale sulla prevenzione dell’annegamento 2021 della International Life Saving Federation a Colombo, nello Sri Lanka.
Le donne ora indipendenti in acqua hanno anche ottenuto l’indipendenza economica con l’istruzione superiore e sono entrate in professioni come infermieristica, giurisprudenza, carriere legate agli sport acquatici all’estero e insegnamento di nuoto locale.
Cambiare il mondo a volte è più “semplice” di quanto pensiamo.
Fonti di riferimento: Sri Lanka Women’s Swimming Project / icanswimcanyou.com
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